Agarthi, Paradesha e il Re del Mondo
Mito e leggenda pagana? Follie che ispirarono Hitler e i
suoi seguaci? Oppure verità spirituale che cela nel suo racconto le chiavi
dell'origine e della fine dell'umanità? Agarthi è il nucleo esoterico che mosse
i nazisti a ricercare in Tibet la verità esoterica della Svastica, secondo le
indicazioni della Società Thule, l'associazione ispirata a Madame Blavatsky di
cui Von Sebottendorf era il Gran Maestro e dalle cui viscere emerse la
leadership di Hitler. In tempi più recenti, nell'incredibile calderone
politico-occultistico, chi ha più volte ripreso pubblicamente il mito
primordiale del Re del Mondo fu inaspettatamente Ronald Reagan (a fianco), che
si avvaleva di un'astrologa di formazione teosofica (il racconto di questo
bizzarro link si ritrova in Occidente misterioso di Giorgio Galli). Dalla più
completa documentazione su Agarthi disponibile su Web, riportiamo alcuni passi
fondamentali. La versione integrale è disponibile al link di
cui a fondo pagina.
Il regno sotterraneo
"Hai veduto - mi chiese la guida - come i cammelli muovono le orecchie impauriti?
E quel branco di cavalli nella pianura che è rimasto immobile e attento? E le
greggi, e le mandrie accasciate a terra? E gli uccelli che non volano, e i cani
che hanno cessato di abbaiare? Così accade sempre quando il Re del Mondo nel suo
palazzo sotto terra prega e scruta i destini di tutti i popoli e tutte le
razze".La scena - descritta dall'avventuriero polacco Ferdinand Antoni
Ossendowski in Bestie, Uomini e Dei (1923), si svolge in Mongolia nel 1921; il
palazzo dove prega il Re del Mondo si trova nel regno di sotterra, un territorio
immenso nascosto alla vista degli uomini e popolato da esseri semidivini, vero e
proprio centro spirituale del pianeta. Quel regno esiste fin dalla notte dei
tempi: per tutto il remoto periodo denominato dai miti "Età dell'Oro" aveva
prosperato alla luce del sole con il nome di "Paradesha" (in sanscrito Paese
supremo, da cui Paradiso ); poi, nel 3102 a.C, all'inizio del Kali Yuga della
tradizione indù (il termine significa Età Nera e designa il periodo in cui
viviamo), i suoi abitanti si erano trasferiti nel sottosuolo per evitare di
essere contaminati dal male, e il nome della loro terra era stato trasformato in
Agharti, "l'inacessibile".
Crocevia del mistero
Il mito di un regno sotterraneo e segreto risale alla religione braminica; nel
suo inquietante saggio Il Re del Mondo (1927), l'esoterista francese René Guénon
elenca una gran quantità di antiche tradizioni a proposito di una Terra Santa
per eccellenza; localizzata nel corso dei millenni in molti luoghi reali o
leggendari (Atlantide, il Regno di Prete Gianni, il castello di Camelot, l'isola
d'Avalon, il Montsalvat dei miti di Re Artù; l'omerica isola di Ogigia, la
mitica isola di Thule; il monte Meru, il monte Olimpo, il monte Qaf). La
denominazione Agharti e una descrizione organica della sua struttura hanno
cominciato tuttavia a diffondersi soltanto a partire dall'inizio di questo
secolo, grazie alle opere di Louis Jaccolliot (il quale ne parlò per primo in
Les fils de Dieu), Saint-Yves D'Alveydre (che privilegia la dizione indiana
Agarttha a quella mongola Agarthi), Ferdinand Ossendowski, René Guénon.
Ossendowski riferisce le parole di un Lama mongolo secondo il quale il Paradesha
fu fondato dal primo Guru (intermediario del volere divino) intorno all anno
380.000 a.C., e divenne sotterraneo più di seimila anni fa . Per l'occultista
Helena Blavatsky, Agharti (che lei chiama "La loggia bianca") è sorta sull'isola
del Mar del Gobi dove, in tempi remotissimi, erano atterrati i Signori della
Fiamma, semidèi provenienti da Venere. Dottrine esoteriche assai fantasiose
fanno risalire la sua fondazione addirittura a quindici milioni di anni fa; gli
abitanti di Agharti proverrebbero dal continente di Gondwana, ora scomparso;
grazie alla misurazione delle maree effettuata per mezzo del Candelabro delle
Ande, essi avevano compreso che una catastrofe stava per abbattersi sulla loro
terra, e si erano rifugiati in vaste gallerie sotterranee illuminate da una luce
particolare che fa germogliare le sementi, portando con sé il loro bagaglio di
antichissime conoscenze.
La capitale segreta
Il cuore di Agharti ha sede sotto l’Asia Centrale, nel vasto territorio che va
dal deserto del Gobi alle impervie montagne del Tibet e del Nepal; il Regno si
estende per vie sotterranee nel mondo intero fino alle caverne dell’America,
ancora abitate dall’antico popolo che disparve sotto terra. La sua capitale è
Shambhalla, mitica “Città di Smeraldo” più volte citata dai viaggiatori
medioevali, ricercata invano all’inizio nel secolo dall’esploratore Sven Hedin (i
suoi viaggi sono descritti nel volume Im Herzen von Asien, 1902), e localizzata
in India, in Tibet, in Cina, in Indocina, in Mongolia. Nella città di Shambhalla
risiedono il Re del Mondo, i saggi Guru e gli spiriti Pandita; per alcuni
commentatori, tuttavia, essa è il centro del male di Agharti, sede degli
iniziati di mano sinistra. Il centro del Regno sotterraneo sorge sul principale
incrocio delle correnti terrestri, o forse è esso stesso a generare questi fiumi
di energia arcana che percorrono tutto il pianeta e si diffondono in superficie
irraggiati dai megaliti. Agharti costituisce il mozzo, immobile e immutabile,
della Dharma Chakra, la Ruota della vita e della legge della tradizione indù,
alla cui rotazione è legato il destino dei mortali. Agharti esiste
simultaneamente sia sul piano fisico, sia in unelevatissima dimensione mistica,
e solo pochissimi Arhat (illuminati) hanno la possibilità di accedervi. Per
evitare che il male vi penetri, essa è tenuta isolata dal mondo della superficie
da vibrazioni che offuscano la mente e rendono invisibili le porte di accesso:
per questo i non iniziati che l’hanno cercata (tra cui Ferdinand Ossendowski e
Sven Hedin) non sono mai riusciti a trovarla. Meglio per loro: i comuni mortali
che, per una ragione o per l’altra, riuscissero a varcare uno dei suoi ingressi
(ce ne sono in India, in Nepal, nel Borneo e nella Comunità di Stati
Indipendenti) incontrerebbero lo stesso destino di un re della dinastia dei
Malla, che si perse con tutto il suo seguito nelle immense gallerie, o di un
cacciatore che riuscì a entrarvi e uscirne, ed ebbe la lingua tagliata dai Lama
affinché non raccontasse cosa aveva visto. Esiste solo un popolo che è nato
nelle profondità di Agharti e ora vive in superficie: è quello degli Zingari,
che furono cacciati dal Regno sotterraneo. Di Agharti conservano la memoria
genetica – lo riprova il loro vagabondaggio senza fine, alla ricerca di una
patria che non potranno mai rivedere – e certe facoltà magiche, come la capacità
di predire il futuro e leggere la mano. Il Re del Mondo Agharti è retta dal
Brahmatma (colui che ha il potere di parlare con Dio) ovvero il Chakravarti (Re
del Mondo), che regna per il periodo di un Manvatara, una delle quattordici ere
(la nostra è quella detta del cinghiale bianco) da cui è composto un ciclo
cosmico. Vaivaswata, settimo e attuale Re del Mondo, è in comunione spiritale
con tutti i Manu che hanno regnato prima di lui, tra cui il primo Brahmatma
Swdyambhuva; di tanto in tanto – racconta Ossendowski – egli si reca nella
Cripta del Tempio dove giace, in un sarcofago di pietra nera, il corpo
imbalsamato del suo predecessore, per unire la sua mente a quella dei Manu del
passato. La caverna è sempre oscura, ma quando vi penetra il Re del Mondo, le
pareti si rigano di strisce di fuoco e dal coperchio del sarcofago si levano
lingue di fiamme. Il Guru più anziano sta davanti a lui con il volto e il capo
coperti; egli non si toglie mai il cappuccio, perché la sua testa è un cranio
nudo in cui di vivo non ci sono che gli occhi e la lingua. Dal sarcofago
cominciano a emanare i flussi diafani di una luce appena visibile: sono i
pensieri del predecessore del Re, ed esprimono le volontà e i comandi di Dio. Il
Brahmatma, insieme al Mahatma (colui che conosce il futuro) e al Mahanga (colui
che procura le cause affinchè gli avvenimenti si verifichino), forma una potente
triade; da essa dipende una società di cavalieri-sacerdoti, i templari
Confederati dell’Agharti, il cui livello più elevato è il cosiddetto "consiglio
circolare" formato da dodici iniziati: lo stesso numero – fa rilevare René
Guénon – dei Cavalieri della Tavola Rotonda di Re Artù . Di rado il sovrano si
mostra al di fuori del suo regno: le ultimi apparizioni pubbliche sono avvenute
nel monastero di Narabanchi nel 1890 (a quell’anno risalgono una serie di
profezie che anticipano, con una precisione sconcertante, gli sconvolgimenti
politici iniziati un secolo dopo), nel 1923 in Siam e nel 1937 a Delhi.
Comparirà davanti a tutti soltanto quando il tempo sarà venuto di condurre tutti
gli uomini buoni contro i cattivi, ma il tempo non è ancora venuto. Gli uomini
più cattivi dell umanità non sono ancora nati.
Religione primordiale
Il termine Manu (legislatore universale, mediatore tra l'uomo e la divinità), un
altro attributo con cui Renè Guenon definisce il Re del Mondo, si ritrova, in
forme diverse, presso tutte le antiche religioni: "Mina " o "Menes " degli Egizi,
"Menw " dei Celti, "Minos " dei Greci; nella Qabbalah è l'angelo Metatron, nella
religione cristiana la sua funzione è svolta dall'Arcangelo Michele. Ad Agharti
è nata, infatti, la religione unica, primordiale e perfetta dell "Età dell'Oro",
in grado - per mezzo di pratiche mistiche - di porre l'uomo in totale comunione
con Dio. In tempi remoti i Grandi Iniziati di Agharti vennero in superficie per
predicare la loro religione; il Maestro Rama, che gli Indù considerano un avatar
(incarnazione) del dio Vishnu, la diffuse dall'India fino al Nord Europa, dando
origine alla civiltà Indo-Europea. L'antico legame con Agharti si può
riscontrare linguisticamente nel termine "Asghard", la città di Odino e degli
Dèi dei miti germanici: per questo Adolf Hitler riteneva che i popoli nordici
fossero i veri eredi spirituali del Regno Occulto. Tutte le grandi religioni
attuali traggono le loro origini dalla religione primordiale di Agharti, così
come tutte le tradizioni particolari sono in fondo solo adattamenti della grande
tradizione primordiale; i loro supremi sacerdoti e i loro iniziatori (Rama,
Melchidesec, Budda, Mosè, i Re Magi, Cristo, Maometto) sono dirette emanazioni
del Re del Mondo. Nel corso dei millenni le religioni si sono secolarizzate, e
conservano ormai solo qualche pallido ricordo della loro gloriosa e comune
identità. Con l'aiuto e gli insegnamenti occulti dei Superiori Sconosciuti ,
potenti illuminati mescolati agli uomini della superficie, la tradizione
originale di Agharti è stata portata avanti dalle Società esoteriche,
organizzazioni mistiche composte da ristretti gruppi di iniziati. Certi riti,
certi numeri (come il già citato 12, o il 22, quello degli Arcani maggiori dei
tarocchi) e certi simboli (per esempio la solare svastica, resa purtroppo
tristemente famosa da Hitler) che ricorrono in queste organizzazioni
rispecchiano riti, numeri e simboli sacri del Regno Sotterraneo . Renè Guenon fa
tuttavia rilevare che, nel XIV secolo, ha cominciato a generarsi tra Agharti e
l'Occidente una rottura che è divenuta definitiva intorno al 1650, quando i
rappresentanti della Società esoterica dei Rosa+Croce lasciarono l'Europa per
ritirarsi in Asia. Da quell'epoca in poi, il deposito della conoscenza
iniziatica non è più custodito realmente da nessuna organizzazione occidentale,
e la parola perduta va ormai cercata soltanto tra i saggi del Tibet e della
Tartaria . Il governo occulto Il Re del Mondo non è soltanto un capo religioso,
ma regge anche i destini materiali del pianeta (l'unità tra il potere spirituale
e quello temporale è simboleggiata nella figura del Re-Sacerdote Artù). Il Manu
fa in modo che il corso della storia segua un preciso andamento (difficilmente
comprensibile e non necessariamente positivo secondo i nostri canoni) in accordo
con un ineffabile piano divino. In Mission de l'Inde en Europe (1910), lo
scrittore Saint-Yves d'Alveydre sostiene che il Re del Mondo è il più alto
esponente della Sinarchia, una sorta di Governo centrale di uomini di scienza,
potentissimo e ramificato, i cui esponenti terreni (il Consiglio Europeo di
Stati e il Consiglio Internazionale delle Chiese) ispirano e controllano i
grandi moti politici o d'altro genere che segnano l'evoluzione del genere umano.
Al sovrano non mancano i mezzi per eseguire la propria missione: quando lo
desidera egli può infatti mettersi in comunione con il pensiero di tutti gli
uomini che hanno influenza sul destino e la vita dell'umanità : Re, Zar, Khan,
capi guerrieri, sacerdoti, scienziati. Egli conosce tutti i loro pensieri e i
loro disegni; se questi sono graditi a Dio li asseconda, altrimenti li fa
fallire. In più, se la nostra folleumanità si mettesse a fargli guerra - scrive
Ossendowski - i Templari Confederati dell'Agharti sarebbero in grado di fare
esplodere tutta la superficie del globo e trasformarla in un deserto, o di
prosciugare i mari e trasformare i continenti in oceani.
( Trovato a caso in rete, i diritti e il merito di questo scritto vanno a chi lo ha digitato, pensato e immesso in rete ) Riportato qui per meglio definire alcuni concetti affrontati ultimamente e condivisi con alcuni amici. Compilato per gli amici da Amonakur
Simbolo del Paradiso. L'anello di Agarthi.