"Ogni uomo considera i limiti della propria visione personale
come i limiti del mondo." (Arthur Schopenhauer)
La cabala, cabbala, qabbaláh o kabbalah è l’insieme degli
insegnamenti esoterici e mistici propri dell’ebraismo rabbinico, già diffusi a
partire dal XII-XIII secolo; in un suo significato più ampio, il termine intende
quei movimenti esoterici sorti in ambito ebraico con la fine del periodo del
Secondo Tempio. La cabala nella tradizione occidentale rappresenta il punto di
incontro principe per tutti i pezzi dell’esperienza esoterica: magia, gnosi,
orfismo, etc. Prende spunto dall’approccio mistico della cabala ebraica ma esce
dai confini principalmente religiosi di quell’esperienza. Non si può stabilire
un punto di inizio storico per questa forma di misticismo, poiché possiamo
rintracciare continui contatti fra il mondo mistico ebraico e le altre culture
esoteriche.
“La dottrina Kabalistica è sintetizzabile così: Tutto ciò che esiste è spirito.
Nello spirito eterno è la vita che si evolve. L’essere supremo è inconoscibile
ed ineffabile: viene chiamato Ein-Soph.
Da lui si emanano 10 influenze conoscibili o attributi effettivi dell’essere chiamati Sephirot (gradi), che formano il famoso Albero della Vita con i suoi 22 sentieri. Il tutto richiama un certo panteismo perché ammette come unica sostanza quella divina e non fa distinzione tra spirito e materia dato che dal nulla niente può nascere. La Sostanza Unica comprende Dio, il Mondo e l’Umanità. Dio è l’Increato che tutto contiene, conoscibile soltanto attraverso le sue influenze. Il creato è sostenuto da un equilibrio bipolare. Poichè per la Kabala tutti gli esseri sono costituiti dalla sostaza divina e sono distinti da una diversità di grado, è facilmente intuibile come si sia cercato di affrontare il problema di comunicare con gli esseri di grado superiore, siano essi angeli, diavoli o elementali.” (Fulvio Rendhell) L’Albero della Vita può essere visto come la rappresentazione del processo di creazione che mette all’opera, tanto nel Macrocosmo che è l’Universo che nel Microcosmo che è l’Essere Umano, energie o potenze creatrici che emanano dal Creatore. I due Pilastri dell’Albero sephirotico rappresentano il Sole e la Luna, lo Zolfo e il Mercurio che devono risolversi nel Fuoco unico della colonna di mezzo che, a sua volta, porta all’Uno metafisico. E i due pilastri affondano in Malkuth ove giace il Fuoco serpentino imprigionato.
Pilastro del rigore
La colonna di sinistra (in ebraico, kav smol) è dominata da Binah. È Boaz la
nera, il pilastro della forma, degli aspetti femminili. Le Sephiroth di questo
pilastro (Binah, Ghevurah, Hod) corrispondono a stati di struttura, passivi.
Questo pilastro è dominato dalle simbologie passive di statica, di distruzione.
Nella simbologia esoterica, la progressione lungo questo pilastro corrisponde al
velo del mago, dell’occultismo, dell’evocazione. La coscienza è modificata dal
rigore, dallo studio e dalla conoscenza.
Pilastro della Misericordia
La colonna di destra (in ebraico, kav yamin) è dominata da
Khokhmah. È Jachin la bianca, il pilastro della forza, delle tendenze maschili.
Le
Sephiroth di questo pilastro (Khokhmah, Chessed, Nezakh) corrispondono a stati
attivi. Questo pilastro è dominato dai principi attivi, di costruzione, di
cinetica. Nella simbologia esoterica, la progressione lungo questo pilastro
corrisponde alla magia baccanale dell’ebbrezza, quella dell’invocazione, dove la
coscienza è modificata dalla messa in gioco delle emozioni.
Pilastro della coscienza
La colonna centrale è dominata da Keter, ed è chiamata il pilastro
dell’equilibrio, o della coscienza. Le Sephiroth questo pilastro (Keter, Tiferet,
Yessod e Malkhut) traducono un equilibrio tra forza e forma, maschio e femmina,
azione e struttura: corrispondono a stati di coscienza equilibrata. La via di
questo pilastro è soprannominata la via della freccia. È la via filosofica e
mistica, che comincia con la devozione e finisce con la contemplazione. ————“Ein
Sof, o l’Infinito, si contrasse intorno al proprio punto centrale e quindi si
ritrasse sulla circonferenza che circondava detto punto al fine di creare un
vuoto. Afinchè potesse avvenire la creazione del mondo finito, l’Infinito doveva
definire uno spazio vuoto dove la sua creazione finita potesse esistere in mdo
separato da lui stesso. La luce di Ein Sof diede vita a dieci emanazioni divine,
ognuna delle quali doveva essere conservata in un vaso speciale. Alcuni di
questi vasi, tuttavia, nn riuscirono a trattenere la luce, andando in mille
pezzi. E così, scintille di luce divina, insieme a frammenti di vasi, si
sparsero ovunque, creando il mondo materiale.” (Isaac Luria) “Il “Principio” si
estese e costruì un palazzo per se stesso, per la gloria e la lode. Là, piantò
il seme sacro. Appena il seme penetrò, il palazzo risplendette di luce. Da
quella luce scendono come una cascata altre luci, le cui scintille oltrepassano
i cancelli dando vita a ogni cosa.” (Zohar) “Le sefirot sono un ponte che
collega l’universo finito con il Dio infinito.” (Charles Ponce) “Dieci sefirot
dal Nulla.
Dieci e non nove, dieci e non undici. Comprendi con saggezza, e sii saggio con
comprensione. Esaminale ed esplorale.” (Sefer Yetzirah) “L’anima viene
originariamente da Dio, discende attraverso le nove sfere sino alla Terra, dove
viene imprigionata in un corpo umano. L’anima desidera ardentemente riunirsi a
Dio, e potrà soddisfare la sua aspirazione solo risalendo attraverso le sfere
sino al cielo. Ma ogni sfera è guardata da un ordine di angeli che cercheranno
di respingere chi sale, e le sfere inferiori brulicano di legioni di diavoli
pronti a intrappolare le anime ignoranti o incaute. Anche se l’anima riuscisse a
negoziare con successo il suo passaggio con questi ultimi, i Guardiani delle
sfere cercherebbero di rimandarla indietro. Solo gli iniziati alle tradizioni
segrete conoscono le “parole di passo” che faranno aprire dai Guardiani le porte
successive della sua ascesa verso Dio. Il processo della Cabala è una ricerca di
Dio, ma può anche essere tentato per assicurarsi quel potere magico che
appartiene all’uomo, il quale in potenza è egli stesso Dio. Quando l’anima
lascia Dio e scende attraverso le sfere diretta alla Terra, accoglie in sè di
volta in volta le caratteristiche di ciascuna sfera. Risalendo attraverso le
sfere, il mago acquista conoscenza delle potenti forze di ciascuna sephira, le
fa confiuire in sè e le controlla. Per esplorare il mondo delle sephirot occorre
disarcionarsi dal mondo della vita quotidiana.
L’uomo non può viaggiare attraverso il panorama delle sfere se
prima non si libera di tutte le sensazioni fisiche, dei pensieri e delle cure
che lo tengono legato al suo ambiente. Gli esercizi mentali e fisici dei
Cabalisti furono concepiti per arrivare a questo. Il Cabalista deve apprendere
come dominare sia il suo corpo che la sua mente.” (Richard Cavendish) “La
“Caduta” rappresenta la caduta dell’uomo e della natura nella materia (o nel
materialismo se si preferisce questa interpretazione). Questa caduta ci isola
dal mondo spirituale e apre un abisso tra l’uomo e il divino. L’obiettivo
dell’adepto è di portare di nuovo l’uomo in contatto con il divino.” (Thomas
Karlsson) “Le dieci sefirot (emanazioni) agiscono come “veli”, come dieci stadi,
come vasi o gradi, che il Creatore emanò affinchè agissero da canali attraverso
i quali poter trasmettere la Sua munificienza all’uomo. Loro compito era
trattenere tale munificienza al punto da evitare ai mondi di scomparire a causa
di un’eccessiva abbondana di Luce, fornendone allo stesso tempo un quantitativo
sufficiente per assicurarne l’esistenza. Dio creò questi dieci vasi per far sì
che la munificienza, nell’attraversarli, divenisse così densa da permettere alle
creazioni inferiori di
sopportarla.” (Moses Luzzatto) “I cabalisti dividono la realtà in quattro mondi:
1 – Atziluth: il Mondo Divino, sede degli archetipi, corrispondente in un certo
modo al mondo delle idee platonico. 2 – Briah: il Mondo Creativo, sfera degli
arcangeli e di altre entità spirituali, che realizzano la volontà divina
trasformandola in atti nei mondo inferiori. 3 – Yetzirah: il Mondo della
Formazione, disteso subito al di sopra del piano della materia e composto da una
sostanza super sottile (la quintessenza degli alchimisti), che impone forma e
qualità agli enti materiali e può essere plasmata col pensiero e guidata dalla
volontà disciplinata. 4 – Assiah: il Mondo della Materia, quello in cui si
dipana la nostra esistenza comune.” (Jorg Sabellicus)
I 4 mondi sono:
Atziluth: l’Emanazione (gli archetipi, i concetti, la mente astratta), Beri’ah:
la Creazione (la mente concreta, le forme pensate), Yetzirah: la Formazione (le
emozioni, i sentimenti, l’astrale), Asiyah: l’Azione (la cristallizzazione).
“Per lustrare i rapporti fra i quattro mondi, spesso si usa un’allegoria basata
sul simbolo dell’Architetto. L’architetto è colui che decide di costruire una
casa (Atziluth): ne determina lo stile e le dimensioni (Briah); ne disegna il
progetto (Yetzirah); raccoglie i materiali e la edifica (Assiah). L’edificio
così costruito è l’Adam Kadmon.” (Sebastiano Fusco) “I primi tre Sephirot devono
essere considerati come una sola ed unica cosa. Il primo rappresenta “la
conoscenza”, il secondo “il conoscente”, il terzo “il conosciuto”. Il Creatore è
Egli stesso, ad un tempo, conoscenza, conoscente e consciuto. Invero, il Suo
modo di conoscere non consiste nell’applicare il Suo pensiero alle cose al di
fuori di Lui; è invece attraverso la conoscenza di sè che Egli conosce tutto ciò
che esiste. Non esiste nulla, infatti, che non sia unito con Lui, e che Egli non
trovi nella Sua propria essenza. Egli è la matrice di tutte le cose, e tutte le
cose esistono in Lui nella loro forma maggiormente pura e perfetta. È così che
tutte le cose presenti nell’universo hanno la forma nei Sephirot, ed i Sephirot
hanno la loro forma nella sorgente che li ha emanati.” (Moses Cordovero)
“L’universo occulta Dio e non Gli consente di essere visto direttamente.
L’eternità è l’occultamento finale, poichè la mente umana non può penetrare il tempo infinito nè può scandagliare l’atemporalità della vera eternità. Affinchè la creazione sia indipendente dal Creatore, i due si devono separare. Eppure, allo stesso tempo, Egli deve anche rimanere intimamente connesso a essa. Il Creatore quindi confina Se Stesso, ma lascia una “finestra” attraverso la quale può comunicare con Sua figlia. La finestra restringe, ma può essere aperta: l’anima è la finestra verso Dio.” (Kaplan Aryeh) “Conoscere l’Essenza Divina è la destinazione spirituale della nostra anima, che è stata mandata sulla Terra dal Creatore dell’Universo.” (Pitagora) “Quando l’anima avrà compreso tutto ciò che può comprendere, e si congiungerà con l’anima superiore (lo spirito) si spoglierà dei suoi abiti terreni, svellendosi dal posto in cui sta (il corpo) e si congiungerà con l’essenza di Dio.” (Pico Della Mirandola)
“Tutto ciò che è visibile e tutto ciò che viene afferrato dal pensiero è
limitato; e tutto ciò che è limitato è finito. Tutto ciò che è finito non è
indifferenziato. Al contrario, l’illimitato è chiamato En Soph, infinito. Esso è
perfetta e assoluta indifferenziazione, immutabile unità. Poiché è illimitato
non c’è niente al di fuori di lui.” (Azriel ben Menahem) “Nel Mondo Senza Fine
avevamo tutto, tranne una cosa: la capacità di conquistare ed essere la causa
dell’appagamento che la Luce riversava su di noi. Il gene di Dio racchiuso nella
nostra anima ci spinse a desideare di trasformarci nei creatori del nostro
appagamento. Per creare da soli il nostro appagamento, dunque, respingemmo la
Luce. Come un genitore amorevole non interviene e lascia che il bambino cada
affinchè impari a camminare, così la Luce si ritrasse. Per nacondere la Luce
splendente del Mondo Senza Fine e creare quel minuscolo puntino in cui sarebbe
stato generato il nostro universo, furoni innalzati dieci veli. Gradualmente, di
velo in velo, l’intensità della Luce fu schermata, fino a trasformarsi in
semioscurità. Questi dieci veli diedero origine a dieci diverse dimensioni che
in ebraico sono chiamate le Dieci Sefirot. Keter, la dimensione più elevata,
rappresenta il regno più splendente della Luce, il più vicino al Mondo Senza
Fine. Malkhut, situata nella posizione più bassa, rappresenta la dimensione più
oscura, il nostro universo fisico. Tutto ciò che un essere umano desidera
veramente dalla vita è Luce spirituale. I desideri non nascono da soli, il
sapore deve essere già stato assaporato. Dato che i desideri nascono
dall’esperienza e dalla memoria, non è interessante che fin dagli albori
dell’umanità gli uomini abbiano incessantemente cercato di raggiungere la
felicità eterna? Non importa quante guerre, malattie, carestie, crisi economiche
e calamità naturali si abbattano su di noi: continuiamo a rialzarci,
incrollabili nella nostra ricerca di un conforto duraturo, di una gioia senza
fine e di un eterno benessere. In realtà ogni avversità è un elemento
assolutamente positivo. Per quanto possa sembrarci difficile, dobbiamo dare il
benvenuto ai problemi e agli ostacoli, non tentare di evitarli, perchè sono vere
e proprie opportunità di evoluzione spirituale. Come l’antidoto al morso
velenoso di un serpente è contenuto nel veleno stesso, così la Luce è racchiusa
negli ostacoli della vita.
I bravi marinai non nascono da mari tranquilli.” (Yehuda
Berg – Il Potere della Kabbalah) “La cabala non concepisce Dio come architetto
della creazione stadio dopo stadio, ma pensa le differenti fasi della
manifestazione come evolventesi una dall’altra, come se ciascun Sephirah fosse
una vasca che, una volta riempita, straripa in una vasca inferiore. Perciò
ciascun Sephirah contiene la potenzialità di tutto quanto viene dopo di esso
nella scala della manifestazione del flusso verso il basso. Concepiamo quindi
Kether come una fonte che riempie il suo bacino e quando straripa da esso
alimenta un’altra fonte, che a sua volta riempie il proprio bacino e straripa.
Dobbiamo sempre tenere a mente che i piani non si sovrappongono uno sull’altro
nell’empireo come i piani di un edificio, ma sono condizioni di essere, stati di
esistenza di tipi diversi, e sebbene si siano sviluppati successivamente nel
tempo, essi hanno luogo simultaneamente nello spazio; l’esistenza di tutti i
tipi essendo presente in un singolo essere, come ce ne rendiamo conto quando
ricordiamo che l’essere di un uomo è fatto dal suo corpo fisico, dalle sue
emozioni, dalla mente, dallo spirito e che tutti questi occupano lo stesso
spazio allo stesso tempo.” (Dion Fortune – La Cabala Mistica)
“Quando cesserai di voler riempire la tua coppa di felicità, ed inizierai a riempire quella degli altri, scoprirai, con meraviglia, che la tua sarà sempre piena.” (Paramhansa Yogananda) “Nella terminologia kabbalistica, ci si riferisce al concetto di donare come Luce, mentre il concetto di ricevere è detto Vaso. I Vasi originari consistevano di Dieci Sefirot nella loro forma più primitiva. In questo stato, non potevano interagire l’un l’altro, e quindi non potevano donarsi reciprocamente. Tutto ciò che potevano fare era ricevere da Dio. Se Dio avesse intenzione di concedere il Suo bene gratuitamente, senza che esso fosse ricompensato, non sarebbe un bene perfetto. Quindi, affinchè questo bene sia perfetto, deve essere guadagnato.
Una cosa non guadagnata sarebbe il “pane della vergogna”. Poichè il recipiente sta ricevendo senza dare, quando riceve non somiglia affatto a Dio, e questo di per sè è un concetto di vergogna. Ciò che è quindi necessario è un vaso che doni e riceva. Il vaso finale di questo tipo è l’uomo. Se l’uomo intende ricevere la luce di Dio, deve prima somigliare a Dio nell’essere un donatore. Prima che vi sia un “risveglio dall’alto” ci deve essere un “risveglio dal basso”. In altre parole, prima che venga garantito un sostentamento spirituale, ci deve essere qualche sforzo da parte del ricevente. Ogni ricevente della Luce di Dio deve anche essere un donatore. Quando questo scopo viene compiuto attraverso il “risveglio dal basso”, lo scopo di Dio viene compiuto e, per così dire, Egli viene elevato.” (Kaplan Aryeh) “Per la Cabala, il rapporto fra il mondo divino e quello umano non si fonda su una dipendenza dell’umanità da Dio, bensì su una dipendenza reciproca.
Per completare il loro compito, gli uomini hanno bisogno dell’aiuto che proviene dall’alto, ma i poteri superiori hanno a loro olta bisogno dell’aiuto che proviene dal basso.” (Hayim Vital) “L’anima quando è inviata su questa terra prende un rivestimento terrestre per preservarsi qui in basso, così come riceve in alto un rivestimento splendente per poter guardare senza danno nello specchio la cui luce procede dal Signore della Luce. […] Guai all’anima che preferisce al suo divino sposo l’unione terrestre con il suo corpo di carne.” (Zohar) “Quando un individuo prega,, deve concentrarsi e ascendere di sefirah in sefirah, di desiderio in desiderio. Deve continuare così fino a quando il suo cuore raggiunge la Fonte della Volontà Suprema, chiamata l’Infinito (Ein Sof)” (Joeseph Gikatilla) “Compito dell’uomo è tendere sempre verso la Triade superiore ed evitare di scomparire nel Quaternario.” (massima Kabbalista) “Egli pose l’oscurità, come suo nascondiglio. Nessuna luce può rivolgersi a Lui, senza oscurarsi.” (Zohar)
“L’universo è in realtà una forma-pensiero proiettata dalla mente di Dio.
L’Albero Cabalistico potrebbe essere paragonato a un’immagine-sogno sorgente dal
subconscio di Dio e drammatizzante il contenuto subconscio della Divinità. In
altre parole, se l’universo è il conscio prodotto finale dell’attività mentale
del Logos, l’Albero è la rappresentazione simbolica del materiale grezzo della
consapevolezza Divina e del processo mediante il quale l’universo è entrato
nell’esistenza.” (Dion Fortune – La Cabala Mistica) “Le fedi panteistiche, come
la greca e l’egiziana, hanno il loro centro in Yesod; la religione cristiana ha
il suo centro in Tiferet; e le fedi metafisiche, come la buddista o la
confuciana, mirano a Kether. Yesod è psichico; Tiferet è essenzialmente mistico;
Kether è metafisico.” (Dion Fortune – La Cabala Mistica)
“L’essere umano è creato a immagine dell’Albero della Vita: Kether è in lui, e
anche Chokmah, Binah e Chesed… con tutti i loro elementi, le loro entità, le
loro attività e i loro materiali. Ecco perchè la vera conoscenza di sè passa
attraverso la conoscenza dell’Albero della Vita.
Si, conoscersi vuol dire vedere quell’immensità che l’uomo rappresenta interiormente, con tutti quei mondi e quei legami tra loro esistenti. Infatti le dieci sefiroth non sono separate le une dalle altre ma sono unite, e una corrente di vita circola fra di esse. Ed è proprio questo che viene espresso dai ventidue sentieri che le uniscono. Purtroppo, nell’uomo la decima sefirah, Malkut, la terra, si è allontanata dal Cielo, ed è questa la ragione per cui ora si deve ristabilire quel legame, ristabilire il numero dieci. Le dieci sefiroth esistono nel’universo, esistono tutte e dieci insieme, me è nell’uomo che esse non esistono insieme. L’uomo ha reciso il legame e non riceve più le correnti della vita, della luce e della gioia. Il vero discepolo lavora quindi per ristabilire quel legame.
È lui stesso Malkut, la materia compatta, condensata, e il suo lavoro consiste nel’unirsi ai mondi al di sopra di lui, dentro di lui. Però – ed è qui che appare la difficoltà – a causa della vita disordinata, oscura, priva di senso e perfino criminale che ha condotto, si è formato in lui un ostacolo che gli sbarra la strada. Nella Scienza iniziatica, tale ostacolo si chiama Guardiano della Soglia; egli è là, nella nona sefirah, Iesod, in attesa del postulante per minacciarlo e spaventarlo nelle forme più orribili e terrifficanti; e, se il discepolo non possiede una dose sufficiente di saggezza e di audacia e se non ha il cuore puro, viene respinto.” (Omraam Mikhael Aivanhov – I Frutti dell’Albero della Vita) “Malkut è la terra: è una scoria. In realtà altro non è che quintessenza divina, ma condensata, divenuta sempre più opaca e pesante. Se però si riuscisse a farla ritornare allo stato sottile, si vedrebbe che è altrettanto pura, altrettanto luminosa, altrettanto meravigliosa quanto la materia di Kether.
Il problema è di riuscire a renderla sottile. Ed è qui che
diventa più importante capire i due processi di “solve” e “coagula”: le due
operazioni del lavoro alchemico, una che consente di diluire la materia e
l’altra di condensarla.” (Omraam Mikhael Aivanhov – I Frutti dell’Albero della
Vita) “Il lampo divino si sposta continuamente dalla sefirah dell’espansiva
Colonna della Grazia alla sefirah della costrittiva Colonna della Severità , poi
alla sefirah dell’armonizzante Colonna della Clemenza. Il lampo ha inizio da
Keter, scorre verso Chokhmah e Binah e quindi verso Da’at. Da quest’ultima
prosegue verso l’espansiva sefirah Chesed, per poi raggiungere il suo opposto,
Gevurah e la forza equilibratrice di Tiferet. Da là fluisce verso Netzah, Hod,
Yesod e raggiunge infine Malkhut.”
“Per descrivere il processo creativo che avviene quando il lampo saetta
attraverso le sefirot, Halevi ricorre alla metafora della stesura di un libro;
Keter (Corona) è il principio creativo. L’idea è contenuta in Chokhmah
(Saggezza), ma prende forma in Binah (comprensione). Per esempio, l’autore
decide di scrivere un romanzo (piuttosto che una commedia o una novella) che
avrà una certa trama. L’idea potrebbe restare per anni allo stato embrionale se
non fose per Da’at (conoscenza), che finalmente la porta in superficie. Quando
l’idea giunge ad Chesed (Amore/Pietà), lo scrittore inizia a traciare il
canonvaccio dell’opera. Tramite Gevurah (Giustizia/Giudizio) giudica e soppesa
che cosa includere nel libro e modella le idee di Hesed trasformandole in
concetti finiti quando il libro prende forma, ecco la sua qualità distintiva,
Tiferet (Bellezza/Compassione), inizia a manifestarsi. Netzah (Vittoria) è il
punto in cui il romanzo viene scritto nella sua interezza. Mediante Hod
(Splendore/Maestà), le forze vitali del corpo fanno muovere la penna sul foglio.
Hod favorisce inoltre una corretta esposizione linguistica e Yesod (Fondamento)
personaliza lo stile. Malkhut (Regno) costituisce la manifestazione fisica del
libro.” “Lo schema dell’Albero della Vita è il modello sul quale si basa tutto
ciò che si manifesterà.
I rapporti stabiliti sull’Albero costituiscono il fondamento dell’intera esistenza; e per questo le qualità delle sefirot possono essere viste nei termini di qualsiasi branca del sapere. Le sefirot sull’Albero possono essere considerate come un sistema di funzioni in un circuito nel quale scorre una corrente divina.” (Z’ev ben Shimon Halevi) “Studenti di Cabala conntemporanei hanno così descritto il nostro rapporto con le sefirot: – Keter (Corona) è la nostra essenza divina. Rappresenta inoltre la nostra libera volontà e la nostra consapevoleza di Dio come Presenza Divina e Prima Causa. – Chokhmah (Saggezza) in noi è la nostra conosenza di Dio; è pensiero puro e indifferenziato. È legata all’emisfero cerebrale destro e si manifesta come genio, ispirazione, rivelazione e originalità. Binah (Comprensione) rappresenta l’emisfero cerebrale sinistro, la nostra capacità di ragionare e di distinguere. Come gradino inferiore ripetto ai processi di pensiero interiori di Hokhmah e Binah, – Da’at (Conoscenza) costituisce la nostra capacità di esprimere i pensieri. è anche conoscenza spirituale e coscienza onnisciente e universale di Dio.
– Chesed (Amore/Pietà) si manifesta come amore, tolleranza, pietà e altruismo smisurato e incondizionato. Chesed è la nostra “natura luminosa che aspira sempre al divino”. – Gevurah (Giustizia/Giudizio) è disciplina, discriminazione e giudizio obiettivo. – Tiferet (Bellezza/Compassione) è il cuore o nucleo di ognno d noi, la nostra natura essenziale. Si manifesta come bellezza interiore ed eteriore e come armonia, equilibrio e serenità. – Netzah (Vittoria) controlla i nostri processi istintivi e involonatri e il nostro stato di salute. – Hod (Splendore/Maestà), al ontrario, presiede ai nostri processi volonatri ed è questa parte della nostra natura che apprende, comunica e controlla. – Yesod (Fondamento) è il fondamento della nita spirituale della procreazione isica dell’ego. è la sede del piacere fisico e spirituale. – Malkhut/Shekhinah (Regno/Presenza Divina) rappresenta il nostro orpo fisico e la nostra ricettività, poihè ome ultima sefirah riceve le emanazioni delle sefiroth precedenti. è il punto in cui si incontrano le forze spirituali e fisiche.”
“Nella Cabala, l’archetipo divino di uomo e donna è chiamato Adam Kadmon, letteralemnte “Uomo Primordiale”. Secondo alcuni cabalisti, quando le sefirot vennero emanate da Ein Sof inzialmente assunsero la forma di Adam Kadmon. I cabalisti lo descrivono come “la forma nascosta di Dio stesso”. Adam Kadmon è androgino; in lui le forze maschili e femminili sono in perfetta armonia ed equilibrio. L’Adamo del Giardino dell’Eden era la controparte antropologica di Adam Kadmon. Prima del peccato, il corpo di Adamo era spirituale ed etereo Dopo la caduta dall’Eden, il suo corpo assunse una consistenza materiale. Adam Kadmon, al contrario, non scese mai al di sotto del regno della perfezione celeste.”
“Il corpo non è un’immagine del Creatore. Allora qual è la Sua immagine e
la Sua controparte? L’anima. Senza ombra di dubbio. L’uomo che vuole entrare nel
palazzo reale deve prima conoscere la propria anima, che è modellata a immagine
del Creatore che l’ha plasmata. Perciò, quando l’uomo conoscerà l’eccellenza e
la natura dell’anima, i suoi pensieri e la sua comprensione si estenderanno fino
ai segreti delle cose reali.” (Moses Cordovero) “Dio creò il mondo sottostante
su modello di quello soprastante e i due mondi sono complementari l’uno
all’altro, formando un tutto in una singola unità. L’impulso proveniente dal
basso chiama a sè ciò che è in alto.” (Zohar) “Nello Zohar, l’anima è divisa in
tre parti: Nefesh, Ruah e Neshamah. Ognuna di esse deriva da una sefirah
diversa. Nefesh è la parte
dell’anima che dà vita e sostiene il corpo; la sua fonte è la sefirah Malkhut.
La seconda parte dell’anima , Ruah, è lo spirito, la sede dell’intelletto e
della ragione he permettono all’uomo di trascendere la mera esistena umana.
Tiferet è la sefirah da cui ha origine Ruah, il potere etico di distinguere tra
bene e male.
La terza parte dell’anima, Neshamah, è conosciuta come l’anima spirituale, anima santa o scintilla divina. Nello Zoahr viene descritta come una scintilla di Binah, poichè viene generata da essa. Possiamo pensare alla scintilla divina in termini di Spirito puro, che non muore mai. Ma l’anima può perdersi, ovvero sia può distrugere se stessa a causa delle proprie azioni. Se infatti l’anima non esercita la sua libera volontà per realizzare il proprio potenziale, corre il rischio di perdere tale potenziale e cessare di esistere. Se Nefesh è attiva in ciascuno di noi, le altre due parti vengono attivate solo in seguito ad azioni di merito. Ruah e neshamahsi trovano solo nell’uomo ch esi è risvegliato spiritualmente e ha fatto un particolare sforzo per sviluppare i propri poteri intellettivi e la propria sensibilità religiosa. Ruah viene attivata quando l’ndividuo riesce a elevarsi al di sopra del lato puramente vitalistico. Delle tre parti la più importante è Neshamah o Spiritus, che viene risvegliata in colui che segue la Torah e i suoi comandamenti.
Neshamah attiva a sua volta i poteri superiori di apprendimento dell’uomo, soprattutto la sua capacità di comprendere misticamente Dio e i segreti dell’universo. Acquisendo Neshamah, il cabalista realizza così parte del divino nella sua stessa natura.” (Gershom Scholem) “La contrazione e il ritiro di Ein Sof costituiscono il primo stadio del processo della Creaizone. La fase successiva ebbe inizio quando Ein Sof cominciò l’emanzazione all’interno di quello spazio vuoto che conteneva la miscela di luce e le radici del giudizio. Quando la luce divina di Ein Sof iniziò a fluire, le sefirot assunsero la forma di Adam Kadmon, l’Uomo Primordiale. La luce fluì nei recipienti delle prime tre sefirot (Keter, Chokhmah e Binah) senza alcun problema. Ma i vasi che avrebbero dovuto contenere la luce delle sefirot inferiori, da Hesed a Yesod, non erano sufficientemente robusti e andarono in mille pezzi. Il recipiente contenente Malkhut si crepò ma non si ruppe; tuttavia, frammenti dei contenitori rotti si sparpagliarono e caddero. Che cosa accadde alla luce che si trovava nei vasi? Una parte ritornò alla fote, mentre l’altra parte cadde con i frammenti dei recipienti rotti e divenne un tutt’uno con essi. Da quei frammenti, ebbero origine le forze oscure del’Alto Lato, chiamate Kelippot, ovvero sia “involucri” o “gusci” del male. Le Kelippot non hanno di per sè alcun potere, sono infatti le scintille di luce intrappolate fra i gusci che danno vita e forza all’Altro Lato.
La rottura dei vasi non solo generò il male ma diede il via alla creazione del mondo materiale, poichè i frammenti costituisconno la base della materia. In seguito alla catastrofe della rottura dei vasi, niente è rimasto al suo posto. Ogni cosa è da quache altra parte. Da quell’atto primordiale, tuti gli esseri sono in esilio e in attesa di essere riportati indietro redenti. Il primo uomo, Adamo, ebbe l’opportunità di separare completamente le scintille dai loro gusci e ristabilire l’ordine nel mondo, poichè il suo corpo era un microcosmo di Adam Kadmon. Ma Adamo fallì. Adamo peccò perchè adorò Malkhu/Shekhinah separatamente dalle altre sefirot. Nella sua contemplazione, invece di penetrare l’unità e la toalità delle sefirot, Adamo al momento di attuare la scelta, prese la via più semplice della contemplazione esclusiva dell’ultima sefirah (poichè sembrava rappresentare tutto il resto) confondendola con la totalità di Dio.
Ne risultò che Shekhinah, l’aspetto femminile di Dio, venne separata dalle sefirot superiori, allontanata dal marito, Tiferet, e obbligata ad andare in esilio con Adamo. Prima di peccare, Adamo godeva di un contatto diretto con Dio. Il peccato recise quel legame. La riunificazione di Dio e di Shekhiah, e di Dio e dell’uomo, costituisce l’obiettivo del cabalista. Il peccato di Adamo non fu l’origine del male; il suo peccato fu una seconda caduta che non fece altro che ripetere e rafforzare la prima catastrofe (la rotura dei vasi) che aveva generato il male. Adamo era per natura una figura puramente spirituale, una “grande anima” il cui corpo era una sostanza spirituale, un corpo etereo o corpo di luce.
La sua veste era d’etere spirtuale e conteneva tutte le anime della razza umana nelle perfette condizioni. Se Adamo avesse compiuto la sua missione mediante le opere spirituali di cui era capace e che richiedevano azione contemplativa e profonda meditazione, il potere del male (kelippah) sarebbe stato completamente separato dalla santità. Ma anzichè innalzare ogni cosa, le fece precipitare ancora di più. Da ciò risultò che Adamo assunse un corpo materiale, la sua anima si frantumò e la sua unità andò in pezzi. La maggior parte delle anime che erano in Adamo caddero e vennero soggiogate dalle kelippot. In altre parole, la caduta di Adamo, quando egli peccò, fu una ripetizione della catastrofe della rottura dei vasi.
Ogni peccato dell’uomo ripete in parte l’evento primordiale,
così come ogni buona azione contribuisce al ritorno alla fonte delle anime
esiliate. Obiettivo del cabalista è riparare la frattura avvenuta in Dio a causa
della rottura dei vasi e della cauta di Adamo. Il processo di riparazione
dell’universo è chiamato “tikkun”, il cui significato è “riparazione”,
“fissaggio” o “restaurazione”. Tikkun è essenzialmente l’opera dell’uomo non d
Dio. Per attuare tikkun dobbiamo trovare le scintille contenute in ogni luogo
intorno a noi e liberarle per permettere loro di tornare alla fonte divina.
Tikkun non solo “riparerà” la Divinità, ma segnerà anche la sconfitta dell’Altro
Lato. Non dimentichiamo infatti che sono le scintille di luce attaccate alle
kelippot che conferiscono potere all’Altro Lato. Per questo, se le scintille
vengono liberate, l’Altro Lato non può continuare ad esistere.” (Isaac Luria)
“Il peccato nel mondo aiuta l’Altro Lato (Sitra Ahra) a raggiungere il suo
obiettivo, mentre la forza dei comandamenti e delle buone azioni protegge
Shekhinah e aiuta a sconfiggere l’Altro Lato. In altre parole, la condotta
dell’uomo è l’ago della bilancia nel conflitto fra bene e male. Quando il potere
dell’Altro Lato raggiunge il suo apice, sottomette Shekhinah, che viene privata
della luce delle sefirot superiori. I canali di collegamento con i mondi
inferiori vengono bloccati e ipoteri di Shekhnah vengono ceduti all’Altro Lato,
potenziandone così la forza.” (Isaiah Tishby) “Secondo la Kabbalah, quando
l’Anima tocca il fondo può darsi la spinta per raggiungere un livello più alto.
Le cadute della nostra vita sono prodotte dal nostro Io Superiore. Non sono un
prodotto dell’ego. In realtà, l’ego è terrorizzato dall’idea di una caduta,
perché è in questa fase che noi troviamo Dio.
Si diventa più spirituali, più gentili, più premurosi. Una caduta può essere rappresentata da molte cose: una rottura amorosa, un incidente, un trauma di qualche tipo. Ciò che dobbiamo sapere, non credere, ma sapere è che proprio nel momento della caduta che noi stiamo generando l’energia necessaria per raggiungere un livello superiore.” (Yehuda Berg) “L’essenza dell’umanità secondo la kabbalah è data dal Desiderio, Desiderio in Movimento. Secondo la Kabbalah il desiderio rappresenta la nostra qualità intrinseca, la materia che ci compone e ci fa muovere. Sempre secondo la Kabbalah, il desiderio umano si esplica su tre livelli: – Il primo livello, che ha radici nei bisogni primari e di urgenza. Le persone di questo livello sono dominate dalla razionalità e tendono a soddisfare i propri desideri animali. – Il secondo livello, soddisfa desideri che non appartengono al regno animale quali l’onore, il potere, il prestigio, il controllo sugli altri.
Le persone di questo livello sono dominate da pensieri e azioni che tendono a soddisfare principalmente questi desideri. – Il terzo livello, soddisfa esclusivamente la natura intellettuale, il desiderio di saggezza, sapienza e ricerca continua di risposte. Ciò che più desideriamo è l’appagamento dei nostri numerosi desideri, e la Kabbalah ci mostra la strada per ottenere un appagamento costante dei desideri, non un fugace momento di gioia e felicità. I 72 Nomi di DioLa Kabbalah definisce questo costante appagamento Luce. Secondo la kabbalah esiste un velo che divide la nostra realtà in due regni: quello dell’1% e quello del 99%. Il primo regno comprende il mondo fisico che possiamo percepire con i nostri cinque sensi. Il secondo regno, quello del 99%, secondo la kabbalah è il dominio della Luce, ed ogni volta che proviamo gioia significa che siamo venuti a contatto con quel regno attraverso una qualche azione avvenuta nel regno dell’1%.
La kabbalah ci permette di entrare in connessione con la nostra anima e attraverso l’opportuno utilizzo dei 72 nomi ci permette di scoprire le cause che ci fanno vivere ripetutamente delle problematiche e di conseguenza ci insegna a cambiare radicalmente il nostro vissuto.” (Yehuda Berg) “Sapete come funziona una lampadina? Al suo interno ci sono tre componenti: 1. Un polo positivo (+) 2. Un polo negativo (-) 3. Un filamento che separa i due poli Il componente più importante è il filamento. Tecnicamente viene definito l’elemento “resistivo”, perché il suo compito è quello di respingere la corrente inviata dal polo positivo e di impedire che si connetta direttamente con il polo negativo. Questa resistenza, ovvero l’atto di respingere l’energia, è ciò che permette alla lampadina di illuminare. Quando il filamento si rompe, il polo positivo entra direttamente in contatto con quello negativo provocando un cortocircuito. Dopo aver emesso un lampo di luce intensa, la lampadina si brucia. Si fa il buio. In altre parole, senza la resistenza non può esserci una Luce durevole.
La metafora della lampadina applicata alla vita: • Il polo negativo corrisponde ai nostri desideri reattivi; • Il polo positivo corrisponde all’appagamento e alla Luce che cerchiamo di ottenere nella vita; • Il filamento corrisponde al libero arbitrio che ci consente di scegliere di NON reagire, rinunciando così alla gratificazione immediata; Proprio come la resistenza del filamento tiene accesa la lampadina, la nostra resistenza al comportamento reattivo fa sì che la Luce spirituale continui a risplendere. Quando invece non riusciamo a resistere e cediamo agli impulsi reattivi, si crea un cortocircuito poiché viene a crearsi un contatto diretto tra il nostro desiderio reattivo (il polo negativo) e la Luce della gratificazione (il polo positivo). Per un istante si verifica un lampo di piacevole autocompiacimento, ma poi si fa buio perché la “lampadina”, l’anima, è bruciata a causa del cortocircuito.” (Yehuda Berg – Il Potere della Kabbalah) “La Kabbalah ci insegna che ogni avversità è un elemento assolutamente positivo. Come l’antidoto al morso velenoso di un serpente è contenuto nel veleno steso, così la Luce è racchiusa negli ostacoli della vita. “ (Yehuda Berg – Il Potere della Kabbalah) ———
“Diotallevi ci avrebbe parlato sovente del tardo cabalismo di Isaac Luria, in
cui si perdeva l’ordinata articolazione dei sefirot. La creazione, diceva, è un
processo di inspirazione ed espirazione divina, come un alito ansioso, o
l’azione di un mantice. “La Grande Asma di Dio,” chiosava Belbo. “Provati tu a
creare dal nulla. È una cosa che si fa una volta sola nella vita. Dio, per
sofiare il mondo come si soffia un’ampolla di vetro, ha bisogno di contrarsi in
se stesso, per prendere fiato, e poi emette il lungo sibilo luminoso dei dieci
sefirot.” “Sibilo o luce?” “Dio soffia e la luce fu.” “Ma è necessario che le
luci dei sefirot siano raccolte in recipienti capaci di resistere al loro
splendore. I vasi destinati ad accogliere Keter, Hokmah e Binah resistettero al
loro fulgore, mentre con i sefirot inferiori, da Hesed sino a Jesod, luce e
sospiro si emanarono in un solo colpo e con troppo vigore, e i vasi si
spezzarono. I frammenti della luce si dispersero per l’universo, e ne nacque la
materia grossolana.” “La rottura dei vasi è una catastrofe seria, diceva
Diotallevi preoccupato, niente è meno vivibile di un mondo abortito. Doveva
esserci un difetto nel cosmo sin dalle origini, e i rabbini più sapienti non
erano riusciti a spiegarlo del tutto. Forse nel momento in cui Dio espira e si
svuota, nel recipiente originario rimangono delle gocce d’olio, un residuo
materiale, il reshimu, e Dio già si effonde insieme a questo residuo.
Oppure da qualche parte le conchiglie, i qelippot, i principi della rovina attendevano sornioni in agguato.” “Gente viscida i qelippot, ” diceva Belbo, “agenti del diabolico dottor Fu Manchù… E poi?” E poi, spiegava paziente Diotallevi, alla luce del Giudizio Severo, di Geburah, detta anche Pachad, o Terrore, la sefirah dove secondo Isacco il Cieco il Male si esibisce, le conchiglie prendono un’esistenza reale. “Esse sono tra noi,” diceva Belbo. “Guardati intorno,” diceva Diotallevi.
“Ma se ne esce?” “Si rientra, piuttosto,” diceva Diotallevi. “Tutto emana da
Dio, nella contrazione del simsum. Il nostro problema è realizzare il tiqqun, il
ritorno, la reintegrazione dell’Adam Qadmon. Allora ricostruiremo il tutto
nell’equilibrata struttura dei parsufim, i volti, ovvero le forme che
prenderanno il posto dei sefirot. L’ascensione dell’anima è come un cordone di
seta che permette all’intenzione devota di trovare come a tastoni,
nell’oscurità, il cammino verso la luce. Così a ogni istante il mondo,
combinando le lettere della Torah, si sforza di ritrovare la forma naturale che
lo faccia uscire dalla sua orrenda confusione.” (Umberto Eco – Il Pendolo di
Foucault) ——————
(Tomba di Jehuda Löw ben Bezaleel – Praga) “Il golem è una figura antropomorfa
immaginaria della mitologia ebraica e del folklore medievale. Il termine deriva
probabilmente dalla parola ebraica gelem, che significa “materia grezza”, o
“embrione”, per indicare la “massa ancora priva di forma”, che gli ebrei
accomunano ad Adamo prima che gli fosse infusa l’anima. In ebraico moderno golem
significa
anche robot.”
Massime di vari autori.