Le pietre di Ica

 

Solo per rammentarvi che la ove furono ritrovate le pietre di Ica, furono assieme ad esse offerti in cambio grandi tesori ad un amico caro che aveva curato esponenti di quella cultura,
fra le quali molteplici opere artistiche e di ottima fattura, d'oro come in pietre preziose, provenienti da un luogo segreto antico ricco di tesori. Reperti che naturalmente scomparvero misteriosamente
come tutti quelli di un certo valore storico come economico, che disturbano non poco le cognizione prestabilite, che ci vengono propinate.

Non è un mistero che la storia che conosciamo, non sia altro che una versione aggiustata
delle cose accadute, che non ha nulla a che vedere con la semplice realtà di quanto è realmente accaduto.

Si scrive ogni giorno di quanto è accaduto ieri, per preservare l'oggi, rafforzarne il valore attraverso lo stimolo delle tradizioni
e legittimarne la validità. Se si sapesse quante fandonie sorreggono il pregiudizio, non vi sarebbero le guerre che ci sono e tutte le false
opposizioni create per generare confusione, attrito, e far pensare ad altro. La creazione dell'antagonista, passa attraverso la storia, per
corrompere il presente. Questa è la semplice fotografia, di un uomo che ha ricevuto in dono qualcosa, che troppi hanno interesse a nascondere.

La prova del fatto che ciò sia vero, si può ritrovare in una foto, come negli scantinati di un museo, ove sono occultati i crani lunghi e giganti degli esseri di Orione.
Parola chiave, "siamo soli", e se Klaus Dona, non avesse parlato a costoro, umilmente, saremmo ancora nel sogno che hanno creato per farci quella pochezza
che non conosce, non sa, non capisce, perché è nata in cattività, e figlia di scimmia pirata, vive l'imprinting subito, come la realizzazione dell'essenza di un Dio Padre che ha
creato tutto questo. Ma non fu cosa divina, poiché gli Angeli di cui ci parlano i testi sacri, erano operai che approfittarono del lavoro compiuto per goderne,
egoisticamente, prevaricare, non portare alcun rispetto e condizionare al potere e al loro controllo quello che definirono "loro proprietà", e cioè tutti gli esseri del pianeta.

Prendete coscienza. Tutto qui. Il tesoro in questione è sparito. Si dice che lo abbiano ripreso con se coloro che lo donarono al Padre. Comoda soluzione.
Naturalmente, si trovano al sicuro, si chiama ordine prestabilito, e non è altro che il protocollo di base del mantenimento della matrice come noi la conosciamo.
Klaus Dona mostra i crani di un metro di altezza di alieni di Orione, e moltissimi altri reperti nei suoi studi. Tutti reperti che immancabilmente sono stati lasciati a marcire
negli scantinati di qualche museo, fino a quando, qualche curioso non allineato, si è reso conto della cosa. Scuole di pensiero e scuole di non pensiero. Non è una novità che
tutto lo scibile umano venga costantemente raccolto in biblioteche immense private, non accessibili e ben protette, che spesso, come ci racconta la storia, finiscono distrutte dal fuoco.

O almeno cosi si fa credere. Perché il fuoco o la morte, risolvono troppo spesso i problemi di certuni, che vogliono far perdere le loro tracce, per ricominciare da qualche altra parte.
Il procedimento di definisce col termine di "terminati", ma sarebbe meglio definirli "auto terminati per accordo concordato", e come in un film, vengono uccisi tutti sino all'ultimo,
e dei loro tesori, svaniti, chissà dove, non se ne saprà più nulla poiché immancabilmente svaniscono anche essi con loro. Templari e quelli delle due Torri, ne sono un esempio.
 

Per quanto riguarda le pietre di Ica, ecco quello che ho trovato e la mia tesi. Partiamo da qui. Cerco per immagini su Google le pietre di Ica, e noto stranamente, che la pertinenza delle immagini
e degli articoli linkati non è consona con il termine della ricerca. Argomento scomodo censurato. Quindi provo in altra lingua, Inglese, Francese, Spagnolo, ma devo entrare sui server dell'America latina per ovviare ai filtri che sono stati messi in opera per sviare gli internauti. Non è una novità che questo paese si trovi al 187esimo posto per libertà di espressione e di parola, e la consapevolezza che i milioni di pagine esistenti fino al 2008 in rete, siano svanite del tutto al 98% senza che alcuno dicesse una sola cosa su questa censura globale o se ne accorgesse minimamente.
Il numero di link e di pagine presenti per stato, oggi varia dalle 25 alle 75, con molteplice inserimento di pagine non pertinenti, devianti, fandonie e rimandi a BLOG ( meglio BLOB ) di nessun valore.
La matrice della Total Control ripiegandosi su se stessa, finalmente si dimostra per quello che è. Puro strumento di controllo, e quinta profezia degli Hopi. Ci vuole una nuova rete, indipendente, tutto qui.
Questa, è stata contaminata come tutto il resto, e ciò è un male. Si consideri la sinergia dei beni condivisi come una soluzione ecologica, capace di risolvere qualsiasi tipo di crisi, con reale valore di cosa pubblica, per la prima volta nella storia moderna. La cosa pubblica quindi diviene, e si traduce in ricchezza per tutti, virtù e altruismo, condivisione e miglioramento.

Slide show delle pietre di Ica. 4 secondi per ogni pietra, ( attendere il caricamento automatico del file di 15 mega )

Slide show delle pietre di Ica. 4 secondi per ogni pietra, ( attendere il caricamento automatico del file di 15 mega per cortesia ).

  Allora, si evince da ciò, che anche Wiki dovrà presentare l'argomento in modo relativo. Vediamo se è cosi: passo allo spagnolo, che è sicuramente meglio della nostra versione.

Piedras de Ica
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Piedra de Ica donde puede verse una operación quirúrgica.

Las Piedras de Ica son una colección de piedras del tipo andesita provenientes del Perú, que la ciencia considera un fraude. Estas piedras se caracterizan por estar decoradas con supuestos antiguos dibujos de dinosaurios y artefactos tecnológicos avanzados1 . Los estudios científicos nunca han determinado la procedencia de las piedras de los estratos originales ni han detectado señales de antigüedad en las marcas, lo que sería normal tras miles de años, por lo que se concluye que las marcas se han realizado recientemente considerándose un fraude.

  Ecco fatto. Visto, ma andiamo avanti.

Historia

Fue Javier Cabrera quien dio a conocer estas piedras. Este médico peruano dice haber recibido una supuesta extraña piedra grabada como regalo de cumpleaños. Posteriormente Cabrera dice que identificó el grabado como un dibujo de un pez que se había extinguido hacía millones de años.

Las piedras llamaron la atención de Carlos y Pablo Soldi, dos coleccionistas de objetos de este tipo que no habían conseguido que la comunidad arqueológica se interesara con sus no ortodoxas conclusiones, pero encontraron en Cabrera un aliado para su causa. Los Soldi le vendieron 341 piedras similares. Igualmente Cabrera también dice haber encontrado en seguida otro proveedor, llamado Basilio Uchuya. De éstas y otras fuentes, y durante los siguientes treinta y cinco años, habrían obtenido más de 15.000 piedras grabadas.

Sin embargo a pesar de que han tratado de decir que estas piedras son antiguas, la comunidad científica luego de estudiarlas, ha demostrado que son un fraude.

Las piedras

Las piedras representan una amplia variedad de escenas: dinosaurios, tecnología avanzada, cirugías, mapas, y hasta pornografía. Si bien estas escenas pueden ser ambiguas, muestran conocimientos de cosas que, según la ciencia moderna, son totalmente anacrónicas (ver Oopart). Todo esto ha llamado la atención de gente que tiende a dudar de la ciencia moderna, como algunos creacionistas, y los que buscan justificaciones históricas para la ufología.

Cabrera describió muchas de las escenas en un ensayo, para poder contar la historia de la supuesta civilización que, según él, había creado las piedras. Creía que estas tecnologías antiguas pertenecieron a lo que él llamó el Hombre del Gliptolítico, una supuesta raza extraterrestre. Según la historia descrita por Cabrera, esta raza habría llegado hace mucho tiempo, el suficiente como para coexistir con los dinosaurios, y creó genéticamente al hombre moderno. Algún tiempo después, se habrían marchado a otro planeta, antes de que ocurriera alguna catástrofe planetaria.

En la actualidad aún sigue el comercio de piedras que pueden encontrarse en Lima, Ica, Ocucaje, Santiago y otros municipios del departamento de Ica, y de manera internacional por Abraham Veciana.

La mayor colección de piedras puede verse en Ica, en la plaza de armas de la ciudad.

¿Autenticidad?

Según se dice, estas piedras fueron encontradas en cuevas y corrientes de agua. Pero al ser rocas y no contener ningún material orgánico, no se les puede aplicar la datación por carbono 14. Además, los lugares donde supuestamente se hallaron no han sido revelados, con lo que tampoco es posible averiguar su edad basándose en su estrato geológico. Los grabados pudieron generarse en el momento de formación de las rocas por lo que serían de la misma época, cosa imposible pues las rocas son mucho más antíguas que los hechos en ellas dibujados, por lo que deben haberse grabado en un momento posterior. La única forma de datar la antiguedad de los grabados es por comparación con los estratos donde se encontraron (midiendo la capa de sedimentos encima se puede saber el tiempo que llevan en ese lugar), o por medición de su alteración natural por el paso del tiempo, aunque esta forma de datación es menos precisa.

Neil Steede, un arqueólogo que investigó las piedras de Ica para "Los Misteriosos Orígenes de Hombre" (una película que intenta demostrar que el hombre apareció mucho antes de lo que se cree actualmente), no encontró ninguna capa de corrosión química sobre los grabados, por lo que dice que los grabados eran recientes (ver apartado de posible fraude mas adeante).

Las piedras fueron protagonistas de publicaciones en varias lenguas durante este período, como el texto de Robert Charroux "L'Enigme des Andes", publicado en 1974. En 1975 J. J. Benítez escribió el libro "Existió otra Humanidad", el cual se basa en los "datos" obtenidos en estas piedras.2 3 En 1976, el propio Javier Cabrera publicó "El mensaje de las piedras grabadas de Ica", donde exponía sus tesis sobre las piedras. También los libros "Miracles of the Gods: A Hard Look at the Supernatural" (1975), "In Search of Ancient Gods: My Pictorial Evidence for the Impossible" (1976) y "According to the Evidence" (1977) de Erich von Daniken recogían el caso.

En 1977, en los documentales de la BBC "Pathway to the Gods" y "The Case of the Ancient Astronauts" se le hizo una entrevista a Basilio Uchuya, que fabricó una "auténtica" piedra de Ica con el taladro de un dentista y añadió la capa exterior cociendo la piedra en un horno con estiércol de vaca, todo ello en un tiempo récord. Sin embargo, en 1996, se publicó otro documental de la BBC con un análisis escéptico sobre las piedras.

El aumento de atención sobre el caso llevó a las autoridades del Perú a detener a Basilio Uchuya. Según la ley peruana, es ilegal vender descubrimientos arqueológicos. Basilio negó que las hubiera encontrado y reconoció que eran falsificaciones que él y su esposa habían creado. Así, no fue castigado, y siguió vendiendo las piedras a los turistas como baratijas. Confirmó que las había falsificado durante una entrevista con Erich von Däniken en 1973,4 pero se retractó durante una entrevista posterior con un periodista alemán. Los creyentes en la veracidad de las piedras sin embargo creen que no obstante, la explicación del fraude no tendría en cuenta la edad de Basilio ni el tiempo que requiere fabricar una de estas piedras. El huaquero podría haber hecho, en toda su vida, unas 10.000; pero éstas no se acercan en número a las 40.000 que se han catalogado hasta ahora. Sin embargo, hay que tener en cuenta que a pesar de la poca confianza y el escaso incentivo económico que pudiera tener Basilio para falsificar las piedras, no era el único proveedor, y no todas las piedras muestran los anacronismos que las hacen tan discutibles.

Los creyentes igualmente indican que en el año 1966, Santiago Agurto Calvo, arquitecto y ex rector de la Universidad Nacional de Ingeniería (Perú) de Lima también habría recolectado numerosas piedras durante años, ya que poseería una colección de piedras grabadas, extraídas, según se dice, de diversos enterramientos pertenecientes a las culturas Paracas, Ica, Nazca y Tiahuanaco; lo que según los creyentes sería un hecho que confirmaría la sacralización de que fueron objeto las piedras por parte de estas culturas. Sin embargo estos indicios al no ser probados no han valido para despertar el interés de la comunidad científica para que se investiguen nuevamente estos hallazgos arqueológicos que ya fueron identificados como fraudulentos.

Posible fraude

El investigador español Vicente París, tras cuatro años de investigaciones, ofreció en 1998 las evidencias que demostraron que las piedras son realmente un fraude. Entre las pruebas presentadas por este investigador se encuentran microfotografías de las piedras que muestran restos de pinturas actuales, así como el uso de papel de lija.5

Otros análisis que apoyan la existencia del fraude, es que entre los grabados que muestran estas piedras, las imágenes de dinosaurios solo representan a los dinosaurios más conocidos y populares en la época que fueron dadas a conocer (triceratops, tiranosaurio, brontosaurio, styracosaurus, estegosaurio y el pteranodon (el más conocido representante de los pterosaurios), y se comete el error de juntar dinosaurios de diferentes periodos geológicos y lugares de la tierra; además de errores anatómicos y fisiologicos en estos animales. Por ejemplo, algunas de estas piedras representan escenas en las que humanos practican cesáreas a dinosaurios y otros reptiles, siendo que éstos son ovíparos, o se muestran dinosaurios sauropodomorfos atacando y devorando a seres humanos, siendo que éstos son herbívoros. Otros argumentos en contra de estas piedras exponen la incongruencia entre la tecnología representada en las piedras y la calidad técnica de las mismas, suponiendo que ambas provienen de una misma cultura.

Quindi ci rendiamo conto che Wiki non fa altro che allinearsi con il resto del cartello internazionale della cultura ufficiale. Bene. Significa che la cosa scotta.
Andiamo avanti, ma poniamoci una domanda di tipo psicologico: chi mai perderebbe anni di vita, di tempo e fatica, a produrre 15000 pietre del genere, per prendersi gioco di qualcuno?
Il gioco è bello quando dura poco, ma questo pare essere durato molto a lungo a quanto pare.

Provate ora a calcolare quanto tempo ci vorrebbe a scolpirle, e se anche volessimo dar loro una spiegazione meramente economica, come altri dissuasori hanno sostenuto, chiedetevi pure come mai a coloro i quali sono venute in mente, siano sfuggiti argomenti e temi assai più commerciali, attraverso i quali si sarebbero certamente arricchiti, a spese dei turisti curiosi in cerca di novità. Basti pensare ai Peruviani,
per fare un esempio calzante, che in tutte le piazze del mondo si fanno passare per Indiani d'America, si mettono le piume acriliche in testa, o vendono archi da 4 soldi e simboli Indiani, che non appartengono affatto alla loro cultura. Lupi, civette, e musica melodica occidentale suonata con flauti in canna e siringhe prodotte con le canne lunghe del lago Titicaca. Le pietre di Ica, da questo punto di vista, quindi si dovrebbero annoverare fra i peggiori affari della storia degli invenduti e dei fallimenti, ma cosi non è. Oggi come ieri si assiste alla creazione di ignoranti strategie di marketing avanzato, tese al lucro, attraverso lo sfruttamento di temi alla moda, e dire scemi agli avi, è prova di scarsissimo rispetto. Potrebbero adirarsi, affari vostri. Motivi maggiormente commerciali, come il condor, il puma, o simboli di forza, potere e in voga al tempo, come pure le immagini di Nazca, sarebbero state di sicuro successo. Forse a costoro dei turisti in realtà non gliene fregava un bel niente, dal momento che esse non erano destinate a loro, ma alla memoria. Quando di una civiltà non ci pervengono che pochissimi manoscritti, sfuggiti all'opera di cancellazione delle culture precedenti ad opera delle vigenti civiltà, è certo che non solo si è cercato bene, ma meglio di quanto non si creda, e che questi siano svaniti a ragion veduta. Se solo quel fiume non avesse cambiato il suo corso, forse le pietre non sarebbero state mai rinvenute. Dal fango, oggi, viene la risposta, e del resto, cosa potremmo aspettarci da chi ha mandato Cristoforo Colombo dalla parte sbagliata? Un mondo piatto fino a 500 anni fa, che improvvisamente si trasforma in una sfera, diventando un pianeta, mentre costoro si impadronivano e studiavano proprio quelle mappe che avevano trovate in quei luoghi.

Mappe raffiguranti altri mondi, come dei tempi andati, e di luoghi che neppure conosciamo. Mappe della terra cava, come di altri pianeti, e calendari come quello Maya, che hanno una durata ciclica di 26000 anni, per poi ricominciare da capo, dopo cinque fasi da 5200 anni l'una. E il bello è che i Maya conoscevano pure il calendario lunare, quello terrestre, quello solare, quello di Marte e di Venere con precisione, come il passaggio della maggior parte dei corpi celesti e delle comete che avevano l'abitudine di circolare attorno alla terra. Molto strano per essere uno di quei popoli che come si ama dire oggi, sono svaniti nel nulla. Un nulla che si traduce semplicemente con il termine, "Terminati".

Meglio affrontare la cosa parlando di un enigma, allora, come si dice su alcuni blog....

Son alrededor de 15.000 piedras talladas - de la época precolombina - supuestamente encontradas en una cueva en la ciudad costera de Ica, Perú. Ica es un área relativamente pequeña, a unos 300 kilómetro de Lima.

En 1960, un granjero afirmó haber encontrado montones y montones de rocas en lo profundo de varios barrancos y cuevas no lejos de las Líneas de Nazca. Y este descubrimiento mas su contacto con el doctor Cabrera en 1966 (Medico del pueblo y primer comprador de las mismas, además de los turistas), origino una historia que terminó con el granjero detenido y el gobierno peruano interesado en mantener la zona libre de excavadores y saqueadores, admitiendo que el granjero había tallado las piedras.
En 1966, el Dr. Javier Cabrera, para su cumpleaños, recibió una pequeña roca tallada de un nativo. El tallado en la roca le pareció antigua y el dibujo en ella, parecía representar un pez primitivo.

El Dr. Cabrera se convirtió en el primer comprador/cliente de las piedras. Cuando había comprado unos cuantos miles quiso saber cuántas había en total; ya que el granjero parecía tener un suministro interminable. Cuestionado el hombre sobre el tallado de las piedras. El mismo estuvo evasivo y afirmo sobre que él mismo las había creado.

Como parecía producir más cada semana. Cabrera estaba comenzando a creer que él había caído presa de este granjero.Pero el granjero se rehusó a discutir cómo hizo las piedras. Pronto el Dr. Cabrera averiguó, que el granjero habría tenido que tallar piedras por más de 40 años para producir la biblioteca que el había formado. Esto no podía ser posible, y el doctor se dispuso a encontrar respuestas sobre sus Piedras de Ica basándose en los diseños de las piedras.
Existen en todos los tamaños. Unas pequeñas que caben en la palma de la mano y otras tan grandes como un perro. Todas las piedras tienen imágenes que han sido talladas con líneas continuas grabadas en la superficie de la piedra. El grabado revela un color más claro que el oscuro barniz original de la era, no obstante los surcos grabados también portan trazos de este barniz, indicando que el tallado fue hecho en tiempos antiguos. Son una forma de Andesita, una piedra volcánica de gris a negro, y un mineral muy duro que haría el tallado bastante difícil con herramientas primitivas, una piedra del río local, cubierta con una pátina de oxidación natural. Hallazgos de fósiles cercanos indican que el área estaba repleta de fragmentos de huesos de millones de años de antigüedad.

A diferencia de las figurillas de barro que tienen material orgánico (por ejemplo, paja) en su composición, no existen estos materiales en simples rocas antiguas que dirán cualquier cosa de su edad. Las técnicas tradicionales de datación por radiocarbono dependen del material orgánico (que una vez estuvo vivo) para determinar la edad. La superficie de estas piedras, sin embargo, tiene un barniz que es el resultado de bacterias y organismos diminutos que se han adherido a ellas. Un buen barniz o pátina negro tomará miles de años en decolorarse y cubrir cada piedra. Grabar estas piedras habría removido el barniz existente, revelando la piedra tal cual es. Como estas rocas han desarrollado barniz adicional en los surcos, parece probable que hayan sido talladas hace mucho tiempo.
El Dr. Cabrera concluyó que no había forma de que el granjero tuviera el tiempo, la habilidad, ni el conocimiento de cómo crear las piedras. Después de comprar 11,000 piedras, el Dr. Cabrera se hizo un amigo de confianza del granjero. Se enteró de que el hombre fue liberado de prisión una vez que firmó la confesión de que estaba engañando a los turistas. Estuvo de acuerdo en que pretendía que las piedras no venían de las montañas sino que él efectivamente las había tallado. Era eso o ir a prisión por el resto de su vida por vender posesiones del gobierno (las leyes de antigüedad internacional).

El Dr. Cabrera continuó su investigación con geólogos para interpretar los mapas en varias piedras mostrando una rara configuración del mundo. Algunos ángulos y masas de tierra se veían vagamente familiares, pero la mayoría estaban muy marcadas en formas extrañas. Los geólogos han confirmado que basándose en las actuales proyecciones de computación, las formas indicadas en las piedras efectivamente son certeras para el planeta Tierra, como era, alrededor de 13,000,000 (millones) de años, era previa a la de piedra.

La biblioteca del Dr. Cabrera está organizada por nombre de la materia incluyendo ciencias físicas y sociales (razas humanas), (naturaleza) animales antiguos, geografía (continentes perdidos), y profecías (el conocimiento de la catástrofe global).

Las Piedras de Ica seguirán siendo un misterio sin resolver junto con las Líneas de Nazca en las Planicies de Perú, las cuales algunos creen que solamente podrían haber sido hechas como un diseño por fuerzas creadoras. Algunos han pensado que esta área ha sido un antiguo puerto espacial basados en el aprovechamiento de la energía electromagnética para la propulsión de vehículos espaciales. Toda el área estaba hecha de enormes depósitos de mineral de hierro que concentraban energía magnética, creando un campo electromagnético de fuerza extraordinaria.

¿Quién creó en realidad las Piedras de Ica? La evidencia parece mostrar que no fueron creadas por humanos, de la línea del tiempo de su creación, pero por ahora siguen siendo un enigma. 

o qui

Corría el mes de Mayo del año 1.966. Al consultorio del doctor Javier Cabrera, situado en la Plaza de Armas del pueblo de Ica, llegó su amigo Félix Llosa Romero, llevándole un regalo. Se trataba de una piedra ovalada, de color negruzco y aristas redondeadas; tenía grabada en una de sus caras la imagen de un extraño pez y su peso era mayor del que, a primera vista, correspondía a su tamaño. "Quedará muy bien como pisapapeles en tu escritorio", dijo Llosa, también le dijo que su hermano poseía una gran colección, proveniente del caserío de Ocucaje, donde un "huaquero" (campesino que realiza excavaciones arqueológicas clandestinas) las extraía por docenas. El doctor Cabrera descarta con firmeza la posibilidad de que las piedras hayan sido grabadas por los incas. En primer lugar porque las piedras son muy anteriores al período en que los incas vivieron en Perú y, además, porque las piedras dan fe de conocimientos tecnológicos que los incas nunca poseyeron. En su enorme colección, el doctor Cabrera ha clasificado las piedras en diversos grupos, según los símbolos que presentan. Hay series que tratan de temas técnicos, otras de temas médicos, geográficos, antropológicos, zoológicos, etc. Hay series de piedras que describen con todo detalle la evolución de los dinosaurios, desde el huevo hasta la completa madurez; otras que relatan las incidencias de complejas intervenciones, y otras que explican con todo detalle cómo era el planeta Tierra antes de las grandes convulsiones geológicas que le imprimieron su conformación actual. LAS SERIES -SERIE DE MEDICINA. En esta serie se explica como dicha civilización practicaba trasplantes de corazón, de cerebro, de riñón, de hígado, etc. La humanidad cliptolítica parecía haber resuelto el problema del rechazo en los trasplantes de órganos, además, aparecían cesáreas y partos con acupuntura. Sabían del trasplante de las claves genéticas y de la conservación de los cuerpos, una vez consumadas las operaciones de trasplante.También aparecían los sistemas electrónicos que controlaban las más vitales funciones biológicas, mientras éste permanecía en la mesa de operaciones. -SERIE ASTRONOMICA. Grabaron las trece constelaciones hoy conocidas por la humanidad. También conocían lugares de el firmamento donde según esta remota humanidad existía vida vegetal, animal o inteligente además, aquella civilización grabó el paso de un cometa que muchos millones de años después iba a ser visto por el ser humano, el llamado hoy "kohoutek". -SERIE DE ASTRONAUTICA. Según estos grabados habían conseguido salir al espacio, ya que aparecen pájaros mecánicos a cuyos lomos surcaban los aires estos seres. En esta biblioteca se mostraba los sistemas empleados por el hombre de entonces para vencer la gravedad, para salir al cosmos sin necesidad del combustible y de la fuerza que hoy precisan nuestros cohetes. -SERIE SOBRE ANIMALES PREHISTORICOS Se puede ver las figuras de estos hombres de grandes cráneos y pequeña estatura que persiguen y matan los más diversos tipos de dinosaurios: stegosaurus, triceratops, iguanodontes, etc. Muestran los ciclos biológicos de estos saurios prehistóricos. ¿por qué desaparecieron súbita y totalmente de la faz de la tierra?. -SERIE SOBRE ANTIGUOS CONTINENTES Según estas piedras los continentes poco o nada tienen que ver con la distribución actual, entre ellos podían incluirse dos míticos continentes como la Atlántida y Mú. -SERIE SOBRE LA SALIDA DEL HOMBRE DE LA TIERRA El hombre del mesozoico dejó testimonio de su gran marcha o salida del planeta, aquella civilización olvidada grabó la partida de la tierra del grupo de los "elegidos", rumbo a un planeta concreto de lo que entonces era considerado como una constelación más: Pléyades. -SERIE SOBRE UN GRAN CATACLISMO Hay un anuncio en las piedra sobre la proximidad de un formidable cataclismo, fruto de un desequilibrio que provocaría dicha humanidad, dos de las tres lunas que aparecen en muchos grabados cayeron sobre la tierra, originando el caos y la destrucción de esta humanidad. La clave de esta destrucción puede estar en las pirámides representadas y que fueron construidas para captar, transformar y distribuir la energía electromagnética que rodeaba y rodea nuestro mundo. -SERIE DE FLORA, FAUNA Y RAZAS DEL PLANETA La humanidad de la era secundaria grabó sus conocimientos sobre evolución, ciclos biológicos, etc, de los animales que poblaban la tierra en aquellos tiempos, además de aparecer animales desconocidos para el hombre de hoy, aparecen otros como los canguros que no son oriundos del continente americano. Además de animales aparecen plantas y flores hoy extinguidas. El doctor Cabrera ha bautizado a las piedras con el nombre de "gliptolitos" y califica a quienes las grabaron de "humanidad gliptolítica". A partir de sus interpretaciones de los dibujos grabados en las piedras afirma que esa humanidad gliptolítica fue creada por una raza superior que llegó a la Tierra desde algún lugar del cosmos. Al llegar a nuestro planeta, esa raza no halló vida inteligente, y decidió crearla a partir de un primate emparentado con el lemur, llamado notharcus, que se extinguió hace 50 millones de años. En su libro El mensaje de las piedras grabadas de Ica (Inti Sol editores, Lima, 1.976), afirma: "Mediante el trasplante de códigos cognoscitivos a unos primates que pertenecían a un tipo de primate muy inteligente generaron hombres." Aparentemente, las piedras dicen que había varias categorías humanas: los de mayor poder cognoscitivo son los que el doctor Cabrera denomina "hombres reflexivos y científicos", por encima de los cuales se situaban, por supuesto, sus creadores, los hombres llegados del cosmos. Uno de los elementos que confirman la creencia del doctor Cabrera es una piedra donde está labrado un mapa del mundo tal como era en el período terciario (esta piedra está representada en la portada de su libro, reproducida en página 461). Allí, la forma y la disposición de los continentes es completamente diferente de la actual, y considerando que la geología no supo hasta fines del siglo XIX y principios del XX que los grandes cataclismos de fines del terciario habían provocado cambios espectaculares en la forma y disposición de los continentes, el doctor Cabrera sostiene que esa piedra sólo pudo ser labrada por hombres que vivieron en un planeta con esa configuración y que, además, poseían los medios técnicos necesarios para recorrerlo y observarlo desde grandes alturas. Las teorías del doctor Cabrera no han encontrado demasiado eco en la comunidad científica. Algunos de sus adversarios han llegado a asegurar que Basilio Uchuya, el huaquero que ha proporcionado la mayor parte de las piedras al doctor Cabrera., es el único artífice de las mismas; según esta teoría, Basilio las graba, untándolas después con betún de los zapatos y quemándolas para darles una falsa pátina de antigüedad. Esta ingeniosa teoría no tiene en cuenta la edad de Basilio ni el tiempo que requiere fabricar una de estas piedras. El huaquero podría haber hecho, en toda su vida, unas 10.000; ¡pero se acercan a las 40.000 las que se han catalogado hasta ahora, y cientos de miles las que se suponen aún enterradas!. No obstante, el doctor Cabrera no carece por completo de apoyo. El francés Chanoux, en su obra Enigma de los Andes, aseguraba que las piedras de Ica podrían ser "la biblioteca de los Atlantes que han existido hace 50 millones de años". El periodista español J. J. Benítez, en su libro "Existió otra humanidad" (Plaza y Janés, Barcelona, 1.977), hablaba del hallazgo de dos cerros artificiales que recubrían un pavimento de piedras grabadas, en un lugar cercano a Palpa (Perú) hacia el cual parecen apuntar nada menos que las líneas de nazca.

Ecco spiegazioni di tipo diverso ora:

Cerca del Valle de Nazca en el Perú, se encontraron unas piedras que están gravadas con figuras que muestran acontecimientos milenarios y dibujos extraños, los cuales han sido objeto de discusión a cerca de su veracidad.
Lo interesante de este tema radica, en que en estas piedras está gravada toda una enciclopedia de la historia de la humanidad y este tema me recuerda el tratado en un articulo anterior, en el cual se expreso también los Misterio de los sumerios y los anunakis, los cuales dejaron su historia plasmada en tablas de piedra en las cuales también dejaron impresos acontecimientos de su vida diaria y además conocimientos como la creación de la raza humana por extraterrestres.

Uno de los hechos más interesante que se presenta en las imágenes gravadas en las piedras de Ica es lo relacionado con la convivencia de los dinosaurios con los humanos, ya que estos se extinguieron hace mas de 60 millones de anos y los humanos tienen entre 2 y 4 millones de antigüedad. También es interesante los gravados que están dibujados en muchas piedras que han descubierto en las cuales aparecen las trece constelaciones conocidas hoy por la humanidad. En esta serie de piedras aparecen los sistemas empleados por los antiguos para vencer la gravedad. Y en una de ellas aparece un hombre mirando por lo que parece ser un telescopio.
 

Sin embargo como sucede en todo tipo de hallazgos arqueológicos, surgen muchas preguntas a cerca de la veracidad de lo descubierto y las investigaciones científicas son costosas y demoradas. Actualmente se sigue generando todo tipo de expectativa por estos descubrimientos que e incluso gran parte de la comunidad científica ignora este encuentro

Ancora meglio  §

El hombre siempre ha soñado con encontrar aquellas fabulosas remotas civilizaciones que cuentan múltiples mitos y leyendas. Y tal como he comentado en mi bienvenida al blog, a pesar de los miles de años transcurridos y de las múltiples catástrofes sufridas por este planeta a lo largo de su dilatada historia, todavía se van encontrando vestigios que ayudan a completar el puzzle Y generalmente se encuentran esporádicas y limitadas pruebas de la existencia de otros hombres y de otras culturas e imperios remontándonos en el pasado hasta unos 15.000 años.

Una de las últimas sorpresas que nos ha deparado la Paleontología ha sido el descubrimiento del «hombre de Leakey», en Olduvai (Tanzania), de una edad estimada máxima de un millón de años. Pero este hallazgo de los Leakey, eminente familia de paleontólogos y antropólogos, constituye tan sólo un hecho aislado. Aunque luego se han encontrado otros restos más antiguos de homínidos en distintas partes del mundo que han ampliado la posible antigüedad del hombre hasta unos pocos millones de años.

Evidentemente esta antigüedad del ser humano en la Tierra anula cualquier posibilidad de coexistencia con los grandes dinosaurios.

Por otro lado los paleontólogos se siguen preguntando por qué estos animales prehistóricos tan numerosos y resistentes desaparecieron súbitamente de la faz de la Tierra. ¿Cómo puede explicarse este singular hecho? La repentina extinción de estos millones de gigantescos saurios que dominaban los antiguos continentes del planeta era, en efecto, una incógnita fascinante. Muchos de esos gigantescos saurios habrían permanecido o se habrían transformado, adecuándose a las nuevas necesidades de sus hábitats. Pero nada de eso ocurrió.

En 1980 un grupo de investigadores liderados por el físico Luis Álvarez (Premio Nobel) descubrieron, en las muestras tomadas por todo el mundo de las capas intermedias entre los períodos Cretácico y Terciario de hace 65 millones de años, una concentración de iridio cientos de veces más alta que lo normal. El final del cretáceo coincide con la extinción de los dinosaurios y de los ammonites.

Plantearon así la llamada “Hipótesis de Álvarez”, conforme la cual la extinción de los dinosaurios y de muchas otras formas de vida habría sido causada por el impacto de un gran meteorito contra la superficie de la Tierra hace 65 millones de años. El nombre de la hipótesis se debe a los dos científicos que propusieron la hipótesis en 1980: Luis Álvarez y Walter Álvarez (padre e hijo).

Para demostrar esta hipótesis, las investigaciones se centraron en encontrar una capa en la corteza de la Tierra con niveles elevados de iridio. Los niveles del iridio son generalmente más altos en asteroides y otros objetos extraterrestres. La evidencia del iridio fue descubierta anteriormente al descubrimiento del cráter de Chicxulub, en la península de Yucatán.

Por tanto, si consideramos que el último dinosaurio murió hace unos 65 millones de años, y que los hombres u homínidos (que se sepa) habitaron la Tierra desde hace unos 4 millones de años, entonces parece imposible que un hombre jamás hubiera visto un dinosaurio. Sin embargo, hay evidencias de que realmente los hombres y los dinosaurios vivieron juntos en el pasado. Y esto solo se puede explicar con dos alternativas: o el hombre ha estado en la Tierra hace más de 65 millones de años o han existido dinosaurios hasta épocas mucho más recientes de lo que pensamos.

Juan José Benítez (Pamplona, 7 de septiembre de 1946) es un periodista español, conocido por sus trabajos en ufología y su serie de novelas Caballo de Troya. En 1975 escribió su obra “Existió otra Humanidad”, en la que he basado parte de este artículo.

Se han encontrado dibujos en cuevas, en la región del Gran Cañon del Colorado y otros lugares, que parecen mostrar dinosaurios, mamuts y otros animales extintos. Asimismo, hay una cantidad de leyendas que parecen relatos de encuentros entre hombres y dragones, una versión mitológica de los reptiles gigantes.

En la epopeya de Gilgamesh (3000 aC) se dice que mató a un dragón gigante que devoraba árboles y otras plantas. En dos capítulos del libro de Daniel en la Biblia hay un recuento de un dragón que los babilonios adoraban. Alejandro Magno y su ejército dijeron que encontraron un dragón que estimaron tener una largura de 33 metros, un una cueva en la India. En China hay una gran cantidad de leyendas y dibujos que indican que reptiles gigantes vivieron allá en el pasado. Incluso mencionaban que una familia real usó algunos reptiles grandes para tirar de su carruaje.

También la gente de los países nórdicos construyó sus barcos con representaciones de dragones marinos. Se habla de un tipo de dragón que tenía grandes patas traseras y patas delanteras cortas, igual como sabemos que existieron por los huesos fosilizados. De relatos más recientes tenemos recuentos de héroes que mataron dragones. Se dice que Beowulf y San Jorge mataron dragones y sus descripciones corresponden de manera notable con las reconstrucciones modernas de varios tipos de dinosaurios.

Del el siglo 10 dC nos llega un relato irlandés en que hay una descripción de un estegosaurio. Nerluc, en Francia, debe su nombre de un hombre que mató un dragón cuya descripción es muy parecida a esa de un triceratops. Libros de ciencia y escritos de naturalistas del siglo XIV indican que los dragones eran aún animales vivientes, aunque ya casi extinguidos.

Hay varios recuentos de reptiles voladores en la historia. Herodoto describió correctamente las características de un reptil reconocido por restos fósiles en tiempos modernos. La tribu de los Sioux se refiere a un pájaro de trueno. Su descripción y dibujos coinciden con ese dinosaurio volador que hoy llamamos teranodon. En Inglaterra se reportó un reptil volador durante el siglo XV.

También actualmente hay informes de testigos que han visto algunos tipos de reptiles gigantes, caminando, nadando o volando, en Australia y en África, cerca de bosques tropicales, en varios lagos del mundo y en el mar. El más famoso lugar es Loch Ness, donde miles de personas han visto y fotografiado un monstruo, que parece un tipo de Plesiosauro. Pero, no es el único lugar, y hay miles de testigos que han visto reptiles gigantes en otras partes del mundo.

Pero todos estos descubrimientos y relatos han quedado empequeñecidos, aunque la ciencia oficial los ignora, por los descubrimientos efectuados hace unos cuantos años en un lugar de Perú, situado en un desierto blanco y pedregoso del Departamento de Ica, por el doctor Javier Cabrera. Ica es un departamento que está ubicado al oeste del Océano Pacífico y al norte de la región de Nazca, lugar famoso por sus enigmáticas pistas El doctor Cabrera habría descubierto la más sorprendente prueba de la existencia de otra civilización que pobló el planeta posiblemente hace millones de años, ¡en la época de los Dinosaturios!

A diferencia de los restos antes mencionados a los que se aplican una serie de teorías y conjeturas sobre la existencia de homínidos remotos. Esta vez se trataba de múltiples pruebas materiales. El doctor Cabrera había logrado reunir en su casa de la ciudad de Ica hasta un total de 11.000 piedras en las que aparece grabado el más antiguo mensaje del que tenemos noticia.

Son once mil piedras de todos los tamaños en donde una remota civilización recopiló sus conocimientos. Hay desde algunas muy pequeñas, de apenas 50 ó 100 gramos, hasta otras de 40 o más kilos. Y en ellas pueden verse grabados con conocimientos en astronomía, zoología, medicina, biología, etc… Y viéndolas se tiene la impresión de que la vida en el planeta probablemente llegó del espacio.

Las piedras de Ica describen una civilización que al parecer habría llegado a convivir con los dinosaurios. En una de las piedras se muestran grandes saurios prehistóricos. Allí se explica la manera de destruir al stegosaurus, un saurio prehistórico perteneciente a la rama de los dinosaurios blindados y que vivió en el período Jurásico. En el altorrelieve de la amarillenta piedra pueden distinguirse las placas óseas verticales que se extendían a todo lo largo del lomo del animal, así como la doble fila de placas que protegían a este dinosaurio. Y también vemos en su cola una serie de pinchos, que le servían como arma defensiva.

Esta civilización también grabó el ciclo biológico del stegosaurus no sólo para ofrecer un conocimiento de zoología, sino también para explicar que la única forma de exterminar a este saurio era destruyéndolo desde sus formas más primitivas. Puede verse una hembra del stegosaurus, que se diferencia del macho por su cuello más largo, así como también el proceso de metamorfosis que sufrían las crías. Junto al stegosaurus adulto también grabaron las crías. Primero sin patas, luego con las dos patas anteriores y después con las patas posteriores. A esto se le llama metamorfosis.

Sin embargo la Paleontología enseña que los reptiles prehistóricos no experimentaban metamorfosis. Los nuevos saurios nacían de un huevo, pero ya con su forma definitiva. Por lo tanto lo que se indica en las piedras no encaja con lo que enseña la ciencia actual. Hasta ahora habíamos creído que los reptiles prehistóricos nacían de los huevos con sus formas completas. Pero estos grabados nos están mostrando lo contrario.

Nadie podría reflejar un conocimiento tan exacto del ciclo biológico de un animal si no lo hubiera observado meticulosamente. En una de las piedras varios hombres portan armas y están hiriendo al animal, ya que se supone que estos grandes saurios amenazaban la vida de aquella civilización.

Durante la Era Secundaria muchas especies de estos enormes saurios se extendieron por todos los continentes y mares. Y el hombre de aquel tiempo suponemos que no tuvo más remedio que declararles la guerra. Por eso en estas piedras, cuando aparecen escenas de caza de dinosaurios, siempre se extienden las matanzas hasta las crías de los animales antediluvianos. De esta forma, con la muerte del macho y de la hembra y la destrucción de los huevos y las crías conseguían un exterminio prácticamente completo. Rompían su ciclo biológico.

Los altorrelieves cubren la superficie de la piedra, explicando primero el ciclo biológico del stegosaurus para pasar a continuación a otra secuencia desconcertante. Dos hombres de extrañas caras se habían situado sobre el lomo del animal. Y parecían atacar al gran saurio. El stegosaurus medía unos seis metros de longitud. Y aunque parece ser que se alimentaba de vegetación, puede comprobarse en las piedras que también atacaba al hombre. Pues bien, ésta parece ser una de las razones por las que esta civilización prehistórica emprendió también la guerra contra el stegosaurus.

Este enorme saurio tenía en la cabeza un hueso tan débil que con un golpe se le podía matar. Pero, ¿cómo se las arreglaban estos cazadores para llegar hasta el cráneo? Según puede verse los dos seres parecen caminar sobre el lomo del animal prehistórico.

El stegosaurus, como otros reptiles, disponía de un cerebro normal y de un ganglio pélvico que regía el automatismo de la parte posterior del cuerpo del animal. Esto ha sido reconocido por la Ciencia actual. De ahí que se les haya llamado también saurios de doble cerebro.

En su columna vertebral se producía un ensanchamiento superior al del cerebro propiamente dicho y que tenía por finalidad el control de esa zona posterior del gran saurio. Pues bien, los cazadores subían por la cola —concretamente por el estrecho corredor que quedaba entre las dos hileras de placas óseas— y llegaba hasta la altura de la cintura escapular. Esa doble dependencia era fatal para el animal, puesto que hacía insensible su cola. Y esto lo sabían los hombres de las piedras grabadas. Ascendían por el lomo del saurio hasta que éste sentía algo sobre la zona del ganglio pélvico. En ese instante el stegosaurus volvía la cabeza y el cazador le podía romper el cráneo de un golpe.

Se han llegado a reunir series de grabados para otras especies de saurios, como el triceratops, el tyrannosaurio, el megaquiróptero (murciélago gigante), el stegosaurus y el agnato. De estos animales se dispone series completas, mientras que de otros se tienen solo series parciales. Por ejemplo, sobre el agnado, peces sin mandíbulas, hay más de 100 piedras. pude comprobar la evolución, la clara metamorfosis de este pez prehistórico que vivió en nuestros océanos en el período Devónico (Era Primaria o Paleozoica)y al que se le señala, por tanto, más de 320 millones de años.

Según indica la Paleontología, estos peces sin mandíbulas son los primeros vertebrados conocidos. Sus restos se encuentran ya en el período Silúrico, pero son comunes sólo durante el referido período Devónico. Algunos —sigue afirmando la Paleontología— vivieron en el mar, y otros, en agua dulce. La única especie de agnato conocida en la actualidad fue encontrada en Vietnam. La mayor parte disponía de un casco óseo alrededor de la cabeza y parte frontal del tronco, así como gruesas escamas también óseas sobre el resto del cuerpo.

Hay varias piedras de gran peso con grabaciones de este mismo tipo de pez sin mandíbulas, pero, con una sensacional diferencia respecto a las anteriores piedras. En este caso, el agnato aparecía devorando una pierna humana. Estos peces eran gigantescos. Los agnados actuales son muy pequeños. Es decir, con estos peces prehistóricos sucedió exactamente igual que con los grandes reptiles de la Prehistoria. Los descendientes» actuales han visto reducido su tamaño hasta extremos insospechados.

En otras enormes piedras hay también grabaciones y altorrelieves con otros tipos de dinosaurios. Así como con el stegosaurus no había mucho peligro para los cazadores, no sucedía lo mismo con el tyrannosaurio. Este formidable monstruo carnívoro tenía el cuello corto y robusto y la cabeza provista con poderosas mandíbulas. La Paleontología asegura que hizo su aparición a finales del período Cretácico, es decir, hace más de 65 millones de años. Tenía quince metros de longitud y seis de altura, y sus patas delanteras eran tan cortas que, según parece, no podían llegar hasta la boca.

El tyrannosaurio era sin duda uno de los más terroríficos e implacables enemigos de esta civilización prehistórica. Y contra él fue dirigida gran parte de la operación de destrucción. Pero la táctica para exterminarlo no podía ser idéntica a la empleada en el caso del stegosaurus. En una de las piedras se reproduce la figura de uno de estos feroces monstruos del Cretácico. Y junto a él se ven hombres que portan armas. El tyrannosaurio era un animal sumamente peligroso. ¿Qué hacían entonces los cazadores?

En primer lugar, tal y como ve en la piedra, le dejaban ciego. De esta forma, otro cazador podía ascender por la cola y lomo del animal, golpeándole en la cabeza. Pero, no en cualquier punto del cráneo. El arma que porta el hombre tiene una especie de rayado. Y en la cabeza del tyrannosaurio han grabado también otro punto, con un rayado idéntico al del arma. Pues bien, eso parece indicar que debían golpear al monstruo prehistórico en una zona concreta del cráneo.

Estas nociones precisas de la anatomía de un tyrannosaurio, de un stegosaurus, de un triceratops, etc., así como de sus ciclos biológicos, sólo pueden revelar un conocimiento profundo de la fauna existente en aquella remota época. Un conocimiento que sólo podría producirse de haber coexistido con dichos seres.

Distribuidos a la perfección entre las dos caras de otra piedra puede verse un enorme pájaro, aparentemente mecánico, sobre el que vuelan dos seres que portan sendos telescopios y con los que miran hacia la tierra. Pero, ¿qué buscaban aquellos hombres? La respuesta estaba también en el grabado. A ambos lados de la piedra, y coincidiendo precisamente con su parte inferior, aparecen los grabados en altorrelieve de dos dinosaurios. Un tercer hombre, idéntico a los que se encontraban sobre el pájaro, descendía hasta el lomo de uno de los dinosaurios y mientras se sujetaba al pájaro con una especie de cable, con la otra mano hundía un cuchillo en el cuerpo del animal.

En aquel grabado también hay otros tres elementos sorprendentes. Se trata de lo que parecen ser tres lunas situadas en distintas posiciones del cielo en el que se movía el gran pájaro. Parece ser que estos seres habían conseguido vencer la fuerza de la gravedad y disponían de aparatos voladores que en las piedras aparecen representados como pájaros.

Aparentemente esas máquinas voladoras les permitieron extender su guerra contra los saurios prehistóricos a todo lo largo y ancho del planeta. En muchos casos, como en el del tyrannosaurio, cegaban al animal, lanzando una descarga sobre el mismo. Esto les permitía descender desde sus aparatos voladores para rematar al monstruo o bien ascender hasta su cabeza por la cola y el lomo.

Esta es una de las más impresionantes piedras de la gran biblioteca de piedra. Allí se mostraba la existencia de una civilización con tecnología avanzada. Hasta el momento, ninguna de las teorías a favor de la existencia de remotas civilizaciones se había podido apoyar en pruebas tan concluyentes. Según se deduce de los distintos grabados, el hombre prehistórico luchó intensamente contra los dinosaurios y demás reptiles. Fue una guerra a muerte, sin tregua. Una guerra que fue más allá que la matanza de los saurios, puesto que se rompió el ciclo biológico de estos animales prehistóricos, anulando así la supervivencia de estas especies.

Muy probablemente la combinación de estas matanzas masivas y el formidable cataclismo explican esa súbita extinción de los más formidables y terribles animales que jamás hayan poblado la Tierra. De no haber sido por estas razones, tal vez hoy seguirían poblando y dominando el planeta.

Según las piedras también parece que en aquella época remota la Tierra tenía tres satélites. Se deduce que un posible desfase en el magnetismo de la Tierra fue provocando un desajuste en las órbitas de dos de estas Lunas, que terminaron por caer sobre el Planeta. Este impacto terrorífico convulsionó los continentes y océanos, provocando una formidable catástrofe. Pero, ¿cuándo tuvo lugar realmente dicho cataclismo? Las piedras grabadas parece tienen la respuesta.

Un detalle fundamental a la hora de valorar las piedras labradas es que su tamaño está en proporción directa a la importancia del tema que se relata en dichas piedras. Esto querría decir que, cuanto más pesada fuera la piedra y cuanto más trabajo y esfuerzo se hubiera empleado a la hora de la grabación, más trascendental era la información que se exponía. De ahí, por tanto, que los altorrelieves señalaran generalmente conocimientos mucho más decisivos que los simples grabados. Éste era el caso, por ejemplo, de la pesada piedra referida al stegosaurus,

Así sucede igualmente con otra formidable mole de piedra de media tonelada en la que se muestra una matanza de hombres por parte de los dinosaurios. En aquella descomunal piedra pueden verse unos altorrelieves en que se muestra como saurios prehistóricos de varios tipos devoran y atacan a hombres. Es curioso que otras piedras en que estos hombres grabaron también ciervos, caballos y una extensa gama de animales, son más pequeñas. Pero en este caso, con los grandes reptiles, no ocurre lo mismo. Casi todos están grabados en piedras de gran tamaño y peso. Casi todos en altorrelieves. ¿Por qué razón?

Todo parece indicar que en estos casos, cuando se toca el tema de los dinosaurios, no se trata ya de cacerías más o menos deportivas. Se trata de la guerra de aquella civilización contra sus mortales enemigos. Por eso plasmaban estas escenas en piedras mayores, con altorrelieves. En demostración de lo que decimos hay otra gran piedra en que se muestra que el hombre no debía aproximarse ni entrar en el lugar que señala la roca labrada. Si lo hacía, podía morir. En esta piedra se está señalando un área donde vivían dinosaurios adultos y las formas intermedias de éstos. Eran terrenos de dominio de los grandes saurios.

En otra de las piedras grabadas puede observarse un hombre que sostiene un extraño corazón. Y junto al hombre se encuentra un reptil prehistórico de gran aleta dorsal y que, según la Paleontología, apareció en el Carbonífero Superior, subsistiendo hasta el período Pérmico Medio. Es decir, en plena Era Paleozoica o Primaria. Este grabado nos está revelando el profundo conocimiento que tenía aquella civilización de la fisiología y anatomía de sus innumerables enemigos.

En una serie de piedras dedicadas a los saurios prehistóricos se pueden distinguir hasta 37 tipos distintos de grandes saurios, perfectamente clasificados por la Paleontología, así como otros muchos, desconocidos aún para la ciencia moderna. Todas las piedras y todas las series están vinculadas entre sí. Y buena prueba de ello es una serie que reflejaba los hemisferios oriental y occidental del Planeta, grabados en dos pesadas piedras circulares. Hemisferios donde apenas si se pueden reconocer los continentes que hoy habitamos. Hemisferios que constituían el globo terráqueo… hace millones de años. Y en estas piedras de los viejos continentes hay varias desconcertantes sorpresas: allí aparecen grabados lo que parecen ser continentes hoy desaparecidos y que hemos dado en llamar Atlántida y Mu. Y en dichas masas continentales figuran las razas que los poblaron.

Pero la piedra más sorprendente de las encontradas es una en dos de las caras laterales de la roca se ven tres seres —idénticos en su fisonomía a los que aparecen en las restantes piedras grabadas— que portan catalejos y que miran hacia la parte superior de la piedra, en que pueden observarse estrellas, cometas, nebulosas, constelaciones y toda una serie de signos, Parece que representan trece constelaciones, que incluyen las Pléyades y las doce constelaciones conocidas Aquellos tres astrónomos observan la bóveda celeste, perfectamente grabada en la parte superior de la piedra. Y parece que para aquella civilización, las Pléyades tenían una importancia significativa.

Las Pléyades, según Isaac Asimov, es considerado como un pequeño cúmulo de estrellas de brillo moderado de la constelación de Tauro. Nueve de las estrellas del cúmulo son suficientemente brillantes como para poder ser observadas a simple vista, aunque algunas de ellas se encuentran muy juntas y es difícil distinguirlas por separado. Este cúmulo ha sido denominado por la mitología las Siete Hermanas. Cuando en 1610 Galileo enfocó su telescopio hacia las Pléyades, comprobó que podía contar sin esfuerzo 36 estrellas.

Los astrónomos han estimado que la distancia media entre las estrellas del cúmulo de las Pléyades equivale sólo a un tercio de la separación interestelar media en las proximidades de nuestro sistema solar. Hoy se sabe que el grupo entero se encuentra a unos 400 años-luz de nosotros y que abarca una región del espacio de unos 70 años-luz de diámetro. Aún cuando las Pléyades son el cúmulo más grandioso de cuantos se pueden observar a simple vista, no constituyen sino una muestra sumamente pálida del espectáculo que se nos ofrece a través del telescopio.

Pero en el firmamento de esta gran piedra también está grabado nuestro Sistema Solar. En este grabado aquellos seres nos indican que eran capaces de observar el Cosmos Y por descontado que con simples catalejos habría sido imposible observar constelaciones que están tan alejadas de la Tierra. Esta civilización nos está señalando que tenían capacidades de visión telescópica y que podían dirigir sus aparatos de astronomía hacia aquellos lugares del Universo que desearan, escrutando así las maravillas del espacio.

Pero en esta fantástica piedra hay algo más. En muchas de las grabaciones se repiten unos símbolos que probablemente constituyen una clave para la lectura de estas piedras. Esos símbolos, en una determinada posición, parece que significan vida inteligente, mientras que en otra posición indican que no hay vida inteligente. Pues bien, este elemento se encuentra también repartido aquí y allá, entre las distintas constelaciones y astros que han quedado grabados en esta bóveda celeste.

En efecto, unas diminutas hojas rayadas, así como unos extraños rombos y pequeños cuadrados aparecen grabados en las distintas figuras que representan las nebulosas y planetas. Parece que estos seres tenían conocimiento de la existencia de vida en el espacio exterior y que estaban observando si hay vida en el firmamento. Y si la interpretación de los símbolos es correcta, parece que en las Pléyades había vida inteligente.

Aquí hay que aclarar que la edad del terreno donde se han extraído estas piedras (Ocucaje y Nazca) pertenecen a una de las placas antiguas del planeta. Su antigüedad, por tanto, sería francamente difícil de precisar. Quizá entre 200 y 500 millones de años. Pero, ¿Quién puede saberlo realmente?

Según el doctor Cabrera, el descubridor de la biblioteca de piedra, parece que la edad en que vivió esta civilización que grabó las piedras podría ser contabilizada, más que por años, por ciclos solares. En el estudio de las piedras se pudo observar que esta civilización contaba el tiempo en meses de 28 días. Al multiplicar esos 28 días por 13 constelaciones se obtienen 364 días, que se supone era la duración del año en aquella época. O sea, que la Tierra empleaba en aquellos tiempos un total de 364 días para cubrir una vuelta completa en torno al Sol.

Pero, ¿por qué 364 días? ¿Y por qué nuestro mundo da hoy 365,25 días en completar esa misma órbita? Esta era la primera de las trascendentales pruebas que ofrece esta piedra sobre la antigüedad de la gente que la grabó. Nosotros llamamos año al tiempo que la Tierra necesita en dar una vuelta completa alrededor del Sol. Y según los más avanzados cálculos astronómicos, ese movimiento de traslación se cubre en 365 días más unas pocas horas.

Y, ¿a qué es debida esta diferencia entre el año de 364 días de aquella civilización y el nuestro de 365,25 días? Está demostrado que el Sol pierde materia. Y está demostrado también que esa pérdida de materia, aunque mínima, tiene unos efectos concretos sobre los planetas que giran alrededor del astro rey. Al perder materia, la atracción ejercida por el Sol sobre los astros que se mueven en torno suyo es ligeramente menor. Esto provoca un alargamiento de la elipse que dibuja la Tierra en su órbita alrededor del Sol. ¿Y qué sucede cuando la elipse de la Tierra se alarga? Lógicamente, que el año también se alarga.

Entonces, ¿no será que ese día y esas horas de más nos están midiendo realmente el tiempo transcurrido entre el hombre que grabó estas piedras y nosotros? Si llevamos estos razonamientos a cifras matemáticas sabemos que cada 100 siglos se produce un segundo de diferencia. Según estos cálculos esta civilización habría existido hace 840 millones de años. Probablemente hay algún cálculo incorrecto, ya que esta antigüedad, incluso para los dinosaurios, parece excesiva. Pero lo que si parece indicar es una antigüedad de muchos millones de años.

Entre los signos que aparecen grabados en la bóveda celeste de la piedra se observa un corneta. Además del zodíaco, con trece constelaciones también figura nebulosa Cabeza de Caballo, denominada así por su semejanza con la cabeza de un caballo. Una nebulosa que la Astronomía califica como oscura y que se encuentra situada en las proximidades de una de las estrellas del cinturón de Orión. Y además de las constelaciones, del cometa ya citado, de los planetas y de la nebulosa Cabeza de Caballo había otros elementos. Y uno de ellos parecía un eclipse anular de Sol.

Y el 24 de diciembre de 1973 el cometa Kohoutek estuvo más cerca que nunca de la Tierra en su viaje por el cosmos. Y se registró igualmente el eclipse anular de Sol. La Luna se colocó durante unos segundos ante el disco solar, formando un majestuoso anillo. Y Venus y Júpiter se situaron en la posición señalada por los astrónomos y por las grabaciones en aquella piedra de Ica.

Eran, pues, 13 elementos zodiacales, 2 planetas, la Luna, el Sol, la nebulosa Cabeza de Caballo y el cometa Kohoutek, coincidiendo con la más absoluta precisión. En total, 19 factores. Había que descartar, necesariamente, la coincidencia. Los seres que habían grabado aquella piedra habían tenido conocimiento de la existencia de este cometa.

Los astrónomos dijeron en un principio que el cometa Kohoutek tenía una órbita de 10.000 años. Poco después rectificaron y la incrementaron hasta los 40.000. Por último dejaron sentado que la órbita del Kohoutek era más bien parabólica y algunos astrónomos barajaron cifras de millones de años para su órbita.

Las piedras nos estaban cuantificando el tiempo transcurrido entre aquella civilización y la nuestra. Podemos percibirlo a través de la fauna ya extinguida, de los continentes que desaparecieron y por la propia diferencia de la morfología de aquellos hombres.

Pero, si hace tantos millones de años hubo otros seres humanos, ¿cuántas civilizaciones, todavía desconocidas y olvidadas, poblaron igualmente nuestro mundo entre el entonces y ahora?

Hay que reconocer que todo lo relacionado con la biblioteca de piedra de Ica parece realmente fantástico, aunque resulta difícilmente concebible que sean falsificaciones de los indígenas de la zona. Lo que es cierto es que con métodos como el Carbono.14 es prácticamente imposible determinar la supuesta gran antigüedad de estas piedras. Las razones principales en favor de la fiabilidad de estas piedras lo constituyen los conocimientos que aportan y que parecen difíciles de imaginar en los indígenas de la zona y por el ingente trabajo que implicaría grabar estas miles de piedras y darles una patina de antigüedad. Pero cada uno es libre de decidir.

Che è una affermazione corretta e fondata su argomentazioni di qualche sostanza. Ora passiamo a qualcosa di più fantascientifico ed enigmatico.


Los colonizadores espaciales de las Américas

El continente americano es otra porción del planeta que guarda las misteriosas marcas del pasaje de extraterrestres por la historia: Palenque, el dios Quetzalcóatl, las figuras de Nazca, el candelabro de Paracas, las Piedras de Ica... y tantos otros interrogantes.

Cuando el doctor Alberto Ruz Lhuiller entró por primera vez al interior de la pirámide de Palenque, ya debía tener la intuición de que encontraría algo muy interesante. Como miembro del Instituto Nacional de Antropología de México, él conocía lo suficiente de la cultura maya para presentir que aquella pirámide en peldaños contenía alguna cosa especial, lo bastante para colocar su nombre definitivamente en los anales del Instituto.

La pirámide de Palenque queda en la entrada de la península de Yucatán, el gran brazo de tierra que separa el golfo de México del mar del Caribe. Palenque forma parte de un gran complejo de ruinas que testimonian la presencia de la civilización maya en el territorio que hoy pertenece a cuatro países: México, Guatemala, Honduras y Belice.

En el día 15 de julio de 1952, Alberto Lhuller (el descubridor de la pirámide de Palenque) y una pequeña expedición científica se aventuraban a penetrar en aquella enorme construcción. He aquí su relato:

“En el día 15, pudimos mover la piedra y entrar en la misteriosa cámara que veníamos procurando tan ansiosamente desde 1949. El momento de trasponer el umbral fue, por cierto, de indescriptible emoción. Yo estaba en una cripta espaciosa, que parecía tallada en hielo, pues tenía paredes cubiertas por una capa calcárea lustrosa, y las numerosas estalactitas que pendían de las bóvedas como cortinas, y las grandes estalagmitas suscitaban la impresión de enormes cilios. Esas formaciones calcáreas eran resultado del agua de lluvia que se filtraba a través de la pirámide durante mil años.”

En las paredes del templo, enormes figuras representaban los guardias del sarcófago. Todos ellos poseían pico de ave y las largas plumas del pájaro místico quetzal, que representaba Quetzalcóatl el dios Venus para los mayas. En el centro del templo, un enorme monolito tapaba un sarcófago inviolado.

Ahora ya acostumbrado con los grandiosos monumentos de la civilización maya, el doctor Alberto Lhuiller se espantó con el tamaño del sarcófago: “Lo que más me sorprendió en esta cripta fue el enorme monumento que la ocupaba casi toda. Imaginen una piedra horizontal de 3,80 por 2,20 m, esculpida de los lados y en la cara superior, reposando sobre un bloque monolítico cuyos lados son igualmente esculpidos”.

El monolito pesaba seis toneladas y la expedición tuvo que erguirlo con los únicos instrumentos a disposición en el interior de la pirámide: dos macacos de automóvil. Y lo que ellos vieron no los decepcionó.

En el interior del sarcófago había un esqueleto de un hombre de 40 a 50 años, con una máscara de jade y perlas en las manos. Aparentemente, nada había en él de anormal, a no ser el hecho de poseer 1,73 de altura, cuando los mayas nunca pasaban de 1,55 m.

El mayor choque sucedió cuando las linternas iluminaron la laja de seis toneladas que protegía los restos de aquel ser. En aquel monolito de casi 4 m de altura estaba registrada la descripción más explícita, hasta ahora encontrada, de un astronauta de la Antigüedad en el comando de su nave.


Cualquier cabeza libre de preconceptos puede percibir que aquella laja registra un ser manejando comandos manuales y pedales, mirando a través de un visor en dirección a símbolos celestes. Este ser parece estar instalado en el interior de una nave de características contemporáneas, en la cual existen llamaradas de fuego saliendo de su parte trasera.

Obviamente, es extraño un astronauta andrajoso, como un indio, comandando una nave espacial. Mas no se debe encarar esta representación como un retrato realista. Los escultores de aquella laja probablemente no vieron la nave y su ocupante, pero supieron de sus características a través de relatos pasados de generación en generación.

Palenque es apenas uno de los misteriosos monumentos de piedra encontrados por las Américas. Por eso ninguno hasta hoy sabe responder con absoluta certeza cuál era la función de aquellas inmensas y perfectas construcciones de roca que el tiempo no destruyó. La tradición de los pueblos americanos habla de gigantes y dioses venidos del espacio a bordo de naves voladoras, pero la antropología oficial no acepta cualquier relación entre esas leyendas y las construcciones titánicas, y no explica tampoco otras cosas: los mayas tenían un calendario astronómico y astrológico avanzadísimo, mas aparentemente desconocían la rueda; cada escalón de las pirámides mayas fue construido según una orientación milimétrica de esos calendarios; los mayas sabían que Venus tiene 584 días por año, y calcularon que el año terrestre tendría 365,2420 días (las computadoras modernas afirman que el año exactamente es de 365,2422 días); sus tablas astronómicas abarcan períodos de 400 mil años.


¿Los mayas aprendieron esas cosas por sí mismos? ¿Cómo puede un pueblo de conocimientos tan impresionantes entregarse a la práctica de sacrificios sangrientos de sus niños y jóvenes, en honra de los dioses? ¿Quién enseñó esos conocimientos a los mayas?
Popol Vuh: El libro sagrado de los mayas

Veamos algunos trechos del Popol Vuh, este libro de los mayas escrito en la lengua quichua. Infelizmente, la traducción fue adulterada en parte por traductores españoles, pero no deja de ser muy interesante:

“El nombre del lugar para el cual (los dioses) Balam-Quitzé, Balam-Acabe Iqui Balam se dirigieron a la caverna de Tula, siete cavernas, siete gargantas. También los Tamub y los Ilocab se mudaron allí. Era este el nombre de la ciudad donde recepcionaron a sus dioses... Unos, después otros, dejaron los dioses atrás, y Hacavitz fue el primero... También Mahucutah abandonó su dios. No en tanto, Hacavitz no se escondió en la floresta, mas desapareció en el interior de una montaña desnuda...”

¿Eso no parece la versión de un motín de los colonizadores?

Sigue el Popol Vuh: “Dice que (los primeros hombres) fueron creados y moldeados; no tuvieron madre ni padre, pero, a pesar de eso, eran llamados hombres. No fueron nacidos de una mujer, no fueron producidos por un creador o formador, ni por Alom y Caholom, mas sí creados y formados por milagro, por encanto...”.

Y Popol Vuh parece tener también su propia versión del Diluvio:

“(Los dioses) miraban a la distancia y podían discernir lo que sucedía en el mundo. Cuando ellos miraban, veían todo alrededor, la cúpula del cielo y el interior de la Tierra. Sin moverse, ellos veían que todo se ocultaba en la distancia. Ellos veían de una sola vez el mundo entero del lugar que estaban. Su sabiduría era grande. Sus ojos alcanzaban cada arboleda y montaña y lago, cada colina, mar y valle. En verdad, ellos eran hombres asombrosos.

”Entonces los dioses cubrían sus ojos con un velo e hicieron que las cosas se empañaran como cuando el hálito toca el espejo. Entonces ellos sólo pudieron ver lo que estaba cerca y claro. Así, ellos destruían todo el conocimiento de los primeros hombres.”

Existen semejanzas entre el Popol Vuh y el Viejo Testamento que dispensan mayores comentarios, como esta extraída de la Parte 2, Capítulo 2:

“Para toda aquella gente, la naturaleza de tal árbol era maravillosa, por lo que sucedió en el momento en que pusieron entre sus gajos la cabeza de Hun Hunahpu. Y los señores de Xibalbá ordenaron: ‘¡que nadie venga a recoger de esta fruta! Que nadie venga a ponerse debajo de este árbol!’”

Recordemos una vez más que este es el libro sagrado de los quichuas, uno de los pueblos que hicieron parte de la civilización maya, y que fue escrito muchos años antes de que los españoles surgieran con la Biblia, uno de sus más poderosos instrumentos de dominación.
Quetzalcóatl

“Quetzalcóatl” es una mezcla de las palabras “pájaro” (quetzal) y “serpiente del agua” (cóatl). Quetzalcóatl era adorado por los aztecas como el Gobernante divino de la segunda Era, la Serpiente Emplumada, el Pájaro del Trueno, el Lucero de la Mañana. Tradicionalmente, era identificado con el planeta Venus.

Cuentan las tradiciones aztecas que Quetzalcóatl vino de una tierra extraña del Sol naciente, en trajes claros, y que usaba barba. Enseñó al pueblo todas las ciencias, artes y costumbres, y bajó sabias leyes. Hizo el maíz crecer cuando el algodón ya nacía colorido. Un día salió en dirección al mar, embarcado en un navío que lo llevó hasta la “estrella del alba”.

Curiosamente, ¿esa historia no es muy semejante a la leyenda del Oannes de Sumeria, distante millares de kilómetros de Mesoamérica? Por lo tanto, ¿qué habría en común entre los sumerios y los aztecas? ¿La Atlántida?

La leyenda todavía cuenta que Quetzalcóatl se estableció en Teotihuacán, la monumental ciudad religiosa que hoy se encuentra en territorio mexicano. Y “Teo-Ti-Hua-Khan”, en el antiguo Egipto, significaba “la cabeza de la ciudad de dios, la capital consagrada al Sol”.

O bien podemos notar que antes del Gran Imperio Inca, los tiahuanacos, a orillas del Lago Titicaca (Perú) conocieron a un símil de Quetzalcoátl: Viracocha, otro “dios instructor”. Las similitudes entre las historias de ambos es más que evidente.
Las Figuras de Nazca

En el día 22 de junio de 1939, a pocas semanas del inicio de la Segunda Guerra Mundial, el astrónomo norteamericano Paul Kosok sobrevolaba el Sur del Perú cuando avistó algo en la superficie que lo dejó aterrorizado. Él corrió hasta la cabina del piloto de la Fawcett Lines, pero el piloto no se espantó con las marcas que se veían allá abajo. En verdad, ellos ya conocían aquella faja desértica cerca de la frontera chilena como “los terrenos de aterrizaje pre-históricos”.

Estos terrenos están en Nazca y representan uno de los más gigantescos complejos de obras humanas de la Antigüedad. Son figuras inmensas de animales dibujados en el suelo, mezclados con las rectas paralelas y perpendiculares que recuerdan inmediatamente las pistas de los modernos aeropuertos.

Nazca es uno de los terrenos más secos de todo el mundo. El grado de precipitación es “cero”, simplemente no llueve en Nazca, por eso, no existe mejor lugar para registrarse las marcas en la piedra, marcas que duran millares de años.

Algunos de los animales miden más de 100 m, y son decenas, representando, entre otras cosas, una iguana, arañas, macacos, pájaros, un perro, un pica-flor, peces, ballenas, fragatas, un pájaro con pescuezo de serpiente, papagallos y simples caracoles. Los diseños son de soluciones gráficas muy elaboradas e inteligentes, hasta para nuestros tiempos. Los antiguos habitantes de Nazca dibujaron en el suelo cada animal con una sola línea continua, que nunca se cruza. La precisión y la inteligencia de los trazos es patente, siendo que dos de aquellos animales impresionan particularmente por su avanzadísima concepción visual: una araña y un picaflor.

¿Para que servían esos dibujos? No existe ninguna respuesta definitiva. Algunos hablan de danzas rituales que seguían en fila por las concavidades del suelo, otros hablan de una representación astronómica grabada en el suelo, y hay quien habla de un campo de aterrizaje para las astronaves.

Una cosa es indiscutible: los dibujos de Nazca fueron orientados a lo alto. Al nivel del suelo, ellos no tienen el menor sentido; son apenas líneas sin lógica esparcidas por del desierto.
Los Misterios de Paracas

A pocos kilómetros de Nazca, en la costa peruana, se encuentra el “candelabro” de Paracas. Está cavado en la roca, y representa una de las más gigantescas formas de manifestación cultural de todos los tiempos –un dibujo tallado en el abismo con 183 m de altura. El “candelabro” (otros prefieren el “tridente”) es visible a 20 km de la costa.

Algunos estudiosos arriesgan que este monumental diseño fue un marco de orientación para las naves que se dirigían al campo de Nazca. Es sólo una hipótesis, mas existen otros misterios en Paracas que todavía no fueron esclarecidos. Como, por ejemplo, las momias de jóvenes mujeres decapitadas en Paracas. Cuentan las leyendas que allá existía una “escuela quirúrgica de peritos en intervenciones cerebrales”, lo que explicaría las diversas momias con el cráneo cortado que fueron descubiertas en Paracas. Pero no es sólo eso: las leyendas locales también hablan de serpientes voladoras y hombres voladores que usaban grandes anteojos.
Las Piedras de Ica

Algunos kilómetros al norte del complejo Nazca/Paracas está la ciudad de Ica. En 1961, el profesor Javier Cabrera Darquea descubrió que piedras extrañamente dibujadas estaban siendo comercializadas por los indios locales como souvenirs o pisapapeles.

El profesor Darquea resolvió investigar el origen de aquellas piedras, y descubrió que éstas provenían de algunas cavernas de la localidad de Ocucaje, a 40 km de Ica. Y, cuanto más piedras él veía, más espantado quedaba. En fin, Darquea consiguió transformar una casa de Ica en museo y dedicó el resto de su vida a recoger y a estudiar tales piedras.

Once mil piedras después, el profesor Darquea llegó a la misma conclusión del arqueólogo americano George Squier, que vivió en la mitad del siglo XIX: “En la cultura peruana existirían dos épocas distintas: una situada en un pasado lejano, detentora de avanzada tecnología y cultura, y otra –la de los incas– muy próxima del hombre contemporáneo”.

Las piedras de Ica registran animales prehistóricos como los megaterios (perezosos-gigantes), megaceros y mamutes. Según el profesor Darquea, existen piedras que documentan los ciclos reproductivos de los dinosaurios, de los megaquirópteros (un murciélago gigante pre-histórico) y del agnato, un pez primitivo sin maxilares que vivió hace 4-5 “millones” de años.

No hay solo imágenes pre-históricas en las piedras de Ica. Existen retratos detallados de operaciones de cesáreas, de transfusiones de sangre, transplantes de hígado y de corazón. Y existen también estrellas, cometas, y hombres mirando para el espacio a través de lunetas.

Cuentan las leyendas incas que fue en Tiahuanaco donde los dioses se reunieron para crear a los hombres. Tiahuanaco está en el margen boliviano del lago Titicaca, a 3.812 m de altitud, y sus ruinas, datadas de 3.000 años atrás, están llenas de inmensos bloques de arenisca de hasta 10 toneladas algunos con agujeros de 2.5 m de profundidad. Hay también, como apilados en un canto, conductores de agua tallados en la piedra, midiendo precisamente 2 m de largo. Tales conductores impresionan por su precisión y por los cantos lisos, pulidos y exactos. Algunos autores, por el hecho de que el agua no necesita de conductores tan sofisticados, levantan la hipótesis de que tales caños se prestarían al transporte de alguna forma de energía.

¿Quién talló esos conductores? Y, ¿quién construyó la enigmática Piedra del Sol en un único bloque de roca de 12 toneladas?

Según la tradición local, hace muchos milenios, allí surgió una nave espacial dorada, proveniente de las estrellas. De la nave descendió Orejana, la madre primitiva de la Tierra, que poseía apenas cuatro dedos ligados por una especie de membrana. Después de generar setenta hijos terrestres, Orejana volvió en la nave dorada hacia las estrellas. (Algunos de los monumentos de Tiahuanaco poseen extraños seres de cuatro dedos.)

La tradición inca demás cuenta que estos hijos de Orejana eran “grandes hombres blancos barbudos que habían ejecutado lajas con algunas letras (...). Aparte de su crueldad y su ferocidad, practicaban públicamente el abominable vicio de la sodomia”. Ellos medirían 6 m de altura, y se alimentarían de tiburones, ballenatos y grandes peces.
Una leyenda Hopi

Esparcidos por los Estados de Arizona y de Nuevo México existen todavía 18 mil indios hopi. Los hopi son considerados indios especiales de la América del Norte, tanto por el avanzado aprendizaje cultural de sus antecedentes pre-colombinos, como por los extraños complejos de moradas en la roca.

En el “Book of the Hopi” (de Frank Waters, Nueva York, 1963), se lee que para aquella tribu el primer mundo habría sido el cosmos infinito, donde existiría Taiowa, el creador. Sus ancestros habrían conocido diversos mundos antes de escoger la Tierra. Una leyenda hopi citada en este libro cuenta que en los tiempos antiguos hubo una lucha por la Ciudad Roja del Sur, y que todas las tribus eran formadas por “kachinas” –seres no-humanos y no- terrestres– que actuaban como consejeros y protectores de la tribu. A cierta altura de los acontecimientos, los hopis habrían sido cercados por enemigos en la Ciudad Roja del Sur, cuando entonces fueron auxiliados por los kachinas, que providenciaron túneles subterráneos en tiempo record. Después los hopi se retiraron, a través de esos túneles, por detrás de esas líneas enemigas, los kachinas así habrían hablado: “vamos a quedar aquí para defender la ciudad. Todavía no llegó la hora de nuestro viaje para nuestro planeta distante”.
Lo que cuentan los indios

En las leyendas de los indios brasileros, en sus ritos que, poco a poco, se disipan de sus más viejas tradiciones, existen referencias sorprendentes del contacto de sus antepasados con seres “muy poderosos”. Pero no siempre la mentalidad civilizada consigue entender.

El Brasil obviamente no escapa de los registros del pasaje de seres fantásticos en un pasado muy remoto. Infelizmente, casi no existen investigaciones específicas dedicadas a este tema. La antropología considera a las leyendas indígenas como fruto de una imaginación inocente, la misma que transformó Caramuru en divinidad. Y muy pocos acostumbran pensar en esas leyendas como registros históricos desfigurados por el tiempo.

El escritor suizo Erich von Däniken, fue a realizar investigaciones al Brasil, después del gran suceso de “¿Eran los Dioses Astronautas?”, alrededor de 1972. Este libro, lanzado en 1969, no fue el primero en tratar la presencia de extraterrestres en la historia. Von Däniken no inventó este estudio, pero ayudó a popularizar esa historia como nadie.

En el Brasil, von Däniken visitó las ruinas de Siete Ciudades, en el Piauí, donde puede atestimoniar su absoluto abandono, por parte de las autoridades, y la total ausencia de investigaciones, en la época, sobre aquel misterio heredado de la pre-historia brasilera.

Von Däniken disiente que se puede usar el término “ruinas” para Siete Ciudades: “No existen restos de piedras esparcidos de manera desordenada, que, otrora, podrían haber sido dispuestos en construcciones irregulares. No existen, igualmente, monolitos con cantos agudos y encajes artificiales, semejantes a los encontrados en la altiplanicie boliviana, en Tiahuanaco. Ni procurando la manera más metódica posible, ni recorriendo la fantasía más fértil e imaginativa, serían discernibles allí los escalones, las escaleras, o rutas, en cuyas márgenes, antiguamente, habría habido casas para vivir. ‘Siete Ciudades’ constituyó un solo caos enorme, igual a Gomorra, aniquilada por el fuego del cielo. Allí, las piedras fueron destruidas, desgranadas, fundidas por fuerzas apocalípticas. Y debe hacer mucho, pero mucho tiempo que las llamas voraces contemplaron su obra de destrucción total”.

La mayoría de las pinturas e inscripciones de Siete Ciudades están a 8 m de altura del suelo, en paredes de difícil acceso, y permanecen prácticamente indescifrables. Uno de los extraños símbolos es muy parecido a la descripción del “vimana” (objeto volador) de la India antigua.
Hablando con las Estrellas

Erich von Däniken también colectó algunas leyendas referentes a visitantes del espacio entre indios brasileros. La primera de ellas fue contada por el indigenista Felicitas Barreto, y dijo respecto a la tribu de los caiapós, moradores del Alto Xingu:

“Lejos de aquí, en una estrella alienígena, se reunió un consejo de indios que tomó la deliberación de mudar la aldea. Y los indios comenzaron a cavar un agujero en el suelo. Ellos cavaban siempre más hondo, hasta que saldrían del otro lado del planeta. El cacique fue el primero en tirarse dentro del pozo, y después una larga y fría noche llegó a la Tierra. No en tanto, los vientos allí eran tan fuertes que el cacique fue llevado de vuelta para su tierra natal.

”Entonces el cacique relató su aventura al consejo, contando que había visto un mundo bonito, azul, con mucha agua y muchas arboledas verdes, y dio la sugerencia a los indios para que se mudaran a aquel mundo nuevo. El consejo decidió aceptar la sugerencia del cacique y dio la orden a los indígenas de torcer cuerdas largas de copos de algodón. Y por esas cuerdas ellos descendieron por el pozo, despacio, para que de la Tierra no fuesen tirados de vuelta para su planeta de origen. Como hicieron una bajada bastante lenta, entrando en la atmósfera que envuelve la Tierra, lograron terminar la gran jornada y, desde entonces, viven en la Tierra.

”Al inicio todavía estaba en contacto con su tierra originaria, a través de cuerdas, mas, cierto día, un mágico maleficio las cortó, y, desde esa época, los indios esperan que sus hermanos y hermanas vengan a la cima y ellos se reúnan en la Tierra...”

“¿Los indios todavía hablan con las estrellas?”, preguntó von Däniken a la doctora Felicitas Barreto.

“No hablan ‘en’ estrellas –respondió ella–, mas sí ‘con’ estrellas. Frecuentemente quedan sentados, horas, asegurándose en los hombros, en una fila larga, sin proferir cualquier palabra. Si, después de tal meditación, se pregunta a uno de ellos lo que hizo, ciertamente él quedara debiendo una respuesta. No obstante, son de las mujeres que, en aquellos instantes, los hombres están conversando con el cielo.”

“¿Estarían rezando?”, preguntó von Däniken.

“No, rezando no. Mantienen una conversación silenciosa con alguien de la cima.”
Bebgororoti: el visitante del cielo

El investigador suizo también conversó con el indianista Joao Américo Peret, que le mostró fotos de una fiesta de los caiapós, en su aldea del río Fresco, sur de Pará. Las fotos muestran algunos indios en su vestimenta ritual, que cubre todo el cuerpo de los hombres como un mono, dejando expuestos apenas las manos y los pies. Y la cabeza está cubierta por un gran casquete de paja.

La semejanza de esos trajes con el uniforme de un astronauta parece obvia. Sucede que las fotos fueron tomadas en 1952, nueve años antes de que Yuri A. Gagarin mostrara al mundo con qué equipamiento, por primera vez, un hombre dio una vuelta orbital en nuestro planeta.

Existe una leyenda caiapó relacionada a ese traje ritual, la cual fue narrada por Peret a Erich von Däniken. El indianista afirmó haber oído la leyenda de la boca de Kubenkrakein, un viejo consejero de la aldea de Gorotire en el río Fresco. Así habló, en resumen Kubenkrakein, también conocido como “Gaway-Baba”, “el sabio”.

“Nuestro pueblo habitaba una región, lejos de aquí, de donde se avistaba la sierra de Pukato-ti, cuya cumbre estaba y continúa cubierta por la niebla de la incerteza, hasta hoy no levantada. El Sol, cansado de su extenso paseo diario, se echó en el pasto verde, detrás de unas arboledas, y Mem-Baba, el inventor de todas las cosas, cubrió el cielo con su manto, repleto de estrellas colgadas. Cuando una estrella cae, Memi-Keniti atraviesa el cielo para recolocarla en su lugar. Es esta la tarea de Memi-Keniti, el eterno guarda.

”Cierto día, Bebgororoti, viniendo de la sierra de Pukato-ti, entró por primera vez a la aldea. El vistió ‘bo’ (representado por el traje de paja en el ritual), que cubrió todo su cuerpo de la cabeza a los pies. En la mano llevaba ‘kob’, un arma de trueno. Todos los habitantes de la aldea quedaron apabullados y se refugiaron en las arboledas. Los hombres procuraron proteger a las mujeres y los niños, y algunos intentaron luchar contra el intruso, mas sus armas se revelaron frágiles por demás.”

El hombre contemporáneo, por lo visto, todavía no produjo un arma semejante a la usada por Bebgororoti:

“Toda vez que las armas de los indígenas tocaban en los trajes de Bebgororoti, quedaban desintegradas y hechas polvo. El guerrero, venido del cosmos, dio una risotada ante la fragilidad de las armas de los terrestres. A fin de dar una demostración de su fuerza, levantó el ‘kob’ (el arma de trueno), apuntó para un árbol o una piedra y, en seguida, destruyó ambas. Todos acreditaron que, con eso, Bebgororoti quería promover sus intenciones pacíficas, pues no vino para hacer la guerra con los indios. Y así continuó por largo tiempo.”

En seguida, según la narrativa de Kubenkrakein, se estableció la confusión en la tribu:

“Los guerreros más valientes de la tribu procuraron ofrecer resistencia, mas nada podían hacer sino acostumbrarse a la presencia de Bebgororoti, el cual nada intentó contra quien quiera que fuese. Su belleza, la blancura resplandeciente de su piel, su gentileza y su amor para con todos vencieron los corazones más recalcitrantes y cautivó a toda la tribu. Todos experimentaron una sensación de seguridad, y así quedaron siendo amigos.

”Bebgororoti, gustoso de luchar con las armas de nuestro pueblo y de aprender lo que era preciso para tornarse eximio cazador, llegó a superar, en el manejo de las armas, a los mejores entre los líderes tribales, el ser el más valiente de la aldea. Poco después, Bebgororoti fue aceptado como guerrero en la tribu. En seguida, fue escogido por una joven para marido. Se casaron y tuvieron hijos hombre y una hija moza, que llamaron Nyobogti.”

Como Oannes, en el Oriente Medio, y Quetzalcóatl, en Mesoamérica, Bebgororoti también dedicó su tiempo a enseñar a los nativos lo que ellos no conocían:

“Instruyó a los hombres en la construcción de la ‘ngob’, casa de los hombres, hoy existente en todas las aldeas indígenas. En aquella casa, los hombres hablaban a los más mozos de sus aventuras, y así los jóvenes aprendían como actuar en la hora del peligro y como pensar. En realidad, aquella casa era una escuela y Bebgororoti era el maestro.

”En el ámbito de la ‘ngob’ evolucionaban los oficios y las artes manuales, perfeccionando nuestras armas, y todo lo que allá se hacía era debido al gran guerrero proveniente del cosmos. Fue él que instituyó el ‘gran consejo’ en el cual discutimos los problemas de la tribu, y, al poco tiempo, se constituyó una organización más perfeccionada, la cual facilitó las tareas y la vida cotidiana de todos.”

¿Qué sería esa “arma de trueno”, el “kob”? El misterio aumenta cuando se queda sabiendo que, “cuando la caza era difícil, Bebgororoti tomaba el ‘kob’ y mataba a los animales sin herirlos. El cazador tenía siempre derecho de reservarse para sí la mejor parte de la caza, mas Bebgororoti, que no comía los alimentos usuales de la aldea, llevaba apenas lo estrictamente necesario para él y su familia. Sus amigos discordaban de esa actitud, mas él quedó irreducible en su modo de actuar”.

La narración del indio Kubenkraiken ya parece suficientemente fantástica hasta aquí, principalmente si tenemos en cuenta que esos hechos pueden haber ocurrido en pleno Amazonas. Y el misterio aumenta cuando “el visitante del cosmos” es tomado por una creciente nostalgia por la sierra de Pukato-ti, de donde él había venido años antes.

“Cierto día, Bebgororoti no consiguió dominar su voluntad de partir y abandonó la aldea. El reunió su familia, faltando sólo Nyobogti (su hija), que estaba enferma, y partió de prisa. Los días pasaron y Bebgororoti no fue encontrado en parte alguna. En tanto, él reapareció en la plaza de la aldea, lanzando terribles gritos de guerra. Todos pensaron que él habría enloquecido y procuraron calmarlo. Sin embargo, en el instante en que los hombres intentaron aproximarse a él, irrumpió una batalla feroz. Bebgororoti no hizo uso de su arma, pero su cuerpo vibraba completamente, y quien lo tocaba caía muerto. Así, los guerreros murieron uno después de otro.

”La lucha prosiguió por varios días, pues los guerreros muertos resucitaban y, nuevamente, intentaban vencer a Bebgororoti. Lo persiguieron hasta las cumbres de la sierra, cuando entonces sucedió algo terrible, pavoroso, que dejó a todos sin habla.

”Bebgororoti se dirigió hasta el borde de la sierra de Pukato-ti. Con su ‘kob’, destruyó todo a su alrededor, y, cuando alcanzó el tope de la sierra, los árboles y arbustos quedaron pulverizados. En seguida, hubo un estruendo pavoroso, que hizo estremecer a toda la región, y Bebgororoti desapareció en los aires, envuelto en nubes y llamas, fumaradas y truenos. Con esos acontecimientos, que hizo estremecer la tierra, las raíces de los árboles fueron arrancadas del suelo, los frutos silvestres perecieron, la caza sucumbió y la tribu comenzó a sufrir de hambre.”

Felizmente, la leyenda caiapó tiene un final feliz, Nyobogti, la hija de Bebgororoti se casó con un guerrero y dio a luz un niño. Cuando la situación en la tribu comenzó a ser insostenible, Nyobogti partió con su marido en dirección a la sierra de Pukato-ti, en busca de alimentos.

“Allá, ella buscó un determinado árbol en cuyo ramaje se sentó con su hijo pequeño en el cuello. Después pidió al marido que doblase los gajos del árbol, hasta que las puntas tocaran el suelo. En el instante que eso sucedió, hubo una fuerte explosión y Nyobogti desapareció en medio de nubes, fumaradas, polvareda, rayos y truenos.

”El esposo esperó durante algunos días. Y ya estaba perdiendo casi toda la esperanza y muriendo de hambre cuando, de repente, oyó un estruendo y vio que el árbol desaparecido volvió a su antiguo lugar. Tuvo entonces una sorpresa enorme, viendo la mujer delante, acompañada de Bebgororoti, trayendo una cesta grande llena de alimentos jamás vistos. Poco después, el hombre celeste se sentó de nuevo en el árbol encantado y dio orden de doblar sus gajos hasta que las puntas tocaran el suelo. Nuevamente, hubo una explosión y el árbol subió en los aires.”

A nuestros cerebros civilizados parece claro, que tal árbol era un aparato de transporte físico o molecular, algo que hacía a las personas ser enviadas hacia lugares desconocidos.

“Nyobogti volvió con el marido a la aldea y divulgó el mensaje de Bebgororoti, que era una orden: todos los habitantes debían mudarse, inmediatamente, para construir sus aldeas en el lugar donde recibirían alimentos. Nyobogti dijo también que ellos deberían guardar las semillas de los frutos, de las verduras y de los arbustos hasta la próxima época de las lluvias, para entonces dejarlas en la tierra a fin de obtener una nueva cosecha. Y nuestro pueblo se mudó para la sierra de Pukato-ti, donde vivió en paz. Las chozas de nuestras aldeas se tornaron más y más numerosas, y podían ser vistas desde las montañas hasta el horizonte...”

Es en memoria de Bebgororoti que los caiapós visten su traje ritual.
La Crónica de Akakor

Karl Brugger es un periodista alemán que se estableció en el Brasil como corresponsal de la radio y TV alemana, siendo un perito en historia, sociología y asuntos indigenistas.

Brugger conoció en Manaus, en el año 1972, un mestizo de la tribu de los uga-mongulala, llamado Tatunca Nara. Grabó 12 horas de declaraciones del mestizo y publicó el material en Düsseldorf, en 1976, con el título “Die Chronik von Akakor” (La crónica de Akakor).

Veamos algunos párrafos del relato de Tatunca Nara:

“Al comienzo todo era un caos. Los seres humanos vivían como animales, de manera irracional, sin saber, sin ley, sin labrar la tierra, sin vestirse, sin siquiera cubrir su desnudez. Ignoraban el misterio de la naturaleza. Vivían en grupos de dos o tres individuos. No andaban derechos, pero gateaban. Así fue hasta la llegada de los dioses, que les llevaron la luz.”

Según Tatunca Nara, esos hechos habrían ocurrido en una época localizada hace 15 mil años, en el 13.000 a.C.:

“Fue cuando, de repente, surgieron del cielo naves que brillaban como el oro. Enormes señales de fuego iluminaban la planicie. La tierra tembló y el trueno resonó sobre las colinas. Los hombres se curvaron en humilde reverencia delante de los poderosos forasteros, que vinieron para apoderarse de la Tierra.

”Los forasteros hablaron que su tierra natal quedaba en Xuerta, un mundo remoto, perdido en las profundidades del cosmos. Allá vivían sus ancestros y de allá ellos vinieron para transmitir sus conocimientos a otros mundos. Nuestros sacerdotes dicen que era un reino poderoso, de muchos planetas, numerosos como los granos de arena en la playa. Y hablan también de que los dos mundos, el de nuestros antiguos dueños y la Tierra, se encuentran de 6.000 en 6.000 años. Entonces, los dioses retornan.”

Según el relato de los antepasados de los uga-mongulala, esos “dioses” conocían el “pasaje de los astros y las leyes de la naturaleza. En verdad, sabían de la ley suprema que gobernaba al mundo (...). Gobernaron a los hombres y la Tierra. Sus naves eran más veloces de lo que vuela un pájaro. De día y de noche, sus barcos, sin vela ni timón, llegaban a su destino. Y poseían piedras mágicas para mirar a lo lejos. Mirando por esas piedras, se podían distinguir ciudades, ríos, colinas, lagos. Ellas reflejaban todo lo que pasaba en la tierra y en el cielo. En tanto, la mayor de todas las maravillas eran sus habitaciones subterráneas”.

Un día en el “año cero” (10481 a.C.), los dioses abandonaron la Tierra. Y los mongulala, instruidos por sus visitantes, se abrigaron en los subterráneos de Akakor.

En 10468 a.C. ocurre una terrible catástrofe que casi eliminó a todos los seres vivos. “¿Qué sucedió en la Tierra? ¿Quién la hizo temblar? ¿Quién hizo que las estrellas bailaran? ¿Quién mandó las aguas brotar de la roca? Hizo un frío terrible y un viento helado barrió la tierra. Hizo un calor tremendo y las personas murieron calcinadas con su propio hálito. Hombres y animales huyeron de pánico. Intentaron subir en los árboles, mas estos los repelían, llevándolos para las cavernas, que caían sobre ellos. El que quedó por debajo, venía para arriba. El que estaba por encima, caía en las profundidades”.

Tatunca Nara cuenta que sus antepasados mongulala se protegían con éxito en los escondrijos subterráneos. En seguida, otra hecatombe todavía más violenta se abatió sobre el planeta, pero los mongulala sobrevivieron para salir a la superficie y contemplar un paisaje muy diferente de lo que ellos conocían.

“La penumbra todavía estaba sobre la faz de la Tierra. El Sol y la Luna estaban cubiertos. Entonces en el cielo aparecieron naves imponentes, del color del oro. Grande era la alegría de los siervos electos. Sus antiguos señores estaban de vuelta. De rostro resplandeciente, descendieron en la tierra. Y el pueblo electo les ofreció sus presentes: plumas del gran pajaro de la floresta, miel de abejas, incienso y frutas. Todo eso los electos colocaron a los pies de los dioses... Todos, hasta los más humildes, subieron de sus valles y miraron a sus ancestros. No en tanto, fue pequeño el número de los que vinieron para saludar a sus antiguos señores...”

La crónica de Akakor llega a los detalles de señalar las naves usadas por esos “señores”: “El disco es de color oro, es hecho de un material desconocido. Tiene la forma de un cilindro de arcilla, la altura de dos hombres, uno colocado encima de otro. (...) No posee vela ni timón. (...) Podía volar más de prisa que el águila más fuerte y pasar por las nubes con la facilidad de una hoja danzando al viento”. La crónica todavía registra un “vehículo exquisito” de siete piernas, “que puede andar sobre las montañas y las aguas...”.

In inglese ora:

The Ica Stones are a collection of andesite stones alleged to contain ancient depictions of dinosaurs and advanced technology. They were reportedly discovered in a cave near Ica, Peru not far from the Nazca Lines.  The Ica stones were popularized by Javier Cabrera, a Peruvian doctor who received an engraved stone as a birthday gift in 1961. Cabrera identified the engraving on the stone as a stylized depiction of an "extinct fish" that lived millions of years before.  Carlos and Pablo Soldi, two collectors of artifacts who had failed to interest the archaeological community with their findings, found an interested party in Dr. Cabrera, to whom they sold 341 similar stones. Cabrera soon found another supplier, a peasant named Basilio Uschuya.

From these and other sources, Cabrera collected

over 15,000 engraved stones
over the next thirty-five years.

Description of the Stones

The stones come in all sizes. There are small ones that can fit in the palm of you hand while others are more massive. All of the stones have images that have been carved with continuous lines etched into the rock surface. The etching reveals a lighter color than the original dark varnish of age, yet the etched grooves also bear traces of this varnish, indicating that the carving was done in ancient times.

They are a form of Andesite, a gray to black volcanic rock, and a very hard mineral that would make etching quite difficult with primitive tools, a local river rock, covered with a patina of natural oxidation. Laboratories in Germany have authenticated the incisions that make up the carvings as extremely ancient. Nearby fossil finds indicate the area to be replete in bone fragments millions of years old.

Unlike clay figurines that have organic material (i.e. straw) in their composition, there are no organic materials in plain old rock that will tell anything of its age. Traditional radiocarbon dating techniques rely upon organic material (that was once alive) to determine age. The surface of these rocks, however, has a varnish that is the result of bacteria and minute organisms which have adhered to them. A good black varnish or patina will take thousands of years to discolor and coat each stone. Etching these rocks would have removed the existing varnish, revealing the bare rock. Since these rocks have developed additional varnish in the grooves, it seems likely that they have were carved a long time ago.

Depictions

Dr. Cabrera's library is organized by subject matter including physical and social sciences (races of man), (nature) ancient animals, geography (lost continents), and prophecy (the knowledge of global catastrophe.)

The stones depict a wide variety of scenes: dinosaurs attacking or helping humans, advanced technology, advanced medical operations, maps, and sexual depictions. While there is a degree of ambiguity that leaves room for differing interpretations, they display definite knowledge of things that are wholly anachronistic. They have caught the attention of many people inclined to question aspects of modern science, and Creationists and others have used the Ica stones to argue against prevailing scientific theories.

Ancient Astronomers and Astronauts

Cabrera attempted to resolve the many scenes into a narrative, and from there to decipher a history of the civilization he believed made the stones. He believed that the ancient technology belonged to what he called Gliptolithic Man, an extraterrestrial race which supposedly arrived sufficiently long ago to coexist with the dinosaurs and then genetically engineered modern man.

The Coiling Snake (DNA) and the Tree of Life

Cup, vessel, womb, or holy grail that receives the sperm (seeds) for creation

Pyramids, Tiwanaku, Sun Gods of Creation

Dr. Cabrera believed that some time after creating humans and megalithic monuments, the ancient astronauts left, utilizing the nearby Nazca Lines as a spaceport based on the harness of electromagnetic energy for propulsion of space faring vehicles. The entire area was made up of huge iron ore deposits that concentrated magnetic energy, creating an electromagnetic field of extraordinary strength.

Nazca Monkey

Nazca Humming Bird

Dr. Cabrera continued his research with geologists to interpret the maps on several stones showing a weird configuration of the world. Some angles and land masses looked vaguely familiar, but the majority were badly skewered into strange shapes. Geologists have confirmed that based on current computer projections, the shapes indicated on the rocks are indeed accurate for the planet Earth, as it was, about 13,000,000 (million) years ago - pre-stone age.

Stones depicting the continents of ancient Earth pointing to the existence of unknown continents that today remain a part of our collective mythologies.

Dinosaurs and Other Animals

Riding a horse long before they were brought to the American Continent  ( ooooppppssss ))

Medical Procedures

Cesearean Section

Heart Surgery: Blood vessels are shown being reconnected via re-absorption tubes utilizing the natural regeneration of cells.


Surgery

Tracheotomy

Other Findings

The stones are reported to have been found in caves and stream beds. Because they are rocks and contain no organic material, Carbon-14 dating cannot be used. No other method of radiometric dating has been applied to the stones. Furthermore, even a confirmation of the rocks' age would not prove that the engravings upon them had not been produced at a later date.

In 1998, Spanish investigator Vicente Paris declared after four years of investigation that the evidence indicates that the stones are a hoax. Among the proofs presented by this investigator were microphotographs of the stones that showed traces of modern paints and abrasives. The strongest evidence of fraud as claimed is the crispness of the shallow engravings; stones of great age should have substantial erosion of the surfaces.

In 1973 Basilio Uschuya confirmed that he had forged the stones during an interview with Erich von Daniken, but later recanted that claim during an interview with a German journalist, saying that he had claimed they were a hoax to avoid imprisonment for selling artifacts.

In 1977, during the BBC documentary Pathway to the Gods, Uschuya produced a "genuine" Ica stone with a dentist's drill and claimed to have produced the patina by baking the stone in cow dung. He continued to make and sell stones.

In 1996, another BBC documentary was released with a skeptical analysis of the stones and the newfound attention to the phenomenon prompted the authorities of Peru to arrest Basilio Uschuya, as under Peruvian law it is illegal to sell archaeological discoveries. Uschuya recanted his claim that he had found them and instead admitted that they were hoaxes, saying "Making these stones is easier than farming the land." He also said that he had not made all the stones. He was not punished, and continued to sell similar stones to tourists as trinkets.

Who actually created the Ica Stones? For now they remain an enigma.

ENIGMA!!!

“Comencé la colección de mis piedras en 1966 –declaró el doctor Javier Cabrera Darquea al escritor francés Robert Charroux en 1974-. Las primeras fueron encontradas por huaqueros o buscadores de cerámica.

“Mis piedras provienen de las civilizaciones de los primeros hombres cultos de nuestra tierra. Por razón desconocida, quizá un cataclismo natural, esa civilización desapareció, pero los hombres de la antigua Ica quisieron dejarnos un testimonio indestructible, o al menos susceptible de superar los peligros del tiempo. Esos archivos pertenecen a un pueblo culturalmente próximo a nosotros, pero heredero por línea directa de los conocimientos de nuestros grandes antepasados.

“Se puede pensar lógicamente que esos antepasados son atlántidos, huidos al hundimiento de su continente, y que llegaron a la región de Ica, donde dejaron sus ‘piedras parlantes’.

“Erróneamente se fecha la aparición del ‘Homo sapiens’ dos o tres millones de años antes de nuestra era. El hombre es mucho más antiguo de lo que se cree, y sin duda ha conocido a los grandes monstruos que implantaron su dictadura en el reino viviente de la era Secundaria.

“Puedo atestiguar que esos monstruos (plesiosaurios, diplodocos, iguanodontes, etcétera) vivieron a finales de la era Secundaria, sobrevivieron la terciaria, hasta una época en que los hombres lo conocieron y entablaron con ellos la lucha por la supremacía del mundo”.

La anterior es una declaración de principios que no tiene desperdicio. En ella vemos las mismas ideas “atlantófilas” de Waldemar Julsrud[1]; y se formula la “hipótesis” de que los dinosaurios convivieron con el ser humano. Esas ideas tal vez no serían extrañas en un jinete dedicado a la ferretería, pero en el director de la sección de Investigaciones de la Universidad de Perú, médico del Hospital Obrero de la ciudad de Ica, miembro del jurado del Concejo Regional y miembro correspondiente del Colegio Internacional de Cirugía, eran poco ortodoxas, por decir lo menos.

En 1966 el doctor Cabrera Darquea, que vivía en la pequeña ciudad de Ica, en la costa Sur del Perú, a unos 350 kilómetros de Lima, recibió como regalo de cumpleaños una pequeña piedra, un canto rodado, con el dibujo grabado de un ser extinto hacía millones de años: un pterosaurio. Fue su amigo Félix Llosa Romero quien le entregó la pieza inicial de su colección.

En 1955 los hermanos Carlos y Pablo Soldi, campesinos de Ocucaje, encontraron unas piedras extrañas un día que paseaban por la ribera del río Ica, que se había desbordado e incluso cambiado un poco de curso. Advirtieron de pronto, en el nuevo lecho del río, varias piedras negras, sobre las cuales aparecían dibujos de animales. Esas piedras fueron vendidas posteriormente a Cabrera poco antes de su muerte: Carlos murió en 1967 y Pablo en 1968 y a partir de ahí toda su colección pasó al Museo de Piedras Grabadas, situado en la planta baja de la casa de Cabrera, en la Plaza de Armas de Ica.

El relato de la forma en que fueron descubiertas las piedras de Ica es una copia fiel de la historia de Waldemar Julsrud y las figurillas de Acámbaro. Desde mi muy particular punto de vista nos estamos enfrentando no sólo a un fraude arqueológico, sino también a un plagio.

Aunque propiamente no es un plagio si es una gran mentira lo que afirma nuestro viejo conocido J. J.. Juan José Benítez dice que él fue quien mostró al mundo este fabuloso “enigma”. La verdad es que el primero en darlo a conocer fue Robert Charroux quien, en 1974, en compañía de su editor Robert Laffont y Francis Maziere visitó el lugar y luego publicó L’Enigme des Andes en ese mismo año[2]. Benítez publicaría su libro al año siguiente[3] y aprovechó que la traducción al español del libro de Charroux se hizo hasta 1976. Ese afán de protagonismo es normal en J. J. y en sus retoños, los ufólogos de tercera (generación) españoles.

Luego, de nuevo siguiendo a Cabrera, en 1962 se encontraron más piedras con dibujos e inscripciones en la Hacienda de Ocucaje, Cayando, Cerro Blanco, Chiquerillo, La Banda y Paraya. Según Cabrera las piedras se encontraban en las tumbas correspondientes a las culturas Ica, Inca, Nazca, Paracas y Tiahuanaco.

Antes de esa fecha no se habían encontrado piedras similares y los arqueólogos desconfiaron. Era muy raro ya que esas zonas habían sido ampliamente investigadas y excavadas. Además, los motivos no correspondían, en su mayoría, a estas culturas, sino que era una mezcolanza de diseños de culturas diferentes. Era evidente que habían sido fabricadas recientemente por personas con escasos conocimientos de las culturas prehispánicas.

Los campesinos vendían las piedras por muy pocos soles. Incluso el Museo Regional de Ica tenía algunas arrumbadas en las bodegas. Los arqueólogos las consideraban artesanías modernas.

En 1963 el comandante Elías, Director del Museo Naval de Callao, puesto que ocupó hasta 1973, compró algunas piedras para el museo. Elías enseñó su colección a Alejandro Pezzia Assereto, Director del Museo Regional de Ica, quien las daría a conocer a los periodistas. Dos años después el arqueólogo peruano Herman Buse de la Guerra les dedicaría algunos párrafos de su libro Introduccion Al Peru[4].

Probablemente uno de los primeros artículos publicados sobre el tema fue el de la revista Dominical del periódico El Comercio, en cuyo número del 11 de diciembre de 1966[5] se dice que el arquitecto Santiago Agurto Calvo, rector de la Universidad Nacional de Ingeniería Civil, de Lima, y el profesor Pezzia, arqueólogo del Patronato Nacional de Arqueología de Perú, habían conseguido tres piedras supuestamente extraídas de tumbas precolombinas en Max Uhle y Toma Luz. En las piedras se podían ver flores y pájaros estilizados.

Santiago Agurto llevó las piedras con los ingenieros Fernando de las Casas y César Sotillo, de la Facultad de Minas de la Universidad Nacional de Ingeniería Civil, en donde fueron analizadas. El reporte de estos ingenieros dice:

“Todas las piedras son andesitas fuertemente carbonatizadas, a pesar de que por su coloración y textura externas parecen ser entre sí de distinta naturaleza.

“Las piedras proceden de capas de flujos volcánicos correspondientes a series del mesozoico, características de la zona.

“La acción del intemperismo ha atacado la superficie de las piedras, cambiando los feldespatos en arcilla, debilitando por tanto su grado de dureza externa y formando una especie de cáscara que rodea la parte interior.

“La dureza exterior corresponde en promedio al grado 3 de la escala de Mohs, llegando a ser hasta 4.5 grados en la parte interna no atacada por el intemperismo.

“Las piedras pueden ser trabajadas prácticamente con cualquier material duro, como huesos, conchas, obsidianas, etc., y, naturalmente, con cualquier instrumento metálico prehispánico”.

Estas conclusiones, entre otras cosas, implican que las piedras fueron grabadas recientemente y no hace más de 65 millones de años, antes de la extinción de los dinosaurios. El mismo Cabrera declaró[6]:

“Hay que señalar que las piedras son de andesita, con una edad de 80 millones de años, y son resultado de la desintegración del macizo andino en el Mesozoico, y presentan fuerte pátina de oxidación que, como hemos dicho, recubre las incisiones, asegurando así su autenticidad.

“Yo he podido reunir once mil piedras, pero existen muchas más y deseo enriquecer al máximo la colección. Si se revela el lugar donde se encuentran las demás, curiosos, aficionados y turistas irán y harán de aquello un desastre, arruinando así la posibilidad de completar la biblioteca. Por tanto, antes que nada hay que reunir a los especialistas: luego, el gobierno peruano debería garantizar la conservación de los lugares, implantando una guardia permanente”.

Pero esas eran sólo palabras ya que Cabrera nunca permitió que verdaderos especialistas se involucraran en el asunto y nuca dio a conocer los sitios en donde supuestamente se encontraban las piedras.

“En mi colección –continúa Cabrera-, podemos ver reproducciones de estegosauros y otros animales antediluvianos como el triceratops, tiranosaurio y pterodontes cabalgados por seres humanos”.

Lo curioso es que estos saurios “voladores”, por lo que se sabe, solamente planeaban lanzándose desde acantilados ayudados por las corrientes de aire, ya que eran incapaces de volar y, por lo tanto, sería prácticamente imposible que pudieran volar con un hombre colgado a sus espaldas.

Otro detalle curioso es que en las piedras sólo aparecen animales conocidos en esa época (1960-1970) y no los dinosaurios encontrados recientemente, como el Albertosaurio, Anatosaurio, Anchiosaurio, Brachiosaurio, Carnotaurus, Chubutisaurio, Dacentrurus, Eoraptor, Fabrosaurio, Gallimimus, Heterodontosaurio, Kentrosaurio, Lambeosaurio, Megalosaurio, Hadrosaurio, Nodosaurus, Oviraptor, Patagosaurus, Saltasaurus, Ultrasaurio, Velociraptor, Xinosaurio, Zaphyrosaurio y otros.

Además, no aparecen representaciones de Anatosaurio, Brontosaurio, Hadrosaurio y Vulcanodon, cuyos restos fosilizados se han encontrado en el Perú; mientras que sí hay piedras con “dibujos” del estegosaurio que es originario de lo que posteriormente formaría Europa; del Triceratops, de Asia y Estados Unidos. Animales que de hecho nunca habitaron lo que hoy es Perú, o al menos no se han encontrado fósiles de los mismos.

SE DESCUBRE EL FRAUDE

Probablemente el primero en manifestar que todo se trataba de un fraude fue el arqueólogo americano John Rowe, quien no dudó en afirmarlo, después de analizar algunas de las piedras.

Roger Ravínez, miembro del Instituto Nacional de Cultura de Perú llegó a la misma conclusión. El 25 de enero de 1975 publicó un artículo sobre el asunto en El Correo de Lima. En él informaba que las piedras no poseían ningún sentido estilístico. Había mezcla de motivos nazca, mochica, tiahuanaco, etc. Tampoco había ninguna asociación con algún estrato, con lo cual era imposible tratar de fecharlas.

“Cabrera nunca ha querido mostrar el depósito o yacimiento de donde proceden estas piedras. Si lo hiciera, quizá pudiéramos averiguar la verdad y, por los posibles restos que hubiera en la zona, fechar la antigüedad de los grabados.

“Sólo conozco una piedra grabada que puede ser auténtica. El resto, todos esos miles y miles, son falsas”, afirmó.

“La única vez que estuve en Ocucaje hablé con la mujer que las graba, una tal Irma, quien me confesó que no tardaba ni una hora en trabajarlas”.

Ese mismo año la publicación suiza 24 Hebdo publicó otro artículo mencionando el posible fraude.

Así estaban las cosas cuando la revista peruana Mundial, publicada en Lima, decidió hacer una investigación sobre el asunto. Los reporteros descubrieron que habían varios lugareños que se dedicaban a fabricar las piedras, entre ellos, Basilio Uchuya e Irma Gutierrez de Aparcana. Mundial publicó un largo artículo (13 de las 62 páginas de la revista)[7] demostrando que las piedras eran una falsificación.

Basilio declaró la revista:

“Yo he hecho las 11,000 piedras del doctor Javier Cabrera. Mi técnica se basa en grabar las piedras después de haberlas calentado con estiércol de burro o caballo”.

Basilio declaró que durante diez años había grabado todas las piedras que componen el museo del doctor Cabrera. Mundial publicó nueve fotos que mostraban al artesano labrando las piedras. Uchuya decía que la inspiración la obtenía de los dibujos de revistas y libros de estampas de niños. La mayoría de estos mostraban dibujos de dinosaurios y dibujos médicos de operaciones. Las piedras quedaban negras porque después de horneadas con bosta de animales se les embarraba ¡betún de zapatos! Basilio era todo un artista. Hacía estas piedras para los turistas y nadie estaba tan enojado como él, porque su trabajo había sido deliberadamente distorsionado. Basilio confirmó que él y su familia proveyeron al museo local de casi todas las piedras que posee. Es más, tenía una carta firmada por el dueño del museo agradeciéndole su labor.

Los autores del reportaje informaron que la esposa de Uchuya les dijo:

“Hace varios días mi esposo y la señora Aparcana fueron llevados por el PIP[8] para que declararan si las piedras eran auténticas o falsas. Si las habían grabado o las habían encontrado. Mi esposo les dijo que todas las piedras que le había vendido al doctor Cabrera las había grabado él mismo. Que él no las había desenterrado. La señora Aparcana dijo lo mismo”.

Basilio negó que las hubiera encontrado y afirmó que eran falsificaciones que él y su esposa habían creado. No fue castigado, y siguió vendiendo las piedras a los turistas como baratijas. Basilio e Irma mostraron a los reporteros el lugar en donde sacaban las piedras, “un promontorio situado a unos dos kilómetros de sus casas”.

“Al llegar al sitio vimos dos perforaciones. Cada una de unos dos metros de diámetro y un metro de profundidad, más o menos. Después de media hora de escarbar, Irma Gutiérrez de Aparcana logró hacer un hoyo de un metro de diámetro y unos 50 centímetros de profundidad, y en ese punto dijo ‘Aquí hay una’. Era una piedra de unos 500 gramos, del tamaño de una mandarina. ‘¿Eso es todo? Preguntamos. ‘Ya les dije que son difíciles de encontrar, dijo, limpiándose el sudor de su frente”.

Irma informó que producía una 20 a 25 piezas por semana. Basilio dijo que había comenzado a fabricar piedras diez años atrás (en 1965), aunque los dos últimos años no había hecho ni una.

Javier Cabrera dijo que nadie era capaz de hacer 11,000 piedras por si sólo. Pero es cuestión de hacer números. Consideremos el número más bajo: Si Irma puede hacer 20 piedras por semana, trabajando 52 semanas al año, por 10 años, habría fabricado 10,800 piedras (prácticamente la cantidad en la colección de Cabrera). Si Basilio hizo otro tanto, y lo mismo Pedro Huamán y Aparicio Aparcana, entre otros, en tan sólo diez años tendremos más de 40,000 piedras de Ica rodando por todo el mundo en colecciones privadas. Cabrera siempre afirmó poseer 11,000 cantos rodados y decía que podía haber unas 50,000, aunque nadie vio tal cantidad: sólo la colección de Cabrera y unas cuantas más que vendían los artesanos citados a los turistas. En 1975 Marino T. Carcelan dijo a La Prensa haber exportado unas 600 piedras desde 1973[9]. Aún siendo cierto el número de 50,000, trabajando al ritmo de 25 piedras por semana esos cuatro artesanos pudieron haber fabricado más de esa cantidad. ¡Y no eran los únicos!
LA BBC CONFIRMA EL FRAUDE

En 1977 la BBC de Londres envió un equipo de producción de televisión para hacer el documental The Case of the Ancient Astronauts. Entre lo miembros del equipo se encontraban varios científicos: arqueólogos y antropólogos. La recepción que les dio Javier Cabrera fue todo menos calurosa. Parecía tener miedo de ser descubierto. Negó su permiso para que fotografiaran su colección y aún evitó discutir sobre su “extraordinaria evidencia científica”. Después de mucho insistir los ingleses consiguieron que Cabrera les proporcionara una piedra, misma que fue enviada al Institute of Geological Sciences en Londres, encontrando que se trataba de un fraude. El instituto reportó, luego de un atento examen al microscopio:

“Los bordes de los grabados son rectos y relativamente limpios, lo que es prácticamente imposible que se presente en piedras que han estado enterradas o expuestas al medio ambiente durante miles de años, como se nos quiere hacer creer”.

Nosotros añadimos que no solo son miles sino millones de años los que barajan los astroarqueólogos.

En cuanto a la capa superficial externa de las piedras, que se ha oxidado adoptando un color café oscuro intenso, el reporte de laboratorio dice:

“Se analizó la capa superficial de las piedras encontrando que fueron trabajadas después de que esta capa se formó por intemperismo, es decir, los grabados son modernos”.

El programa fue presentado en la televisión inglesa el 25 de noviembre de 1977.

Cabrera se defendió diciendo que, por pura coincidencia, se analizó una piedra trucada, pero que él tiene piedras auténticas. Sin embargo no ha permitido que se analicen estas piedras. Su argumento es que aunque en ninguno de los cantos rodados se ha podido constatar la oxidación de surcos, existen otros, que no han sido analizados, que sí presentan dicha oxidación. Lo único que hubiera podido avalar sus palabras hubiera sido que presentara tales piedras; pero eso nunca lo hizo.

Los productores de la BBC Tony Morrison y Ray Sutcliffe luego publicarían el libro Pathways to the Gods. Mencionan que, por un lado encontraron que Cabrera, otrora una de las figuras prominentes en la sociedad de Ica, en el momento de su visita se encontraba segregado de la sociedad, incluso su esposa lo había abandonado. Por el otro informaron que Basilio poseía “gran sentido del humor y logró hacer una “piedra de Ica” en pocos minutos horneando un canto rodado con estiércol de vaca que luego fue grabado con un taladro de dentista y terminado con betún de zapatos para darle la patina de antigüedad”. Basilio grabó las palabras BBC TV.

Más recientemente, en 1996, Neil Steede un arqueólogo que investigó las piedras de Ica para Los Misteriosos Orígenes de Hombre, un programa de corte creacionista, no encontró ninguna capa de corrosión química sobre los grabados, aunque las rocas sí que la tuvieran, sugiriendo que los grabados eran realmente más recientes que las rocas.

Basilio Uchuya, le fabricó una “auténtica” piedra de Ica con el taladro de un dentista y añadió la capa exterior cociendo la piedra en un horno con estiércol de vaca, todo ello en un tiempo récord.
EL TIRO DE GRACIA

Por si fuera poco ver a seres humanos conviviendo con dinosaurios, el extremo de lo ridículo comenzó a gestarse a principios de los noventa. Comenzaron a aparecer piedras con el tema de las relaciones homosexuales y el posible contagio de enfermedades de naturaleza sexual: una clara referencia al SIDA.

También se encontró una serie en donde se mostraba que los dinosaurios provenían de huevos, de los cuales salían larvas, que finalmente se metamorfoseaban para convertirse en tiranosaurios y otros dinosaurios.

Lo que se ha mantenido en el mayor secreto es una serie que muestra la última cena y la crucifixión de Cristo, de un Cristo con enorme cabeza típica de las figuras de Ica. Se dice que esta serie era guardada por Cabrera en una cuarta habitación a la que muy pocos han tenido acceso.

En 1991 Basilio mostró al periodista argentino Alejandro Chionetti algunos dibujos que el doctor Cabrera le había proporcionado como modelos para las piedras

Al comienzo de 1994 el español Vicente Paris comenzó a investigar las piedras de Ica y sus resultados constituyen el tiro de gracia para las piedras de Ica. Escribe Paris[10]:

“En efecto, no faltan en Ica quienes afirman haber visto al doctor entregar en mano a algunos campesinos del lugar los dibujos que éstos le devolverían grabados en los cantos”.

Vicente Paris dice que Irma Gutierrez de Aparcana le declaró lo siguiente:

“Al principio fue el propio Cabrera quien nos daba los dibujos para que se los grabásemos en piedras. Pero después, cuando vio que yo decía la verdad a la gente, dejó de darme trabajo y empezó a decir que yo estaba loca. A partir de entonces sólo encargó trabajos a Basilio”.

Paris consiguió llevar algunas piedras a España para que fueran analizadas. No obstante que dichos análisis fueron hechos por un grupo de aficionados a los fenómenos paranormales, los resultados son interesantes y, a la vez, contrarios a las afirmaciones del doctor Cabrera.

“Entre las diversas personas que examinaron las muestras fue José Antonio Lamich, fundador del Grupo Hipergea, el que nos dio la pista más importante. En su informe, este arqueólogo nos hizo notar la presencia de varios gránulos de papel de lija en las grietas de una de las piedras”.

No sólo se encontraron rastros de papel de lija, sino huellas del uso de sierras y fresas mecánicas, así como de ácidos. Además se alcanzaban a ver rastros de tinta que delineaban los dibujos. Paris se lamentaba que las rocas que habían sido analizadas hubiesen sido proporcionadas por el propio Basilio y no pertenecieran a la colección de Cabrera. El doctor podría decir simplemente que eran falsas, pero continuaría negándose a proporcionar una piedra de su colección. Por un momento Vicente Paris pensó en sustraer una de las piezas de la colección de Cabrera, pero se abstuvo de hacerlo.

“Pero otras personas si lo han hecho antes. Entre ellas dos geólogos de la universidad de Tucumán (Argentina) quienes, enfrentados a la misma situación, decidieron finalmente “tomar prestada” una de las piedras de Cabrera para analizarla en su facultad. El resultado fue concluyente: los grabados habían sido realizados con instrumentos modernos”.

Lo anterior sería suficiente para que cualquier persona medianamente inteligente se diera cuenta de que todo se trata de un fraude. Sin embargo existen personas con una sorprendente incultura científica (saludos J. J. Benítez) que aún incluyen las piedras de Ica como “sus enigmas favoritos”. Estas personas se quedan con unas cuantas piedras falsificadas y dejan de lado el impresionante peso de años de investigación en ciencias.

Recientemente se publicó en un sitio de internet[11] una fotografía de una pieza que se supone pertenece a la colección de Cabrera, pero no es una piedra y más bien se trata de una figura al estilo Acámbaro. Nuevamente encontramos esta correlación que apunta a que la posible fuente de inspiración de las piedras de Ica lo fueran las figurillas de Acámbaro.

Javier Cabrera Darquea murió en diciembre de 2001. Su hermana María Isabel Cabrera Darquea, y su hija, Eugenia Cabrera de Claux, continúan a cargo del museo de las piedras.

REFERENCIAS: libri e pubblicazioni sull'argomento se desiderate approfondire la cosa.

Agurto Calvo Santiago, Las piedras magicas de Ocucaje, El Comercio, Lima, 11 de diciembre de 1966.

Anónimo, El mensaje de otra gran humanidad, Expreso de Lima, ediciones de diciembre 21 a 26, 1974.

Anónimo, Exportador de gliptolitos dice que son artesanía, La Prensa, Lima, 7 de enero de 1975.

Anónimo, Las hizo Basilio Uchuya, Mundial, No. 6, 17 de enero de 1975.

Anonimo, The Amazing Ica Stones, The Peruvian Times, August, 25, 1972.

Benítez Juan José, Existió otra humanidad, Editorial Plaza & Janés (Col. Otros Mundos), Barcelona, 1975.

Benítez Juan José, Mis enigmas favoritos, Editorial Plaza & Janés (Col. Los Jet, Nº 238-8), Barcelona, 1994.

Buse de la Guerra Herman, ¿Misterio arqueológico o superchería?, El Comercio, Lima, 6 de enero de 1972.

Buse de la Guerra Herman, Introduccion Al Peru, Lima, 1965.

Cabrera Darquea Javier. El Mensaje de las Piedras Grabadas de Ica, Inti Sol editores, Lima, 1976.

Carroll Robert Todd, The Ica Stones, en: The Skeptic’s Dictionary (skepdic.com/icastones.html), 2002.

Charroux Robert, L’énigme des Andes, Editions Robert Laffont, Paris, 1974. Hay traducción al español: El enigma de los Andes, Plaza & Janés S. A., (Col. Otros mundos), Barcelona, 1976.

Däniken Erich von, La respuesta de los dioses, Ediciones Martínez Roca (Col. Fontana Fantástica), Barcelona, 1978.

Drum Ryan, The Cabrera Rocks, Info Journal, No. 17, May, 1976, pág. 10.

Gamez Luis Alfonso, El legado de los picapiedra, Magonia, 7 de octubre del 2003.

Jiménez del Oso Fernando, El hombre del Mesozoico, Más Allá, Nº 9, Madrid, Noviembre de 1989, Págs.18-28.

Jiménez del Oso Fernando, Ica, Producciones Culturales (Col. El Imperio del Sol, Nº 1), Video, 1989.

Paris Vicente, Las piedras de Ica son un fraude, Año Cero, 1998.

Pezzia Asserto Alejandro, Ica y el Peru Precolombino, Volumen I, Ica, 1968, pág. 25.

Piedras blandas de Ocucaje, La Voz de Ica, 19 de noviembre de 1973.

Ruiz Noguez Luis, La verdad sobre el mito von Däniken, Eso me interesa, Vol. I, No. 1, México, 1984, págs. 58-64.

Santiago Agurto Calvo, Las piedras mágicas de Ocucaje, El Comercio (suplemento), 11 de diciembre de 1966.

Sierra Javier, Las piedras grabadas de Ica: un enigma a debate, Más Allá, Madrid, Monográfico Nº 10, Septiembre de 1994, Págs. 102-104.

Story Ronald D., Guardians of the Universe?, St. Martin’s Press, New York, 1980.

[1] http://marcianitosverdes.blogspot.com/2006/10/los-dinosaurios-de-acmbaro-primera.htmlhttp://marcianitosverdes.blogspot.com/2006/10/los-dinosaurios-de-acmbaro-2.html

http://marcianitosverdes.blogspot.com/2006/10/los-dinosaurios-de-acmbaro-3.html

http://marcianitosverdes.blogspot.com/2006/10/los-dinosaurios-de-acmbaro-final.html

[2] Charroux Robert, L’énigme des Andes, Editions Robert Laffont, Paris, 1974. Hay traducción al español: El enigma de los Andes, Plaza & Janés S. A., (Col. Otros mundos), Barcelona, 1976.

[3] Benítez Juan José, Existió otra humanidad, Editorial Plaza & Janés (Col. Otros Mundos), Barcelona, 1975.

[4] Buse de la Guerra Herman, Introduccion Al Peru, Lima, 1965.

[5] Agurto Calvo Santiago, Las piedras magicas de Ocucaje, El Comercio, Lima, 11 de diciembre de 1966.

[6] Cabrera Darquea Javier. El Mensaje de las Piedras Grabadas de Ica, Inti Sol editores, Lima, 1976.

[7] Anónimo, Las hizo Basilio Uchuya, Mundial, No. 6, 17 de enero de 1975.

[8] PIP: Policía de Investigaciones del Perú.

[9] Anónimo, Exportador de gliptolitos dice que son artesanía, La Prensa, Lima, 7 de enero de 1975.

[10] Paris Vicente, Las piedras de Ica son un fraude, Año Cero, 1998.


Some more in English

"There were descriptions of technical devices and machines that traveled in space without consuming fuel." - Sr. J.J. Benitez
There is a collection of thousands of carved stones in Peru. Some believe they are ancient evidence of a lost advanced civilization which co-existed with dinosaurs, possesed spaceships, telescopes and advanced medical knowledge. Were these early visitors to Earth the orginal source of our planet's current six billion people?

INDEX

What are Ica Stones? | Where are they found? | How many are there? | Keeper of the stones | Rock Facts: Hardness | Very Difficult to Carve | First Recorded by Father Simon | Dinosaurs | Skeptic: Not Dinosaurs | First Dinosaur Skeleton | Scientific Dogma | Age of the stones | Coroborating Evidence: Ancient Footprints | Ancient Astronomy | Ancient Medicine | Ancient Continents | Comets are coming | Ancient Library | Links

What are Ica Stones?

The Ica Stones are real carved gray andesite rocks. The stones come in a variety of sizes. Some can easily fit your palm others are as large as a dog. 2

Where are they found?

The stones are found in a white rocky desert near the villages of Ocucaje and Ica, Peru near the Nasca Lines. A man named Bacilleo Achua once claimed to have excavated many of the stones from tombs in the area of the village of Ocucaje - 1 | 8

How many are there?

There are between 15,000 to 40,000 carved rocks. 3, 5, 6 I count over 170 in this photo but the resolution prevents us from saying if these are all carved versus ordinary or even painted stones. If there really are tens of thousands the possibility that they are a hoax is more remote due to the tremendous amount of work involved. If, for example, one person started at age 10 carving one stone per day and continued doing so for the next 80 years retiring at age 90, he/she would produce 29,200 stones.



According to one translation of "The Message of the Stones", by Dr. Javier Cabrera there were 6000 of them. "After a systematic review of the 6000 samples that made up my collection, I realized that in many stones the designs seemed to repeat themselves."

An author writing in Spanish says the Dr. stated there were a "million stones, buried in the desert" but he would not reveal the location because his life (and the lives of his family?) were in danger if he did. If threats were made, one might guess a culprit to be the Peruvian govt. who does not want an influx of new grave robbers tearing up the country.


Reasonable Skepticism in the Search for Truth
As we investigate the Ica Stones and other mysteries we must watch for exaggerations and false facts invented to support pre-held beliefs. Creationists and New Age thinkers are quick to point out cases where current science theory seems at odds with facts, yet they often lack healthy skepticism. One should demand sources and examine details carefully. Dogmatic Scientists, on the other hand, are too skeptical. They discard real facts which do not fit rigidly held beliefs.

The truth is out there, in the middle. The number of Ica Stones is verifiable. Someone reliable should count the ones available.

Authenticity

One time NASA scientist, Josef F. Blumrich (1913 - 2002) is cited by Kathy Doore (who sells pictures of the stones) as a man "who developed and designed the Saturn V rocket and participated in the design of Skylab" and who once remarked, " I am deeply impressed by what I have seen here, and I am happy to have found so much direct evidence of what I began to feel and understand before. There is not doubt in my mind about the authenticity of these stones." - April 29, 1974

The testimony of experts, while interesting, is only of value when reasons are given. Some reasons are given below for believing the Ica Stones to be authentic.

Age of the Stones

Each stone is carved with continuous lines etched into the rock surface and this gives a clue as to the age. According to an article on Ellie Crystal's web site:

"The etching reveals a lighter color than the original dark varnish of age, yet the etched grooves also bear traces of this varnish, indicating that the carving was done in ancient times. They are a form of Andesite, a gray to black volcanic rock, and a very hard mineral that would make etching quite difficult with primitive tools, a local river rock, covered with a patina of natural oxidation. Laboratories in Germany have authenticated the incisions that make up the carvings as extremely ancient. Nearby fossil finds indicate the area to be replete in bone fragments millions of years old.

Unlike clay figurines that have organic material (i.e. straw) in their composition, there are no organic materials in plain old rock that will tell anything of its age. Traditional radiocarbon dating techniques rely upon organic material (that was once alive) to determine age. The surface of these rocks, however, has a varnish that is the result of bacteria and minute organisms which have adhered to them. A good black varnish or patina will take thousands of years to discolor and coat each stone. Etching these rocks would have removed the existing varnish, revealing the bare rock. Since these rocks have developed additional varnish in the grooves, it seems likely that they have were carved a long time ago."
Unfortunately, terms such as "extremely ancient" and "a long time ago" are not very useful. How many millions of years old are the fossil bone fragments? Also, why are the names of the "Laboratories in Germany" not given? I wrote to Ellie requesting more info on 3/13/2006.

Keeper of the Stones

The owner of the largest collection of stones was local physician, amateur archeologist and geologist named Dr. Javier Cabrera Darquea. I learned that the Dr. had died of cancer on December 30, 2001. His last interview was conducted by Kathy Doore of labyrinthina.com. A relative of the doctor is the new owner of the stones. The Dr. claimed to know the secret location of the cave where the stones were found, but he apparantly took this secret to his grave. An archaeologist agreed to be blindfolded and taken to the cave to verify his claim, but the Dr. refused.

Rock Facts: Hardness

Andesite is a gray to black volcanic rock. The name andesite comes from the facts that a huge amount are found in the Andes and that they are the volcanic correspondent of diorites. Andesites are different colors and are generally dark; they are 6° on the hardness scale with 1200 Kg/cm² of compression resistance. The MOHS Scale measures hardness. It ranges from 1 to 10 degrees, in which the softest material is talc with 1° and the hardest is diamond with 10°. The harder the stone, the more resistant it is to abrasion. Marble is recrystallized limestone formed by the effects of heat and pressure. It ranges in hardness from 3 to 4 on the MOH scale. It is fairly easy to carve.
Very Difficult to Carve

Carving andesite (6° on the MOH scale) is very difficult, similar to carving Feldspar (granite also 6°). It would take days and thousands of blows to carve each of the Ica stones, even with steel tools. In fact 'carving' might not be the right word, since you are not pushing the chisel through the material like you would with the limestone or marble, but you are instead pulverizing the stone, trying to break off chips of crystals (which can be as sharp as glass).

Modern carving tools must be carbide-tipped to stand up to the wear and tear of working granite. Fine detailed carving is better left to other types of stone.

If the stones are pure andesite they would be most remarkable creations! They may, however, have a soft outer shell that is easy to carve. I'd love to have a sample to test and will continue to attempt to get one.

First Recorded by Father Simon
The stones were, according to Joseph Robert Jochmans, "first seen and recorded by Jesuit missionary Father Simon, who accompanied Pizarro in 1525. Samples were shipped to Spain in 1562." Father Simon traveled in the area of Ica in 1525 and inquired about the unusual engraved stones with strange animals on them. 3

A Christian source says that in the 1570's Indian historian Juan de Santa Cruz Pachacuti Llamgui, reporting on the Incas in "Relacion de antique dades d'este reyno del Peru" noted that the Conquistetories took some stones back to Spain and that at the time of the Inca Pachacuti, many stones were found in the kingdom of Chinca, "Chinchayunga" the low country of the central coast of Peru, where Ica is located today.

There are ZERO references to Llamgui so I'm pretty skeptical of this claim. It almost seems like someone made him up. If either of these claims is true, it would be amazing evidence that some Ica Stones are not contemporary hoaxes. That is, Bacilleo Achua, the peasant attributed to hoaxing all of the stones for profit, is probably not 400 years old. Where are the actual references?


My Theory: K-T Dinosaur Extinction an illusion?

Our standard geologic timetable informs us the dinosaurs died out 65 million years ago between the Cretaceous period (K) and the Tertiary period (T). The K-T extinction is theorized because dinosaur fossils are found throughout the Mesozoic era, but are not located in the rock layers (strata) of the Cenozoic era. The die out happened over the course of 10 million years.

Now, wait. Consider. The container is not the content. The messenger is not the message. What do I mean?

Do all dinosaurs become fossils? No.

"Taphonomy is the study of the conditions under which plants, animals, and other organisms become altered after death and sometimes preserved as fossils. Research into these matters has shown that fossilization is a rare phenomenon. In order for a fossil to form, the body must not be eaten or destroyed by erosion and other natural forces."

My theory: the climate change around the K-T event did not entirely kill off the dinosaurs, but it did make the continued creation of dino fossils impossible due to an explosion of new low oxygen tolerant microbes which more completely and quickly devoured the bodies of the dead animals! ( Email me if you know evidence to refute my theory. )

The exact methods and duration of the dino extinction are hotly debated, but was their actually a gap of over sixty million years between dinosaurs and mankind? Many think the legends of dragons portray dinosaurs that coexisted with men.

The stones and figurines depect human figures hunting or struggling with a variety of monsters that resemble living BRONTOSAURS, TRICERATOPS, STEGOSAURS, IGUANODONTES, AND PTERODACTYLS. The photo to the left is a figurine "from secret tunnels" which are part of the Ica Stone collection of the late Dr. C. This was in the background of another photo taken by Peter Schneider. It appears to be a human figure riding or attacking a small Triceatops.
Some carvings reportedly show the biological cycles of the great saurians. Almost one third of the stones depict specific types of dinosaurs. Several diplodocus-like dinosaurs have what appear to be dermal frills. "Confirmation of these features has been reported only recently (Geology, 12/1992, v.20, No.12, p.1068-1070)." on David Icke's site.) Other details of dinosaur anatomy depicted were only recently discovered by modern paleontologists. x | x | x


Skeptic: Not Dinosaurs
Debunker Robert Todd Carroll from the Skeptic's Dictionary web site says, "do the stones depict dinosaurs? That is open to interpretation."

Look at 'em carefully. Take all the time you want. They aren't going anywhere.

Do you agree with Robert Todd Carroll of the Skeptic's Dictionary?

Are the "monsters" carved on these rocks anything other than dinosaurs? Show the rocks to any group of 1000 people with no prompting and see how many identify them as dinosaurs.

Here's another experiement. This page has some monsters drawn from people's imaginations. Would any of those same 1000 people think that the creations resemble dinosuars? I think not.

First Dinosaur Skeleton

There many earlier finds of dinosaur bones, "in 1676, a huge thigh bone (femur) was found in England by Reverend Plot. It was thought that the bone belonged to a 'giant,' but was probably from a dinosaur." 8 Other finds may have lead to tales of dragons in China and to Greek and Roman ogre and griffin legends, but "modern paleontology -- the science of studying dinosaur fossils -- began in earnest in 1858 with the discovery of the first nearly-complete skeleton of a dinosaur in Haddonfield, New Jersey. ... This was the find that included enough bones of the same animal to scientifically prove dinosaurs had really existed." 6 | 7 Modern man's conception of dinosaurs did not begin until the 1800's when the word dinosaur was coined (1841). 3

Some possibilities

1. Dinosaurs and humans co-existed because dinosaurs did not die out when claimed.
2. Dinosaurs and humans co-existed because humans existed much earlier in earth's history than claimed.
3. The humans depicted are not native to this planet. They were visting aliens.
4. The stones are a hoax and facts have been invented or distorted to keep the legend alive.

Really Big Birds

This interesting photo was found on the odd omniology web site. The site claims that these Pterodactyl photos are from the book, "The Illustrated Encyclopedia of Dinosaurs" by Dr. David Norman & Dr. Peter Wellnhofer and states that they may be staged.

Interestingly, on Oct 18, 2002, CNN ran a story about a giant bird seen in Alaska.

ANCHORAGE, Alaska (Reuters) -- A bird the size of a small airplane was recently said to be seen flying over southwest Alaska, puzzling scientists, the Anchorage Daily News reported this week.

Residents in the villages of Togiak and Manokotak said the creature was like something out of the movie "Jurassic Park," and had a wingspan of 14 feet (4.6 meters) --making it the size of a small airplane.

An eagle can have an 8 foot wingspan, but eyewitnesses say it was much bigger than that. The wandering albatross can have a wingspan of 13 feet. There is also the recently declassified Bat Winged Boeing "Bird of Prey" in use from 1992 to 1999 to demonstrate stealth technology.

The craft is 47 feet long, but witnesses, one as close as 1000 feet from the creature say what they saw was a bird, not a jet. "The people in the plane saw him," John Bouker was quoted as saying. "He's huge, he's huge, he's really, really big. You wouldn't want to have your children out."


Coroborating Evidence: Ancient Footprints

Robert Todd Carroll of the skeptic's dictionary states, "In light of the lack of corroborating evidence, a reasonable person must conclude that the stones are a hoax."

Some (mostly those supporting the creationist view) point to human tracks "now being assigned by mainstream geologists to the lower Cretaceous period, some 113 million years ago," as evidence.

On June 1, 1968, William J. Meister found a human sandal print (above right) in an area which includes the Swasey Mountains and the Cambrian Wheeler shale formation, an area famous for its many fossils.

The prehistoric mud with the prints is now Cambrian shale and is an astonishing 600 million years old. Fossils in the prints are trilobites - supposed to be among the earliest forms of life on earth. This time, we have literally hit "rock bottom" in the fossil record - and yet here we find the presence of man, and an intelligent, shoe-wearing man at that. x

Extraordinary claims such as this demand extraordinary proof. Can anyone confirm or refute this story?

Ancient Astronomy

One source says of the stones "People are shown using telescopes, looking at the stars ..." 1 Indeed, two people can be seen on the same stone looking though telescopes at stars. Actually these telescopes are interesting. They seem to be crystal spheres at the end of tubes. One writer wrote that "it could also be a depiction of a person trying to play a type of whistle musical instrument (flute, pennywhistle, nose flute, etc.)" I guess you could stick a flute in your eye and point it at the stars. Sure, why not.

Ancient Medicine

There are scenes of Caesarean sections, blood transfusions, the use of acupuncture needles as an anesthetic (which only gained use in the West since the late 1970s), delicate operations on the lungs and kidneys, and removal of cancerous tumors. There are likewise detailed images of open heart and open brain surgery, as well as 20 stones showing a step-by-step heart transplant procedure.

As Dr. Cabrera noted, and as has been verified by other medical physicians, there are stone etchings which show a brain transplant. The prehistoric surgeons, it is evident, possessed knowledge several steps beyond modern-day surgery. 4

Ancient Continents, Maps

According to J. J. Benitez, Plaza & Janes' 'Existio Otra Humanidad'

"There were a series of tablets dedicated to the ancient continents of our world, and two matched circular stones showing the eastern and the western hemispheres of this planet at that time; hemispheres that showed the earth's geography millions of years ago. These hemispheric maps showed continents that no longer exist today, such as the mythical Atantis and Mu, and even others."

"Meanwhile, the doctor continued his research with geologists to interpret the maps on several stones showing a weird configuration of the world. Some angles and land masses looked vaguely familiar, but the majority were badly skewered into strange shapes. Geologists have confirmed that based on current computer projections, the shapes indicated on the rocks are indeed accurate for the planet earth, as it was, about 13,000,000 (13 million) years ago, and as seen from above!!!! - article by Robert Prickett"

Well, I'm no "Geologists" but 13 million years ago our contients were pretty much like they are today. Here are some freeze frames from the 3D movable Paleoglobe, our modern guess as to what we think our planet looked like 20, 65, 80 and 100 million of years ago as seen from the south pole. Just spit balling here, but if the land mass in the Ica Stone above is Africa, I'd say we are talking about 100 million years ago. That also fits the supposed age of the oldest human footprints mentioned above.

Comets are coming

According to some, among the tablets is also a story of a great evacuation from Earth. On stones of great weight the civilization engraved the story of the departure from Earth of the elite scientists and professionals, to a physical planet that today would be considered a part of the Pleiades.

Ancient Library

What would you expect to find in a library of knowledge from an advanced ancient race? Very few close up pictures of the stones exist on the web. The stones should, for the benefit of all, be located, photographed and studied. The worst case would be some wasted time if they were a hoax. The best case is that we could learn how to get off of this rock before it is once again attacked by space junk.

"There have been, and will be again, many destructions of mankind arising out of many causes. ... Just when you and other nations are beginning to be provided with ... requisites of civilized life, after the usual interval, the stream from heaven, like a pestilence, comes pouring down and leaves only those of you who are destitute of letters and education; and so you have to begin all over again like children, and know nothing of what happened in ancient times ... " (- Plato, 347 B.C. )

Sicuramente più attendibile e precisa.

El mensaje de las Piedras de Ica

Escribe Doctor Carlos Oneto Bensa

"La finalidad que el animal tiene en su vida es sobrevivir orgánicamente y en este propósito actúa por instinto. Si el hombre adquiere la condición psíquica de animalidad, sólo vive el presente y para satisfacer sus necesidades orgánicas". Dr. Javier Cabrera Darquea, en "El mensaje de las piedras grabadas de Ica", Primera edición, Lima 1976



Doctor Javier Cabrera Darquea

Confieso que durante los años que vivo en Ica, nunca me interesé lo suficiente como para emprender un estudio o reflexión acerca de las piedras grabadas que guarda el museo del ahora extinto Dr. Javier Cabrera. Tal vez el espíritu inquieto, la aventura de transitar desiertos y otros parajes me alejaron un poco de los pisos lustrosos y tickets de entrada. Pero el mundo da vueltas y hoy me encuentro sorprendido y deleitado ante un cúmulo de información grabado en piedra y que guarda una notable coincidencia con la enseñanza antropológica del Venerable Maestro Samael Aun Weor.



foto 2 -Fósil de un pico y cerebro de un ave

300 Km. al Sur de Lima En la Plaza de Armas de Ica, 300 Km. al sur de Lima, capital del Perú, se encuentra el museo de piedras del Dr. Cabrera. Es una especie de biblioteca con tomos de piedra del tipo canto rodado, casi todas con grabaciones en bajo relieve. Las piedras se conocieron a partir de la década del 60 y provenían de la zona de Ocucaje, un pequeño poblado 40 Km. al sur de Ica que se encuentra rodeado por el desierto que avanza hasta llegar al Océano Pacífico. Este lugar es pródigo en restos precolombinos y fósiles, por lo que es apreciado por la arqueología y paleontología peruana y cómo no, también por los 'huaqueros' (saqueadores de tumbas). Me consta la riqueza histórica de esta zona desértica comprendida entre Ocucaje y la Reserva Nacional de Paracas, como prueba de ello presento unas fotografías tomadas hace algunos años, una del cerebro y pico fosilizados de un ave (Foto 2), y otra de un encantador "Dino" (Foto 3).



Foto 5 - La caza del Dinosaurio

A la fecha, sólo Dios sabe si estas piezas siguen en su lugar o si ya fueron extraídas por manos codiciosas. Antes de que Cabrera conociese de la existencia de las piedras (mayo de 1966), ya el estudioso Herman Buse mencionaba en una publicación suya que un desborde del Río Ica del año 1961, había desenterrado un depósito de estas piedras en Ocucaje. Eventos como este no son raros y muchas de las piezas arqueológicas que se encuentran en poder de humildes campesinos se deben al fortuito “rompimiento del río”. En el año 1966, el arquitecto Santiago Agurto Calvo y el arqueólogo Alejandro Pezzia Assereto, realizaron excavaciones al sur de Ocucaje y también hallaron piedras grabadas, una de ellas representaba a un ave en vuelo que portaba una mazorca entre las patas; otra representaba una estrella.



El doctor Cabrera en su museo de Piedras de Ica Perú

Por aquella época, el Dr. Cabrera fue designado para fundar y dirigir en Ica la filial de la Casa de la Cultura, entidad estatal encargada de promover y difundir el arte y cultura locales. En posesión de tal cargo solicitó al director del Museo Regional de Ica que le muestre algunas piedras que ya se encontraban en dicha institución pero que no eran exhibidas al público. Las piedras se encontraban en el almacén del museo y eldirector explicó que las mantenía allí ya que un amigo suyo le había comentado que esas piezas eran elaboradas por los huaqueros de la zona; el funcionario también era de la opinión que no era necesario hacer pruebas de laboratorio para confrontar tal aseveración.

A partir de allí el Dr. Cabrera decide reunir la mayor cantidad de piedras y empieza a adquirirlas tanto de colecciones privadas como de campesinos de Ocucaje, para luego exhibirlas en la Casa de la Cultura. Transcurrido algún tiempo, esta entidad fue reorganizada por el Gobierno, despidieron al Dr. Cabrera y en su reemplazo designaron transitoriamente al mencionado director del Museo Regional de Ica. Por razones obvias, el Dr. Cabrera retiró las piedras a su domicilio y continuó el estudio de los grabados pero sin abandonar la práctica de la medicina y su cátedra universitaria que fueron su principal fuente de ingresos hasta el día en que lo sorprendió la muerte, un 30 de diciembre de 2001, a la edad de 77 años. (Foto 4)

Los detractores

No podríamos continuar si se soslayase el tema de que la arqueología oficial peruana no se ha preocupado por examinar las piedras grabadas de Ica, aunque sea para desenmascarar definitivamente el embuste si es que la sospecha del fraude fuese la causa de su prolongado desdén. Después de los hallazgos de Santiago Agurto Calvo, Alejandro Pezzia Assereto y Herman Busse, la negativa ha sido continua en cuanto a efectuar más excavaciones o pruebas de laboratorio que, además, eran solicitadas por el mismo Dr. Cabrera y, en vista de ello, él encargó hacer un análisis de las piedras en su poder y se obtuvo un resultado similar al de las piedras halladas por Santiago Agurto. Estos resultados fueron confirmados después por otro laboratorio —de la Universidad de Bonn— pero, por tratarse de exámenes realizados a petición de parte, sus resultados pierden consistencia.

El meollo del asunto es que la ciencia oficial rechaza de plano la posibilidad de la existencia de una humanidad previa y más avanzada tecnológicamente que la nuestra. Esa actitud sólo se explica comprendiéndola como un mecanismo de auto defensa intelectual que bloquea y rechaza toda información nueva que no tiene cotejo en su interior. Bueno, tal así se quedarán pues como dice el Maestro Samael en su obra “Antropología Gnóstica”: “…En realidad que no van a descubrir la Lemuria con las pruebas del Carbono-14, del potasio-argón, del polen; todos estos sistemas de pruebas, de tipo materialista, están buenas como para un Moliere y sus comedias.”

Otro aspecto también a mencionar son ciertas investigaciones periodísticas. Me llamó particularmente la atención un artículo publicado en la revista Año Cero (Año VI/N°.10-0196-63), donde se fustiga duramente al Dr. Cabrera y sus piedras basándose en lo siguiente:


La declaración de Basilio Uchuya Mendoza, poblador de Ocucaje, quien manifiesta haber elaborado los grabados por encargo del Dr. Cabrera.


El haberse observado el proceso de elaboración de los grabados por parte de Irma Gutiérrez de Aparcana, también vecina de Ocucaje.


El periodista encontró restos de lápiz en la superficie de una piedra suya y en otra, propiedad de un coleccionista extranjero. En cuanto a esta última, el propietario había presenciado la excavación y extracción por lo que no cabía duda alguna acerca de su autenticidad.

De primera mano, definitivamente que el artículo impresiona. El impacto visual de las fotografías y la buena redacción son un bombazo. Pero, vamos, consiéntanse un par de palabras a este lugareño.


El Sr. Uchuya, como muchos otros de la zona, se gana la vida como puede, lo que incluye la práctica eventual del "huaqueo". Me pregunto, ¿podría este señor haber declarado otra cosa sobre cualquier pieza arqueológica en su poder, sin auto incriminarse legalmente y exponerse a la correspondiente sanción penal?


El gran descubrimiento del proceso de elaboración de los grabados no es tal puesto que las piedras que llenan los anaqueles de las tiendas no vienen del aire ¿o sí? Claro que tiene que haber quien las haga y todo tiene su proceso. Bellísimos ceramios obra de hábiles artesanos se han vendido como auténticos desde que al arte pre colombino adquirió valor económico y esto se seguirá haciendo mientras exista un mercado e incautos con una buena bolsa que esquilmar. Es lo mismo que ocurre en todo lugar con riqueza arqueológica como por ejemplo la China, Egipto, Grecia, México, etc.


El valor de las piezas está en función de la credulidad del comprador y por ello es crucial que se les rodee con un aura de autenticidad. Que el actual propietario de una pieza arqueológica haya presenciado una excavación no es garantía de nada. Usualmente, las tumbas ya exploradas —o saqueadas— conservan restos o fragmentos cerámicos y textiles auténticos pero sin valor comercial. En estos sitios se depositan algunas piezas de hechura reciente pero convenientemente avejentadas y listo, la telaraña está hecha y el huaquero esperando.

Bueno, soy un amateur en materia arqueológica pero los entendidos hasta ahora convencen tan poco... Para terminar, ¿saben de quién obtuvo el periodista su propia piedra-prueba, y saben quién organizó la expedición dónde se obtuvo la otra piedra, la que está en el extranjero? Creo que ya se lo imaginan: de Basilio Uchuya Mendoza. El mismo artículo así lo declara.

Ser humano de 400 millones de años



Foto 6 - animales prehistóricos

Los grabados de las piedras muestran diferentes tipos de dinosaurios ¡conviviendo con seres humanos! (Foto 5) Pero esto no sería posible ya que los dinosaurios aparecieron en la Era Paleozoica, hace unos 400 millones de años y se extinguieron hace 65 millones de años aproximadamente.

Sin embargo, citemos algunos fragmentos del libro Antropología Gnóstica. - Tercera Cátedra: "…En la Biblioteca Imperial de Pekín existían pinturas en las que se observaban algunos Plesiosaurios, al igual que Pterodáctilos. Nos preguntamos, cómo es posible que los antiguos que nada sabían sobre Paleontología o Paleontografía conocieran especies ya extinguidas, de la época de los reptiles (…) El hombre verdadero existió más allá de la Época Carbonífera y de los tiempos mesozoicos (…) El hombre verdadero vivió en la época de los reptiles". (Foto 6)

Cuarta Cátedra: "…El hombre del Período Cenozoico existió, como el del Mesozoico y del Paleozoico. Lo anterior no lo aceptarán los materialistas. Ellos quieren que el hombre venga estrictamente de la Época Cuaternaria y en modo alguno admiten que haya existido durante el Período Cenozoico (…) Este es el momento de entender estas cuestiones tan delicadas: el Hombre es anterior al Período Cuaternario, Terciario, Secundario y Primario".

Efectivamente, el hombre propiamente dicho, ha existido desde hace muchos millones de años, incluso antes de cristalizar en materia física, tridimensional. Recordemos que según las rondas planetarias, en un inicio tanto el planeta como sus habitantes están conformados por materia del plano mental, luego del astral, etérico y en su última ronda se solidifica en la forma físico-química. Luego de haber llegado a este grado de densidad se inicia el camino de retorno hasta absorberse en el Absoluto, en una nueva noche cósmica o Pralaya.

La antigua humanidad

El Dr. Cabrera descifró en los grabados de las piedras un lenguaje simbólico a través del cual una humanidad antiquísima grafica el nivel científico alcanzado y también transmite un mensaje filosófico. La humanidad que él denomina 'gliptolítica' procedería del cosmos y era un Hombre-Energía, es decir que su cuerpo orgánico tenía una calidad especial que le permitía "...proyectarse él como energía cognoscitiva a cualquier lugar del cosmos y adquirir así conocimiento del universo". La finalidad de estos hombres era "...desarrollar la capacidad reflexiva para incrementar y conservar el conocimiento..." Da la impresión de estar refiriéndose a las primeras razas, como por ejemplo la Raza Protoplasmática o Polar, de la cual el Maestro Samael dice que cada individuo era un Maestro de Sabiduría. Si entendemos la palabra 'conocimiento', como 'conciencia', se redondea aún más la idea. También se puede interpretar la capacidad de proyección de estos hombres como una proyección en cuerpo astral, con el 'eidolón'. Los grabados de las piedras también muestran otros estados humanos cuyo nivel más bajo es el humanoide.

En lo que no se halla coincidencia directa, hay de decirlo, es en el planteamiento de que esa humanidad proveniente del cosmos logró la evolución de algunas especies animales mediante el implante de 'códigos cognoscitivos', ya sea por manipulación genética o insertando ácidos nucleicos y proteínas en la corteza cerebral. Pero esto podría tener otra explicación y se verá luego

La transmutación

Utilizar la hoja vegetal como el símbolo principal de la vida por su capacidad de realizar la fotosíntesis es bastante significativo. Como el mismo Dr. Cabrera lo explica en su libro "El Mensaje de la Piedras Grabadas de Ica": "...la hoja vegetal recibe la energía solar y la convierte en energía electrónico-química. Esta energía permite a la hoja transformar sustancias simples de naturaleza inorgánica (agua, anhídrido carbónico, etc.) en sustancias complejas de naturaleza orgánica (azúcares, grasas, proteínas, etc.)..." Como vemos, la hoja es el icono perfecto del proceso de transmutación, una alegoría del hombre como receptor-transformador de la energía solar —energía crística diría el Maestro Samael—, que utiliza como la materia prima de sus facultades superiores.

Sabemos que en el trabajo esotérico esto es fundamental ya que los átomos crísticos depositados en nuestro interior constituyen la simiente, el grano que puede regenerar al hombre y llevarlo a su grado más elevado. En su conferencia "La cosecha del Sol", el Maestro Samael Aun Weor, es claro al decir que "...El hombre solar solamente puede crearse con la energía solar y esa energía está contenida precisamente en el azogue en bruto de los sabios..."

En las fotos adjuntas podemos apreciar la relación hombre-sol.



Foto 8 (hombres recibiendo la fuerza del Sol)

Vemos al Sol derramando vida sobre dos hombres; uno de ellos porta en su mano derecha un bastón coronado con una estrella de cinco puntas mientras que con la otra mano señala al Sol, revelando un vínculo directo, que del astro rey proviene el material de aquel bastón o vara que es distintivo de poder. El bastón se asienta en la cúspide más alta de un grupo de tres montañas, mientras otro hombre lo toca con delicadeza y también señala al Sol.

En la otra imagen (Foto N° 8), dos hombres elevan sus brazos mientras emiten palabras o cánticos de adoración, ¿mantras tal vez? Una medicina avanzada.

Pero todo no queda en el grabado de dinosaurios. Existen piedras que muestran transfusiones de sangre, complicadas operaciones quirúrgicas, cesáreas (Foto 9), trasplantes de corazón, de riñones y el transplante de hemisferios cerebrales. El Dr. Cabrera sostiene que aquellos hombres prolongaban su existencia, conservando a la vez sus conocimientos y experiencia, mediante el trasplante de los hemisferios cerebrales desde un cuerpo deteriorado hacia un cuerpo joven y saludable.



Foto 9- cesárea

El cuerpo receptor habría mantenido las partes del cerebro que controlan las funciones orgánicas logrando así la fusión de su aspecto motor original con el nuevo intelecto, memoria, etc. (Foto 10)Esto nos hace recordar lo adelantada que fue la raza Atlante, cuya ciencia estaba unida a la magia por lo que sus logros fueron mayores a los actuales. En cuanto a su ciencia médica el Maestro Samael refiere que se practicaba la opoterapia humana, es decir que extraían y utilizaban las hormonas secretadas por las distintas glándulas, pero hay algo más. En el libro: "Los Misterios Mayas", del Maestro Samael, comenta que durante siglos existió una reina muy bella a la vez que maligna, llamada Katebet, quien prolongaba su vida mediante el auxilio de la ciencia médica. El Maestro dice: "...Los médicos sacerdotes no sólo utilizaban la química de dichas glándulas endocrinas, sino también la hiperquímica de tales glándulas, los fluidos psíquicos vitales de los chakras o centros magnéticos del cuerpo humano, íntimamente relacionados con tales centros endocrinos. Las víctimas de la inmolación, después de ser retiradas de la piedra de sacrificio, eran llevadas a ciertas cámaras secretas, donde los sacerdotes médicos extraían de los cadáveres las preciosas glándulas endocrinas, tan necesarias para conservar el cuerpo de la reina fatal, con todo su encanto y la belleza de una juventud que soportó el peso de los siglos, muchos siglos."



Foto 10 - Trasplante de cerebro en la antigüedad

Tal vez lo que el Dr. Cabrera identifica como implantes de códigos genéticos no es tal sino un trasplante de cerebro. Sin embargo, en cuanto a la transmisión del conocimiento, el Maestro Samael menciona en su obra Los Cuerpos Solares, que "... tenían los Atlantes máquinas tan extraordinarias y maravillosas como aquella que telepáticamente podía transmitir a la mente de cualquier ser humano, preciosa información intelectual ¿Operación cerebral o Kundalini?



Foto 11 - Operación de cerebro en la antigüedad

Operación Cerebral o Kundalini

El Dr. Cabrera explica que dentro de la iconografía de la humanidad gliptolítica, la serpiente es el símbolo del grado de desarrollo o estado en que se encuentra el hombre. En la parte posterior de una piedra que representaría el planeta origen de esta humanidad, hay una figura bastante deteriorada que "...tiene la cabeza unida a una serpiente. El extraño simbolismo que lo conforma significa la doble tendencia del hombre: evolucionar hasta el incremento del conocimiento o descender progresivamente hasta perder el conocimiento que le fue dado y confundirse con la animalidad..."

Siguiendo el pensamiento del Dr. Cabrera, llama la atención el grabado que muestra una operación cerebral donde surgen de la cabeza de un paciente dos serpientes que son manipuladas por los cirujanos; esta es una escena inusual (Foto 11). Tal vez hallemos algunas luces en el Capítulo XIII, del libro "La Revolución de Bel": "...El líquido cefalorraquídeo y el semen son los dos polos de la energía sexual. El Ángel tiene sus dos polos para arriba, hacia la cabeza, y los hombres y los demonios tienen un polo para arriba y otro para abajo. Con el uno forman el cerebro y con el otro cohabitan". Al parecer, el concepto de la serpiente ascendente o descendente estaba muy claro, sino, veamos la piedra de la siguiente fotografía (Foto 12).



Foto 12



Maestro Samael Aun Weor
Pionero de la antropología Gnóstica

Tenemos la figura de un hombre-bestia en posición erguida y con los genitales descubiertos lo que revela la connotación sexual de la escena. Nótese que la longitud de brazos y piernas guardan las proporciones de la figura humana por lo que no se trata de un animal en sí, sino de un hombre animalizado cuya cabeza de antropoide revela su condición psíquica. Parece tener un casco y usa una rara vestimenta que más parece un arnés, además de brazaletes y anillas en brazos y tobillos que sugieren una condición de esclavitud o sujeción a una fuerza dominante. Una serpiente desciende zigzagueante por su espalda para terminar situándose a su lado izquierdo y mostrando una lengua que no es bífida, sino lanceolada y amenazante, hiriente. Los dedos de la mano derecha tocan o tratan de asir un tronco quebrado o caído del cual brota una gran hoja —símbolo de la transmutación— que está hacia abajo, en dirección opuesta a la luz del Sol. La abundancia de detalles de este grabado nos indica un estado animalesco producto de un trabajo de transmutación o fotosíntesis negativo, retrógrado.

La conquista del espacio

Una de las principales limitaciones de los vuelos espaciales de hoy es la pobreza del combustible utilizado, lo que implica su acarreo en enormes cantidades que apenas sirven para viajar distancias cortas. Como hemos visto anteriormente, la más antigua humanidad se servía de la energía solar y como dice el Maestro Samael en "El Collar del Buda": "Si el ser humano estudiara mejor la energía solar y la aprendiera a utilizar inteligentemente, el combustible líquido sería eliminado y la conquista del espacio sería un hecho, a condición de una conducta recta. Donde alcance a llegar un rayo de luz solar alcanza a llegar el hombre. La energía solar es millones de veces más potente que la energía atómica". Se enfatiza el principio de que la mejor ciencia es la iluminada, aquella que se provee de la divinidad. Desde el punto de vista práctico, la poderosa energía solar es abundante y se encuentra presente en todo el espacio, cubriendo cualquier posible ruta interestelar.



El Maestro enseña que la raza Lemur dominó la energía solar y la raza Atlante la energía atómica, y que en ambos casos se dieron las relaciones interplanetarias. En su obra "Naves Cósmicas", dice: "...En épocas de la Atlántida normalmente aterrizaban en los AEROPUERTOS de la CIUDAD DE SAMLIOS, las Naves Cósmicas...Entonces los habitantes de otros planetas visitaban a los Reyes y convivían con ellos en sus palacios. Cuando la humanidad se corrompió moralmente, las hermanas humanidades de otros planetas dejaron de visitarnos

Las naves aéreas gliptolíticas han sido representadas con aves mecánicas tripuladas por hombres. El Dr. Cabrera sostiene que el combustible de las naves era la misma 'energía cognoscitiva' de los hombres gliptolíticos. Describiendo el grabado de un ave-nave dice: "...La figura humana que destaca sobre la espacio nave corresponde a un hombre reflexivo y científico (...) Este hombre se halla convirtiendo la energía cósmica (corpuscular) en energía cognoscitiva (...) están dotando a la espacio nave de una potentísima energía cognoscitiva para su desplazamiento".



Líneas de Nazca

El Dr. Cabrera considera que las afamadas Líneas de Nazca contienen figuras heredadas de la humanidad gliptolítica y que son vestigios de un antiguo espaciopuerto. Las pistas de aterrizaje/despegue habrían funcionado imantando los grandes yacimientos de hierro de la zona con una central eléctrica subterránea. Con ello se lograba producir un campo electromagnético que según fuese la polaridad igual o contraria a la nave en movimiento, ésta habría sido despedida al espacio o atraída hacia la Tierra, respectivamente. (Foto 13) Esta parte de la técnica de vuelo suena menos sofisticado que el uso de la energía solar pero el principio es similar al sistema de navegación de San Venona, basado en la fuerza magnética de los mundos, segúncomenta el Maestro Samael en su obra "Naves Cósmicas".

La astronomía
La observación y estudio de los cuerpos celestes fue una actividad común en las más antiguas y grandes culturas de América, Oriente, etc. pero se le atribuyen fines exclusivamente calendáricos, agrícolas y astrológicos. Esto es cierto pero no se considera el hecho que la observación astronómica también está directamente ligada a la actividad aeroespacial, lo que ocurre es que se obvia este aspecto por considerarse científicamente imposible la existencia de una aeronáutica anterior a la contemporánea.



Astronauta de una antigua humanidad

En una piedra grande encontramos el grabado de hombres escudriñando el cosmos con sus estrellas, nebulosas, el paso de un cometa, etc. (Foto 14) Esto nos hace recordar la bella crónica que hace el Maestro Samael sobre el Sol y sus habitantes en su libro "Ejercicios de Lamasería". Dice: "...Platicamos, sí, sentados ante una hermosa mesa y después se excusaron porque era el momento preciso, adecuado para pasar al observatorio. Los

vi allí mirando a través de unos lentes y hacer enormes y complejos cálculos matemáticos. Por esos días estaban muy preocupados con un muy lejano sistema de mundos, situado a muchos millones de años luz, demasiado alejado del mundo solar donde ellos viven. Estaban interesadísimos en investigar a fondo tal juego de mundos, porque en esos días proyectaban hacer una expedición a esos mundos tan lejanos (...) a tales telescopios los podemos llamar Tescohanos..." (Foto 15)



Figura 15 astrónomo de una antigüa humanidad

Las Razas

El Dr. Cabrera se preguntaba cómo era posible que no haya quedado nada de una humanidad tan antigua y desarrollada. La explicación la encuentra en una sucesión reiterada de cataclismos planetarios que obligaron al ser humano a volver a empezar desde cero, quedando algo en el recuerdo, en la conciencia colectiva de los sobrevivientes y que se plasma en las tradiciones comunes que hablan de diluvios arrasadores, grandes terremotos que hacen saltar montañas, lluvias de fuego etc. Y, también, debido a que a través de su historia el hombre habría colaborado decisivamente en la destrucción de las condiciones ambientales del planeta que lo cobijaba.



Figura 16 La Tierra antigüa

El Dr. Cabrera conmueve al plantear la causa de la hecatombe: "La finalidad que el animal tiene en su vida es sobrevivir orgánicamente y en este propósito actúa por instinto. Si el hombre adquiere la condición psíquica de animalidad, sólo vive el presente y para satisfacer sus necesidades orgánicas. En este estado egoísta, el hombre se convierte en el enemigo del hombre, pues se va destruyendo a sí mismo y destruyendo también, sin darse cuenta, su hábitat planetario (...) el hecho causante de toda forma que tiene el hombre de destruir su hábitat y destruirse a sí mismo es el apartarse de la única razón valedera de su existencia: el conocimiento". Qué forma más clara de explicar la desaparición de las sucesivas Razas Planetarias y de señalar cuál es la razón de ser del auténtico esoterista: despertar su conciencia.



Figura 17 Tierra antigüa

El Dr. Cabrera manifiesta que se produjo una situación pre cataclísmica con un fenómeno de calor planetario muy elevado que "debe haber determinado que la superficie rocosa del planeta se ablandara". Entonces, previendo la proximidad del desastre, el rango más elevado de la humanidad gliptolítica vuelve la mirada hacia su origen estelar y emprende un éxodo llevándose consigo lo mejor.

A esta altura del tema hasta da la sensación que las interpretaciones del Dr. Cabrera fuesen una alegoría directa a las enseñanzas gnósticas del Maestro Samael Aun Weor. En su conferencia sobre "Alcione y las Pléyades" (compilada en el libro "La Era de Acuario y el Paraíso Perdido"), el Maestro indica que el tránsito de la Tierra a través del anillo radiactivo del Sol Alcione trae cambios planetarios dramáticos. Dice: "...Este acontecimiento sucede cada 10,000 años. Ha sucedido anteriormente y volverá a suceder, porque obedece al tránsito celeste (...) Si ustedes creen que la materia física, ésta que compone nuestro mundo, estuvo siempre con las mismas fórmulas matemáticas, están completamente equivocados. Fue distinta en la época Polar, Hiperbórea, Lemúrica y Atlántida". Esta es la situación pre cataclísmica del Dr. Cabrera, pues el anillo del Sol Alcione precede al fin, a la llegada del gigantesco Hercólubus, el verdugo cósmico de cada raza... ¿Y qué sucede con los habitantes del planeta? Pues la gran mayoría perece y sólo la Cosecha del Sol, los Hombres auténticos y con conciencia despierta son salvados del holocausto. La posibilidad de una migración espacial también es considerada por el Maestro en su libro "Ejercicios de Lamasería": "...gentes de otros mundos no ignoran lo que va a suceder y se preparan. Podréis estar seguros que en el día y la hora naves de otros mundos, de otros planetas tomarán, dijéramos, fotografías (...) con el propósito de guardar ese recuerdo (de la catástrofe) entre sus archivos. (...) Los selectos serán sacados de la zona de peligro y llevados a otros mundos..."

Finalmente

El mensaje final de las piedras grabadas de Ica nos remonta a las palabras del Maestro Paracelso, quien al abordar la precariedad de la condición humana dice:

"... Una ciencia que se ocupa tan sólo con una parte del todo, y pierde vista el todo al cual pertenece la parte, es inútil y no posee la verdad. Aquel que no ve en Dios sino la Verdad y la Justicia, ve correctamente. Toda la Sabiduría pertenece a Dios; lo que no es de Dios es ilegítimo. Por tanto, caen los reinos de este mundo, se cambian los sistemas científicos, perecen las leyes hechas por los hombres, pero el conocimiento de la Verdad es eterno..."

Es un mensaje reiterado a la humanidad y todo parece claro, pero no lo es. Si no, ¿por qué se reitera a través de todas las épocas? ¿Cuántas veces más será necesario oír este mensaje para de una vez dejar de cometer los mismos errores? Sólo Dios lo sabe..



Doctor Carlos Oneto Bensa, autor de la presente investigación

Afortunadamente, en estos tiempos el Venerable Maestro Samael Aun Weor y su colaboradora esotérica, la Venerable Maestra Litelantes, han entregado en forma pública y detallada las técnicas precisas para que todo aquel que así lo desee se levante y reconquiste su sitial en el cosmos infinito, en la casa de su Padre Celestial. A ellos nuestra sentida y sincera gratitud.

NUEVAS IMÁGENES INÉDITAS DE LAS PIEDRAS DE ICA

Abraham Veciana Gutiérrez y Carlos Mesa

Muchos ríos de tinta se han vertido sobre la veracidad de las Piedras de Ica, en Perú, uno de los mayores misterios arqueológicos de la humanidad. Sin entrar en la polémica de los petroglifos, este informe arroja nuevas imágenes de piedras talladas, nunca vistas hasta la fecha.

Mi nombre es Abraham Veciana. Hace unos años tuve la ocasión de visitar Perú, sin saber lo que allí se guardaba. Estuve en calidad de turista, como uno más. A mi vuelta, mi padre me mostró un documental sobre unas piedras con grabados extraños en Perú.

Me quedé impactado cuando conocí la historia de las piedras de Ica. Más de 11.000 piedras labradas por el hombre prehistórico se encontraban en un museo en la plaza de armas de Ica. Había visitado Machu Pichu, Titicaca, Paracas y su candelabro, Cuzco, sobrevolado las líneas de Nazca, había vivido con los indígenas… y, sin embargo, no conocía esta historia, pese a haber estado en la misma plaza de armas de Ica, justo al lado de aquel enigmático museo del doctor Cabrera.

Así que acudí de nuevo al Perú. Y, cómo no, llegué hasta la misma puerta del museo del doctor Cabrera. Me abrió en aquel tiempo la secretaria Emma y le pregunté por el doctor. Me contestó que había fallecido años atrás.

Pude pasar y tras ver la primera sala y el despacho, nos invitó a salir del museo, para acceder a otra parte con más salas. Fue allí donde me tuve que sentar en un taburete de madera pequeño para respirar hondo y reflexionar sobre las miles y miles de piedras que me rodeaban.

Hubo varios viajes más, en concreto tres. Y allí comenzó el estudio de las Piedras, persiguiéndolas en Ica, Huacachina, Palpa, Paracas, Ocucaje, Chincha y otros pueblos. Lugares donde el calor era insoportable y penetraba a través de los zapatos. Ayudándose de un paraguas podíamos sobrevivir en aquellas condiciones desérticas. Eso y, buscar horas intempestivas de la mañana, para comenzar a excavar en el desierto de Ocucaje.

Tomé nota de las indicaciones que, a buen seguro, tuvieron la ocasión de proporcionarme los implicados en esta historia: Uchuya, Irma Gutiérrez de Aparcana, Huamán Porras… Todos tenían pocas o algunas piedras, de todos los tamaños, y las mismas iconografías y grabados que las encontradas en el mencionado museo.

Ellos me detallaron que una gran mayoría de guijarros salen ya embadurnados (los antiguos ya conocían la policromía). A veces, “para que quede más bonito” (palabras textuales de los Uchuya) “las sobrepintan ellos con un palillo y betún o tinta para resaltar y hacer más atractivo el grabado”. Así lo hacen para que se vendan más rápido. Como decía el mismo Basilio Uchuya “al comprador le gusta lo bonito, aunque hace años que no llegan los turistas; incluso a veces los pequeños con sus lápices de colores las pintan”.

Finalmente decidí comprar algunas de estos aerolitos. También adquirí piezas encontradas fuera de Ocucaje, e incluso varias del mismo museo. Cómo no, tuve problemas con la aduana en Lima y en España. Se quedaron retenidas por si contenían droga. Las recuperé tras dos años de litigios.

Para mi es importante contar con una gran cantidad de las mismas. Siempre quise compararlas entre sí, examinarlas, contemplarlas, fotografiarlas y coleccionarlas. He de advertir que en el Museo del doctor Cabrera no se venden a los turistas, aunque se pueden encontrar en alguna tienda souvenirs con iconografías nazqueñas (de las Líneas de Nazca). Si se investiga un poco, es posible localizarlas en el mercado negro.

Tras muchos meses y decenas de visitas al Museo, en mi último viaje por fin conocí a Eugenia Cabrera Claret, hija del difunto Javier Cabrera Darquea. Ella es quien coordina el Museo desde Lima. Su anhelo es gozar de las piezas donde se merecen: en estanterías de vidrio para que se conserven a temperatura adecuada y construir nuevas instalaciones. Eugenia lucha porque algún día sean Patrimonio del Perú, aunque para la paleontología oficial las mismas son falsificaciones (los dinosaurios que conviven con el hombre, no encajan con la historia oficial, y es difícil que se reconozca su autenticidad).

Quien más me ha sorprendido siempre es Emma Hernández Aguado (la que fuera secretaria del doctor Cabrera). Esta señora abre y cierra las puertas cada día, dando la bienvenida a numerosos turistas y curiosos, como si se tratase del mismo doctor. Fue ella fue quien pasó a limpio las notas para su libro. La pobre sobrevive gracias a las visitas al museo, donde detalla teorías, anécdotas, y mucha información… por unos miserables tres euros.

Tras mis últimos días en Perú, Eugenia accedió a abrirme el cuarto oculto y secreto de su museo (lógicamente sin cámara fotográfica), y allí pude contemplar las maravillosas figuras de Acámbaro (otra historia sorprendente donde, en lugar de piedras, alguien localizó esculturas de cerámica en Guanajuato, México, y que se argumenta tienen miles de años de antigüedad), y muchas otras piezas que esperan su análisis.

Desde entonces han transcurrido cinco años con el estudio de la biblioteca lítica. En mi última visita le comenté a Luís Uchuya, hijo de Basilio, que quería colaborar con ellos, vendiendo algunos de los griptolitos que todavía quedan en su poder. Y es que tras el terremoto que sufrió Perú, han necesitado mucha ayuda para restaurar la casa. Por lo visto, Luis encontró un par de sacos que había escondido su padre, con muchas de estas piedras, de cuando había colaborado con J.J.Benitez.

Son éstas originales, nunca vistos hasta la fecha. Estas piedras, antes de caer en mi poder, fueron ofrecidas al museo del doctor Cabrera por una irrisoria cantidad económica, sin éxito. Eugenia argumentó que la colección expuesta “ya cuenta con las que hubieron y con las que serán”.

Petroglifos extraordinarios, con grabados de larvas de dinosaurio, observaciones del cosmos, alto relieves, hembras de saurio transportando sus huevos, seres que no parecen humanos… La herencia de un pasado remoto, de una civilización que pobló la Tierra y que no concuerda con las explicaciones de la historia oficial.

De esta guisa me traje a España más de cien kilos de piedras de Ica. Y algunas de las mismas son las que estamos ofreciendo en rigurosa primicia, mostrando imágenes de las mismas, de una recopilación que jamás se ha visto en libros o revistas especializadas.

Aún quedan muchas más por desenterrar en el desierto de Ocucaje. Y en ello estamos los autores de este artículo.

Análisis y suposiciones en torno a 20 nuevas piedras desenterradas

A continuación se exponen las conclusiones y opiniones en torno a una veintena de piedras desenterradas, y que nunca se han visto con anterioridad. Se trata de imágenes inéditas, con reflexiones y consideraciones sobre lo que se distingue en cada una de ellas. Se ha tomado como referencia el estudio de aerolitos similares.

A continuación se exponen las conclusiones y opiniones en torno a una veintena de piedras desenterradas, y que nunca se han visto con anterioridad. Se trata de imágenes inéditas, con reflexiones y consideraciones sobre lo que se distingue en cada una de ellas. Se ha tomado como referencia el estudio de aerolitos similares.

Relieves



Las piedras con relieve son inexistentes en el Museo de Ica. Y, al contrario, de las que llevan la pátina negra para grabarse, estas nuevas piedras que mostramos en primicia, tienden al blanco. Todos los aerolitos que hemos localizado con relieve son pálidos.

Las piedras con relieve llevan algún componente de magnetita, pues los objetos de hierro quedan imantados en su superficie. Estas piedras están más trabajadas que las habituales, dando relieve a las formas grabadas, desgastando los contornos de las figuras para obtener ese efecto.

Neonatos



Aquí se muestra un bebé en el imaginario de los artistas de Ica. Es curioso que para la ocasión decidieran grabar ésta en relieve. Lo que se ve en sus ojos son lágrimas, siguiendo la forma de representar los contornos en cada una de sus figuras. Cabe destacar la perfección en la concepción de los pies.

Para facilitar la visión de las figuras, junto a algunos de estos guijarros, hemos incluido su equivalente en dibujo lineal.

Larvas de dinosaurio



Armados con cuchillos los habitantes de aquella Ica antediluviana se disponen a acabar con la vida de un ser monstruoso, lo que podría ser una especie de reptil, a la sazón una serpiente. Nótese que portan una especie de rodilleras, aparte de unas tobilleras a modo de tocado.

La piedra pesó 10 kilogramos.

Escenas de sexo



Muchos de estos aerolitos albergan escenas de contenido erótico. El propio Doctor Cabrera, cuya imaginación a veces se desbordaba por completo, creía de una forma que nos extraña, que las mismas hacían referencia al SIDA. No sabemos por qué.

Suponemos que en el imaginario latino, el que dos hombres se entreguen a prácticas sexuales, no es muy normal para una mentalidad clásica. Sin embargo, las piedras de este tipo sólo se refieren a la normalidad con que se veía la homosexualidad en la época precolombina.

Para la ocasión mostramos dos saurios diferentes, copulando los unos con los otros, en lo que parece ser un cruce entre razas.

Astronomía



Nuevos gliptolitos con imágenes que hacen referencia al cosmos. ¿Catalejos? ¿Hace miles de años? ¿Cómo puede ser? ¿Quién les enseñó a los habitantes prehistóricos de Ica el modo de construir telescopios? ¿Y con qué finalidad?

La interpretación fantástica de algunos de los estudiosos de las piedras es que muchas de las mismas describen una catástrofe en la Tierra, a raíz de la caída de unos meteoritos. Por tanto, en las piedras que mostramos, ¿estarían mirando el cielo en busca de signos que alertaran de la caída de nuevos meteoritos?

Dinosaurios



Otra constante en las piedras son los dinosaurios. Parece seguro que aquellos hombres prehistóricos llegaron a conocer a los propios dinosaurios, combatiendo contra ellos, pese a lo que la paleontología quiera hacernos entender. Pero también los admiraban.

En la imagen se aprecia una hembra de dinosaurio transportando en sus entrañas un huevo. Se distingue la cría en el interior del mismo.

¿Baliza o simple bastón?



A poco que uno se ponga a investigar en las figuras que se repiten en las piedras, comprobará secuencias donde aparecen unos sujetos con plumas en sus cabezas, aferrándose a una suerte de bastones con una estrella en su extremo superior. ¿Qué significado tiene? ¿Eran unos simples bastones con algún tipo de elemento decorativo en su punta o balizas que emitían destellos de luz?

Traslados al hospital



Dos enfermeros, ataviados con gorros, trasladan a un paciente hasta sus instalaciones médicas. Podría tratarse de un hombre obeso o una mujer embarazada. No queda claro. Algunos estudiosos aprecian en las imágenes de Ica que muestran tubos partiendo de las bocas, alguna forma de sueros o sondas médicas. Pero existe una explicación más convincente. Podría tratarse de una forma de representar lo que luego los mayas llamaron “la hoja de la vida”; es decir, la forma que tiene el alma de escaparse por la boca ante una muerte inminente.

Luchas entre hombres y dinosaurios




Como se ha comentado la lucha entre especies era algo habitual. Y no hay lugar a dudas, estos hombres conocieron a los dinosaurios. Esta piedra, grabada por todas sus caras (algo poco habitual), representa la escena de la lucha del hombre contra uno de estos seres, armado únicamente con un hacha. El monstruo se defiende mordiendo al indio.

Al ser bastante difícil de distinguir por la parcialidad de las caras de esta piedra, hemos incluido un dibujo completo de toda la escena.

Dinosaurios y más dinosaurios



Quizás sea ésta la razón por la que la ciencia se niega a aceptar la realidad de las piedras de Ica. ¿Dinosaurios conviviendo con el hombre? ¿Cómo encaja esto en las teorías darvinianas?

Pero lo cierto es que estas representaciones son muy exactas. No podemos hablar de imaginación de estos indios, a partir de unos fósiles, como sucedió en Europa con la creencia de los dragones.

Estas figuras muestran dinosaurios en relieve sobre piedras magnéticas.

Las conclusiones sobre el origen de estas piedras y su realidad, las dejamos para los estudiosos del tema. Nosotros, en este humilde informe, nos hemos limitado a mostrar algunas de las piedras que obran en nuestro poder, dando una interpretación de las mismas. Dejamos al lector que extraiga sus propias conclusiones.

 

Naturalmente questo è il tipo di fotografie o riprese che non vi faranno mai vedere, dal momento che vedere con i propri occhi che le pietre vengono estratte dal greto dell'antico fiume, sarebbe cosa troppo
probante e deleteria nei confronti della visione concordata. Concordate? Concordo!!! Peccato che qualcuno si sia scomodato a fare vedere qualcosa che i "beni culturali", in questo caso come in altri, nei quali andrebbero chiamati "mali culturali", non erano presenti al fatto, e non hanno potuto censurarlo.

Naturalmente a chi ha messo in giro la voce della carta carbone, dico che esistono metodi migliori e all'avanguardia rispetto alla stessa fantasia dell'archeologo pagato per dire una tale stronzata.
Ora, come se non bastasse, c'e' un muro, sul quale parecchi petroglifi sono inscritti, che dice molto altro, ma non vi dirò dove si trova. Poi, poco più su, e ci spostiamo verso le terre del nord America, fino agli Hopi, ritroviamo ancora dei petroglifi con immagini di dinosauri e molto altro. Ma non basta, perché ancora qualcuno ci rammenta della presenza dei dinosauri al tempo dell'uomo anche in Messico, dove vengono ritrovate moltissime sculture di terracotta, che li raffigurano, propriamente, e che mostrano ancora una volta, non solo dinosauri conosciuti, ma anche sconosciuti, e svariati altri esseri che potremmo definire ominidi, o altro, ma lascio a voi ulteriori investigazioni e ipotesi sulla cosa. A questo punto, quindi, ci troviamo con tre civiltà vissute negli ultimi tremila anni che ci mostrano chiaramente qualcosa che la cultura ufficiale posiziona a circa 65 milioni di anni fa. Estinta. Finita. Caput. Ora, mi sa che il protocollo abituale di cancellazione, discredito del ricercatore, inquinamento delle prove, sarcasmo, derisione e pregiudizio, non sarà più sufficiente ad arginare la consapevolezza crescente che qualcosa non vada nel filo logico proposto dai massimi sistemi, paradossalmente, vittime proprio di quei dinosauri che hanno definiti estinti. La legge del taglione.... chissà....

Queste sono chicche scoperte in Messico recentemente, hanno qualche migliaio di anni, ma vanno bene lo stesso, anzi meglio. A quanto pare, conoscevano Godzilla anche loro.
E anche qualche altro personaggio dall'aspetto un poco alieno, come potrete vedere. A quanto pare qualcuno ci sta dicendo che non siamo soli, e che la storia non sia andata
esattamente come ce la hanno raccontata. Eccovi uno slide show sull'argomento che dovrebbe farvi riflettere sulla cosa. Interessante, a dir poco....

 

Cominciate pure a chiedervi da quanto tempo va avanti questo bluff, di cosa vi siete nutriti storicamente parlando, e cosa vi hanno propinato da sempre,
per nascondervi altro, qualcosa, che non hanno alcuna intenzione di spartire con voi. Aguzzate l'ingegno che è tempo. La pappa pronta, si è rivelata essere pura propaganda.
Vi ricordo che a Salisbury, affittavano martello e picchetto qualche tempo fa, per andare in pellegrinaggio a Stonehenge, a staccare un ricordino dai Dolmen, che dicevano portasse fortuna.

Foto della cattedrale di Salisbury

Foto di Stonehenge, come fu rimessa in piedi molto più tardi. Tempi moderni.

Solo ne 1835, dipinte dal pittore John Constable.

Direi che l'esempio più calzante potrebbe essere quello di una futura civiltà che faccia pezzi le precedenti pezzo dopo pezzo, per cancellare i templi del passato, costruirvi al posto
loro altri templi, e riposizionarsi cosi sugli antichi luoghi di potere, inglobandone la tradizione e tutto quanto. Conquistadores. Pelle nuova, stessi serpenti.
 

Dalle tombe Incas sono stati recuperati parecchi piccoli gingilli d’oro, datati migliaia di anni addietro. Questi gingilli raffigurano chiaramente strutture che appaiono innegabilmente come funzionanti aeroplani volanti, completi di quelle che sembrano essere torrette d’artiglieria su alcune delle ali. Guardate voi stessi.

Forse ci è sfuggito qualcosa, e continua a farlo.

E come se non bastasse, su un bel tempio situato in India, ecco un piccolo stegosauro che se ne sta tutto tranquillo...

E' il caso, a questo punto, di provare a ragionare su un fattore essenziale di quello che ci è stato raccontato fino ad oggi.
O sono cose vere, o sono falsità, o c'è ancora dell'altro. Ma, verosimilmente, le risposte saranno tre allo stesso tempo e tutte corrette. Sorpresi?
Evoluzionismo, creazionismo, e inserimento di variabili esterne capaci di mutare il corso di alcuni accadimenti, esperienze particolari e sperimentazioni ad uopo.  

Vi rimando quindi alla lettura dell'articolo sullo Starchild, per rinfrescarvi un poco le idee, dal momento che ora ci sono 5 civiltà che conoscono i dinosauri, e che li raffigurano
addirittura assieme all'uomo.

Jedi Simon