LA  PARABOLA DEI DEBITI  INDEBITI

Mi viene in mente una lettera di Paolo, dove egli parla di “spirito di contesa”, che spinge alcuni uomini invece di ubbidire alla verità a seguire l’ingiustizia. Non esiste posizione alcuna in grado di scusare o giustificare cattiveria, o azioni inique e deleterie, nei confronti del nostro prossimo come pure dell’armonia che siamo.  Sarà forse questa la ragione per cui spesso troviamo una deriva, fra il dire e il fare o fra quel che dice una parola e quello che significa.

Le cose deviate, s’allontanano, mentre quelle semplici, avvicinano.  La verità, quale essa sia, utilizzata non in senso educativo ma repressivo e strumentale tale da legittimare punizioni di sorta, quand’anche non fossero definitive come purtroppo avviene, è prevaricazione e causa di sofferenza, dolore e contaminazione. Ogni qual volta gli uomini che impugnino una spada, come gli angeli decaduti fecero, si trovino ad attuar giustizia, giustiziando, non combatteranno in nome di Dio, ma in quello del pregiudizio che hanno. Dio, sinonimo di Vita, che non si fa mai morte, ma dono che comprende, apre l’abbraccio compassionevolmente verso tutte le creature. La misericordia è tratto distintivo di coloro i quali non vacillano, ma sanno restare immobili in movimento, nobili di cuore e puri d’animo.

I Santi, che mai andarono in giro a dar sberle in faccia ad alcuno, e pur sapendo, consigliarono sempre commisuratamente. La legge che punisce e non insegna, sbaglia perché manca del consiglio. Coloro i quali incarnano i sani principi, sono i soli in grado di trasmetterli in modo adeguato, convincente e provato, poiché la sola forma dà parvenza, come una campana senza batacchio non suona, quando l’essenza è altrove. Se guardate all’esempio di costoro, comprenderete come le vesti non facciano mai i monaci, e come chi non sia, si faccia, altro da sé, se gliene vien vantaggio.

Reiterare nuoce quando v’è assenza e non presenza. Meglio perdere allora la via, per poi imparare l’attenzione e ritrovarla. Qualora la volontà convinta di agire di alcuni, nel pregiudizio del bene che sottintendono essere quello che serviranno, dovesse nuocere ad altri, o creare parimenti conflitto, a questi, come atto consapevole, tocchi in sorte proporzionale lavoro, atto a riparare di persona le offese recate, per riparare ad esse personalmente negli anni a venire, e non solo per ripagare i danni.

Non prestati mai al gioco dell’offesa, in modo permanente come continuativo, poiché chi si fa sponda offende parimenti, mentre chi si fa acqua pura che non si lascia scalfire dalla pietra, ed anzi, la discioglie lentamente trasmutandola in sale, disperde la discordia. Perdonate sempre quelli che si prestano a danno, e nei loro occhi riponete il vostro cuore, poiché uno sguardo basta. Non v’e’ malacidio che tenga al cospetto di Dio, che possa offrire giustizia, né conferma in gladio, come alcuni l’avrebbero chiamata. Che il termine stesso di GIUSTIZIA, capovolto dal diavolo, sia divenuto GIUSTIZIARE, allora non vi sorprenda, poiché di cento in cento, Quello ne ha cappottati, che essi si son fatti tutti strumenti di perdizione. Quello, di uno ne fa due; e due li spaia, che se vedeste quanto lavora duro la notte, scoprireste che la vostra lingua è biforcuta, e hai voglia a sputare e a tenerla dentro. Il cuore non disegna, ama.  

Massima sia quindi l’attenzione riposta in tutte le cose che fate, dite ed ascoltate, che paiono normali, quando non lo sono e vi corrompono al tocco. Che ognuno si liberi di quelle parole storte, che arrecano danno alla mente e al cuore. Fatevi argine al cospetto dei flutti, e albero d’autunno che lascia cadere in terra le ingiallite foglie. I patti che son prima nel silenzio, son quelli che poi corrompono la borsa. I segreti, si fanno allora ombre lunghe che oscurano la luce, impedendo al mondo libertà armoniche perfette. Questa in natura si chiama biodiversità, e varietà è la sua forza, mentre il pensiero unico vigente che si pone come religioso incanto, è fattura. Regolatevi quindi di conseguenza, e siate misurati negli slanci che le esche son tante.

Quando la bilancia si dimostra truccata, prima si cambia, poi si ripesa tutto. Il “debito pubblico” che misura meno della quarta parte del “debito privato”, compone assieme ad esso, quel “debito sovrano” che è la somma di quanto ci grava in testa. Il debito, prima figlio dei sogni e di manie di grandezza, poi, di balorde tentazioni ed intenzioni, progettate da chi brama ricchezza per farsi padrone del mondo, è schiavitù degli uomini tramite fattura sottoscritta. Non bastava il danaro, ma ora, come se non bastasse, egli è ricorso pure alla magia dei numeri infiniti, e si sapeva, che nel tentativo di sostituirsi a Dio, il boccone gli sarebbe andato storto.

Condannato a contare tutte le cose del mondo senza fine,e a diffidare e spiare chiunque tocchi la sua merce. Eppure, di colui che non si vede vi dico, che Egli è Zero, e che è il più povero di tutti. Che il suo cerchio perfetto che tutto contiene, è forma infinita in se conclusa ed agente, primo anello e congiunzione, forza, orbita e scaturigine della forma, Sephiroth, Zevir, Zaffiro e soffio divino,  che anima i mondi e dà la vita, equilibrio del centripeto e del centrifugo, ritmo che dà la forma che appare e scompare, come di quella indistinta e dei flussi transeunti, disponendo l’anima trasparente delle stelle del creato al servizio della luce che nutre i mondi e li fa grandi, carezza, generativa cosa e meraviglia.

Armonico cuore palpitante, abbraccio grande che ogni cosa contiene, porta, per la quale si accede, oltre i  confini stessi del limite pensato, intravisto e svelato. Misero, è colui il quale cerca di far mostra si se quale non è, per indurre gli altri in tentazione come a grande e massima privazione. Non vi è forse un solo vizio alla base del sacrificio degli uomini, che facendosi abitudine, poi mania e infine persecuzione, li condanna a ripetere ad ogni girone, gli stessi errori sino alla conclusione? Re Mida è morto, l’età del falso oro dall’anima al tungsteno delle due torri è giunta al termine. Resta viva l’essenza, Icaro s’e’ levato di nuovo, ma è precipitato nuovamente. Il suo sogno è stato la sua fine. Dio, è misura sufficiente, che non trae beneficio da abbondanza e carenza, né la induce. Che ognuno faccia del suo meglio, e tutti si impegnino al rispetto.

Debito infinito e senza fine, è la veste che il maligno si è data, strumento di diseguaglianza, creato per soggiogare e rendere gli uomini schiavi. Quale sozzura, quale inganno, quale vera prigione. Guardateli !!! Si sono vestiti nuovamente di illusione !!! Il Re è nudo, conoscete la storia, e portate due stracci per coprir costoro, che al risveglio avranno fame e freddo. Nella storia, quello che si sa di meno, ha maggiore importanza, e lì si ritrovano gli inganni tramati in precedenza, figli di accordi di parte e trame rinnovate. Se vi dico che anni or sono ho letto che solo qui, andavano creati 25 milioni di diseredati e che ora li vedo innanzi ai miei occhi, non faccio torto ad alcuno.

Vi esorto quindi a risvegliarvi dal sonno, e a tenere a mente che seppure la lingua possa rendervi noto che un cibo è andato a male, è il naso, che dovrete usare, per riconoscere il cibo avvelenato e presentir l’inganno.  Non prestate dunque ascolto al serpente che ha la lingua biforcuta, e che nessuno osi toccar la mela, né per caso, né per fame, per brama o per scherzo. Confidate nella cose pure e trasparenti, poiché l’evidente in bella posta inscatolato, è stato creato a immagine e somiglianza del difetto. Con ciò vi dico non crucciatevi, ma abbiate fede e gioite, poiché il mondo è rotondo, e come una mola, sgretola quelli che vorrebbero rendere eterno il loro momento a dismisura. Chiamate  le cose col nome che hanno.

Il discernimento puro distingue. Che la spada resti in mano ai demoni dalla lunga coda che ne promuovono l’uso, e le mani disarmate come le braccia aperte,  siano arma di pace e amore. Il buon consiglio, insegna e tempra gli animi e lo spirito. Il male esempio, serve coloro che fan guerra. Portatevi sempre altrove ove è pugna, e con voi, quelli che sono in grado di rinunciare, saranno liberi dall’ingannevole conflitto, che, la stessa parola deviata, produce inganno ogni qual volta ci si pieghi ad usarla. Essa, in verità, abusando della nostra stessa mente, mentre ne facciamo buono o cattivo uso che sia, ci rende strumentali al suo stesso disegno, ancor prima di forgiare il nostro cammino e farci altro da noi, per immedesimazione.

Rammentate che le Egregore, che oggi chiamereste “programmi senzienti”, costituiscono oggi gran parte di quanto non siamo, plagiandoci con il cattivo esempio in continuazione. Ricordate, la parola e’ buon consiglio, e dono, quando nasce nel cuore e porta pace. Codeste armi del male, che si nutrono di paura e terrore, forti emozioni e conflitto, sono da evitarsi come la peste. Astenetevi quindi dal dissacrare il tempio che siete, e fatevi immacolata concezione ogni qual volta tenteranno di sporcarvi, poiché al tocco, vi sospingeranno e  non vi daranno pace, come mai la troveranno, avendola abbandonata.  

Cosi rileggo allora la preghiera al Padre, affinché egli ci protegga tutti. Tutti quelli che lo sentono come quelli che non lo sentono, poiché non v’è differenza,  nel cuore della cosa, quando ci si accorge che quasi tutto è funzione nel sogno della mente, e strumento di consapevolezza. Amorevole sia il vostro cammino, e se ne sentite il bisogno, altrove, in disparte, provate con le vostre parole, o con queste, a congiungere il vostro spirito con quello del creato.  La preghiera recita: “ Padre nostro”. Padre nostro che sei nei cieli, Sia santificato il tuo nome;  Venga il Tuo regno, Sia fatta la Tua volontà come in cielo così in terra;  Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e Perdona a noi le nostre offese, come anche noi perdoniamo coloro che ci hanno offeso. Non ci indurre in tentazione, Ma liberaci dal male, Poiché a Te appartengono Il regno, la potenza e la gloria Nei secoli dei secoli. Così sia!       

Amonakur