INCENSI NATURALI
Caratteristiche di alcuni degli Incensi maggiormente diffusi in commercio ( e non in natura ).
di Jedi Simon

  Storace

Storace.jpg

Liquidambar orientalis Mill.
Liquidambar stymciflua L.
Nome sumero: Balukku

Mitologia dela Mesopotamia

Lo storace fu esportato dalla Mesopotamia al Regno egizio a opera dei fenici, e sembra che in entram­bi i Paesi fosse utilizzato, spesso in sostituzione dell'ambra animale, per creare un profumo speciale, adatto a feste e ricorrenze. Vi era la certezza che la sua aggiunta a una miscela intensificasse gli aromi flo­reali. Lo storace, come si è detto, è un ottimo conservante per profumi e ne bastano piccole quantità per mantenere fresche a lungo le altre essenze delle miscele.

Mitologia Egizia

Nel papiro magico di Abraxas (IV secolo d.C.) è menzionato tra le sostanze odorose e con­sigliato per favorire un sonno profondo. Gli antichi egizi, come pure i popoli delia Mesopotamia, lo chiamavano miniaki, che signi­fica profumo delle feste. Lo storace nero, una volta brucia­to, emana un intenso odore balsa­mico, resinoso, floreale, femminile, dolce come la cannella e legger­mente erbaceo. Conferisce alle mi­scele una nota sensuale e seducen­te. Lo storace può essere bruciato su carboncino e nell'incensiere a fiam­mella, ma sempre in quantità limi­tate. Il suo aroma è migliore se combinato con altre essenze.

Uso:

Viene adoperato principalmente per le purificazioni e per attrarre la prosperità materiale. Protegge dalle forze negative e potenzia tutti gli altri incensi. La tradizione lo attribuisce a Marte e Saturno; altri lo vogliono associato a Giove e Mercurio.

Styrax officinalis

Lo storace (Styrax officinalis L.) è una pianta angiosperma dicotiledone. È chiamato anche mella bianca, parola che viene dal dialetto di Palombara Sabina. È l'unica specie ad areale europeo del genere che comprende oltre un centinaio di specie a distribuzione tropicale.

Indice

Descrizione

È una pianta caducifoglia a portamento arbustivo ma arriva anche all'aspetto di alberello; fiorisce in aprile-maggio.
I fiori sono bianchi, profumati e dolci portati in infiorescenze a racemo.
Porta foglie intere ovate, pelose per peli stellati nella pagina inferiore.

Distribuzione

In Italia colonizza macchie e leccete tra 0 e 600 m s.l.m.
Si trova in quantità abbondante a nord est di Roma e precisamente nel Parco regionale naturale dei Monti Lucretili e nei pressi del Pozzo del Merro, situato nella riserva a gestione provinciale del Bosco della Gattaceca; ne sono state rilevate altre sporadiche presenze anche in Campania.
La pianta è protetta ed è il simbolo del già citato Parco dei Monti Lucretili.

 

Benzoino

Benzoe Siam - Styrax tonkinensts Craib.
Benzoe Sumatra - Styrax benzoin Dryand.

Mitologia Egizia

Questa resina aromatica è origina­ria di Sumatra, della Thailandia e del Laos. Veniva esportata in Egitto dai commercianti indiani, inizial­mente via mare e in seguito lungo la via dei profumi. La resina di ben­zoino emana note dolci e balsami­che che ricordano la vaniglia: infat­ti, contiene gli stessi principi attivi presenti nella vaniglia. Nell'antico Egitto veniva impiegata nella pre­parazione di miscele eccitanti e inebrianti.
Il benzoino Siam ha una fragranza più dolce della varietà Sumatra, ma è più costoso e, si dice, più raffina­to. Gli egizi comun­que preferivano l'aroma del ben­zoino Sumatra.

 Uso: Come riportato nel paragrafetto precedente vi sono due tipi di resina:
- Benzoino del Siam: è la varietà più preziosa; di colore giallastro con sfumature più ambrate e odore finissimo.
- Benzoino di Sumatra: più grigiastro e dall'aspetto zuccheroso è considerato di minor valore rispetto al precedente ed il suo aroma, infatti, è meno pungente e penetrante.
Questa resina vie­ne di solito usata nelle miscele poi­ché, bruciata singolarmente, non emana un profumo gradevole. La sua combustione è rapida e svilup­pa un fumo irritante.
Oltre a stimolare la sensualità, il profumo del benzoi­no ha un effetto rasserenante sulla psiche ed è utile nei momenti di tristezza e mortificazione. Miscela­to con resina di incenso e legno di cedro il benzoino trasmette una sensazione di pace interiore.

Benzoino

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Styrax benzoin Dryander
Styrax benzoin
Styrax benzoin from Koehler's Medicinal-Plants 1887
Classificazione scientifica
Regno: Plantae
Divisione: Magnoliophyta
Classe: Magnoliopsida
Ordine: Ericales
Famiglia: Styracaceae
Genere: Styrax
Specie: S. benzoin Dryander
 
 

Benzoino, nome scientifico: Styrax benzoin Dryander o Stirax benzoides Craib della famiglia delle Styracaceae. Pianta arborea o arbustiva, odorosa, delle Policarpali, con fiori a ombrella o capolino e frutto a drupa; da esso si estrae un olio odoroso usato in profumeria.

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Usi terapeutici

Del benzoino si utilizza la resina, Benzoe F.U., che contiene benzoato di coniferile, leggermente tossico, che viene impiegato per la cura di dermatiti da contatto, la cura dello herpes simplex labiale, come antisettico dell'apparato respiratorio, balsamico, espettorante. Viene inserito nella composizione di sciroppi per la tosse e la sua inalazione è indicata contro la laringite e la faringite.[1] Le aree di produzione sono quelle Siam, Laos, Vietnam, Cambogia, e Thailandia.

Dal benzoino viene estratta l'essenza principale con cui si produce l'orzata in Italia.

Usi industriali

 
resina benzoe

La resina, conosciuta anche come gomma benzoe, è molto solubile in alcool etililco se ne ricava una soluzione utilizzata come addittivo per la gommalacca, alla quale conferisce una maggior brillantezza e ne migliora la scorrevolezza nella verniciatura a tampone dei manufatti in legno.

 

Canfora

Dryobalanops aromatica Gaertn.

Mitologia Giapponese

 

La canfora è una so­stanza bianca, cristallina, che fuo­riesce dalle fessure del legno so­prattutto in presenza di temperatu­re elevate. Questi alberi raggiungono dimen­sioni enormi e già nell'antica Cina erano considerati sacri. Presso il santuario Hachiman, nel distretto di Kagoshima, si trova un esempla­re di 1200 anni. Ai tempi di Marco Polo la canfora del Giappone veni­va pagata a prezzo d'oro. Nelle miscele, tale sostanza dona una nota di freschezza.

Uso:

Da secoli in Asia la Canfora viene utilizzata per placare gli istinti carnali e per stimolare il raggiungimento dell’estasi mistica. E’ inoltre un valido ingrediente per gli incensi divinatori.
Ha un effetto purificante, rinfrescante, rivita­lizzante e favorisce la concentra­zione. Inoltre rafforza la coscienza e mitiga il desiderio sessuale.

Canfora

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Canfora
 
Nomi alternativi
D-(+)-canfora, 1,7,7-trimetil-biciclo [2.2.1] eptan-2-one
Caratteristiche generali
Formula bruta o molecolare C10H16O
Massa molecolare (u) 152,24 g/mol
Aspetto solido da incolore a bianco
Numero CAS [464-49-3]
Proprietà chimico-fisiche
Densità (g/cm3, in c.s.) 0,99 (20 °C)
Solubilità in acqua (20 °C) insoluble
Temperatura di fusione (K) ~448 (175 °C)
Temperatura di ebollizione (K) ~483 (210 °C)
Indicazioni di sicurezza
Flash point (K) 339 (66 °C)
Limiti di esplosione 0,6 - 4,5 Vol%
Temperatura di autoignizione (K) 733 (460 °C)
Simboli di rischio chimico

Facilmente infiammabile Irritante   


frasi R: 11-36/37/38
frasi S: --

Progetto:Chimica/Composti

La canfora (o D-(+)-canfora), con formula chimica C10H16O, è un chetone ciclico, prodotto da ossidazione di un terpene, il pinene C10H16. La canfora è una sostanza cerosa, bianca o trasparente con un forte odore aromatico. Si trova in parecchi vegetali, ma viene estratta principalmente dal legno della Cinnamomum camphora (Laurus camphora), un grande albero sempreverde [1], e anche della Dryobalanops aromatica (Canfora del Borneo), un gigante delle foreste del Borneo. La sostanza si può trovare anche in alcuni altri vegetali collegati della famiglia dell'alloro, in particolare nell'Ocotea usambarensis (Canfora africana). Può anche essere prodotta sinteticamente da olio di trementina. Viene usata per il suo profumo, come ingrediente in cucina (soprattutto in India), come fluido per imbalsamare, nelle cerimonie religiose e per scopi medicinali. Una delle principali fonti di canfora in Asia è l'Ocimum kilimandscharicum (Ocimum kilimandscharicum Baker ex Gurke, in inglese Camphor basil). La canfora si trova anche in basilico, coriandolo, maggiorana, rosmarino e salvia.

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Storia [modifica]

La parola canfora deriva dal francese camphre, a sua volta derivante dal latino medievale camfora, dall'arabo kafur, dal sanscrito karpoor.[2] Barus era il porto sulla costa occidentale dell'isola di Sumatra dove i mercanti stranieri venivano ad acquistare la canfora, per cui in malese è diventato Kapur Barus. La canfora era conosciuta in Arabia già in tempi pre-islamici, come menzionato nel Corano 76:5, come aromatizzante per bevande. Nel IX secolo, il chimico arabo Al-Kindi (noto in Europa come Alkindus), fornì la prima ricetta per la produzione di canfora nel suo Kitab Kimiya' al-'Itr (Libro di chimica del profumo).[3]. Dal XIII secolo, venne usata nelle ricette in tutto il mondo musulmano, dai piatti principali, come il tharid, allo stufato e ai dolci.[4].

Già nel XIX secolo si sapeva che con l'acido nitrico, la canfora avrebbe potuto essere ossidata in acido camforico. Haller e Blanc pubblicarono una semisintesi di canfora da acido camforico, che, pur dimostrandone la struttura, non lo provò. La prima completa sintesi totale per l'acido camforico è stata pubblicata da Gustaf Komppa nel 1903. Egli partì da dietil ossalato e acido 3,3-dimetilpentanoico, che reagirono per la Condensazione di Claisen dando l'acido dicheto-camforico. La metilazione con ioduro di metile e una procedura complicata di riduzione produsse acido camforico. William Perkin pubblicò un'altra sintesi poco tempo dopo. Già in precedenza alcuni composti organici (come ad esempio l'urea) erano stati sintetizzati in laboratorio, ma la canfora era un prodotto naturale scarsamente disponibile e con una forte richiesta in tutto il mondo. Komppa se ne rese conto e iniziò la produzione industriale di canfora in Tainionkoski, Finlandia, nel 1907.

Produzione [modifica]

La canfora può essere prodotta dall' α-pinene, che è abbondante negli olii delle conifere e può essere distillata dalla trementina ottenuta come prodotto della macerazione chimica[5]. Con acido acetico come solvente e con catalisi da un acido forte, l'α-pinene prontamente si riorganizza in canfene, che a sua volta subisce un riarrangiamento di Wagner-Meerwein a catione di isobornile, che viene catturato dall'acetato dando acetato di isobornile. L'idrolisi in isobornile seguita da deidrogenazione dà la canfora.

Estrazione della canfora naturale [modifica]

La canfora naturale viene estratta dalle piante adulte di circa 50 anni. Alberi di 4 metri di circonferenza forniscono circa 300kg di canfora cristallizzata. Per estrarre la canfora in modo non artigianale ma industriale, si sottopongono le foglie ed il legno spezzettato alla distillazione con vapor d'acqua. Si ottiene una percentuale dell'1,2-1,5% di canfora e di 0,5% di olio; le percentuali variano tra estate ed inverno. La canfora grezza presenta di solito molte impurità, come acqua, ferro, olio di canfora, sabbia, legno. Acqua e olio vengono eliminati per pressione o per centrifuga; l'acqua può esser eliminata anche tramite il cloruro di calcio o calce viva. Altre impurità vengono eliminate tramite cristallizzazione o sublimazione. La canfora viene poi posta in commercio in blocchi sferici, pesanti da 1,5 a 4 kg, bianchi, cristallini, semitrasparenti e elastici. Può essere anche sotto forma di tavolette (USA), cassette di 50-60 kg, botti di legno.

La canfora ottenuta dalla Dryobalanops aromatica (Canfora del Borneo) è rara, pregiata, costosa, ed ha sapore ed odore molto gradevole.

Biosintesi [modifica]

Nella biosintesi la canfora viene prodotta dal geranil pirofosfato, tramite ciclizzazione del linalolo pirofosfato in borneolo pirofosfato, seguito dall'idrolisi in borneolo e ossidazione in canfora.

Usi [modifica]

Usi moderni includono la canfora come plastificante per nitrocellulosa, come antitarma, come sostanza antimicrobica, in imbalsamazione, nei fuochi d'artificio, esplosivi, surrogati del cuoio. La canfora solida rilascia vapori che formano un rivestimento anti-ruggine e viene quindi posta in casse porta-utensili per proteggere gli strumenti dalla ruggine.[6] Cristalli di canfora vengono utilizzati anche per evitare danni alle collezioni di insetti da parte di altri piccoli insetti.

Viene anche usata in medicina. La canfora è assorbita velocemente attraverso la pelle, produce una sensazione di raffreddamento simile a quella del mentolo, e funge da leggero anestetico locale e da sostanza antimicrobica. Ci sono gel anti-prurito e gel rinfrescanti che hanno la canfora come principio attivo. La canfora è un principio attivo (assieme al mentolo) in prodotti vaporizzanti, come Vicks Vaporub, ed è efficace come sedativo della tosse. Può anche essere somministrato per via orale in piccole quantità (50 mg) per lievi sintomi di cuore e affaticamento..[7]

Nel XVIII secolo, è stata utilizzata da Auenbrugger nel trattamento delle manie[8].

Alcune tradizioni popolari, inoltre, dicono che la canfora dissuada i serpenti e altri rettili a causa del suo forte odore. Allo stesso modo, si crede che la canfora sia tossica per gli insetti e quindi viene a volte usata come repellente.[9]

La canfora è ampiamente usata nelle cerimonie religiose indù. Gli indù venerano una fiamma sacra generata bruciando canfora, che costituisce una parte importante di molte cerimonie religiose. La canfora viene usata nelle celebrazioni Maha Shivaratri di Shiva, il dio indù della distruzione e della (ri)creazione. Come la pece naturale, brucia senza lasciare un residuo di ceneri, che simboleggia la coscienza. Di recente, la maggior parte dei templi nell'India del sud hanno smesso l'illuminazione con canfora nei principali Sancta sanctorum a causa di forti depositi di carbonio, tuttavia nelle aree aperte usano la canfora.

Si trova anche nelle maschere utilizzate per schiarire la pelle.

Recentemente, nanotubi di carbonio sono stati sintetizzati utilizzando con successo la canfora in un processo di deposizione chimica da vapore.[10]

Altre sostanze ricavate dagli alberi a volte sono erroneamente vendute come canfora.

Culinaria [modifica]

Nell'Europa antica e medievale la canfora veniva utilizzata come ingrediente per i dolci. Era anche utilizzata come aromatizzante, in confezioni simili ai gelati, in Cina durante la Dinastia Tang (618-907). Veniva citata in una grande varietà di piatti, sia salati che dolci, nei libri di cucina medievale in lingua araba, come ad esempio al–Kitab al–Ṭabikh scritto da ibn Sayyâr al-Warrâq nel X secolo[11] e un libro di cucina andalusa di Anonimo del XIII secolo[12]. Appare pure in piatti dolci e salati in un libro scritto alla fine del XV secolo per i sultani di Mandu, il Ni'matnama[13].

Attualmente la canfora viene utilizzata in Asia come aromatizzante, soprattutto per i dolci. È molto usata in cucina, soprattutto per i dessert, in India, dove è nota come Kachha (grezza/cruda) Karpooram ("Canfora grezza" in Tamil: பச்சைக் கற்பூரம்), e si può trovarla nei negozi di alimentari indiani dove è etichettata come "canfora commestibile".

Nel Puja e nelle cerimonie indù, la canfora viene bruciata in un cucchiaio cerimoniale per l'esecuzione dell'Aarti. Questo tipo di canfora, il tipo cristallino bianco, viene anche venduto nei negozi alimentari indiani. Tuttavia non è adatto come alimento ed è pericoloso per la salute se mangiato. Solo la canfora etichettata come "canfora commestibile" dovrebbe essere usata per cucinare.

Medicina [modifica]

La canfora è usata in diversi preparati per la tosse, come il Vicks e il Buckley, come sedativo della tosse e come analgesico locale. In passato veniva usata anche come antispasmodico, eccitante dei centri nervosi, antisettico. Quella monobromata veniva usata per curare l'asma, l'isterismo e l'eretismo genitale da blenorragia.

Tossicità [modifica]

La canfora è pericolosa soprattutto per i bambini, le persone oltre i 55 anni e per coloro che ne assumono quantità superiori a quelle consigliate per lunghi periodi di tempo. In grandi quantità, la canfora è velenosa quando viene ingerita e può causare convulsioni, confusione, irritabilità, iperattività neuromuscolare, allucinazioni, nausea, vomito e vertigini. In casi estremi, anche l'applicazione locale di canfora può portare a epatotossicità.[14] [15] Dosi letali negli adulti sono di 50-500 mg/kg (per via orale). Generalmente 2g provocano tossicità gravi e 4g sono potenzialmente letali. Un sovradosaggio prolungato (0,5 ml/kg di peso corporeo) può provocare il coma o gravi danni renali.

Nel 1980, il Food and Drug Administration degli Stati Uniti pose un limite dell' 11% di canfora ammissibile nei prodotti di consumo e vietò totalmente prodotti etichettati come olio canforato, olio di canfora, linimento di canfora e linimento canforato (tranne "olio essenziale canfora bianco", che non contiene quantità significative di canfora). Dato che esistono trattamenti alternativi, l'uso medicinale della canfora è scoraggiato dalla FDA, tranne che per usi relativi alla pelle, come le polveri medicative, che contengono solo piccole quantità di canfora.

Reattività [modifica]

Tipiche reazioni della canfora sono

Camphor-3-Brominecampher.png
Camphor-Camphor acid.png
Camphor-Isonitrosocamphor.png

La canfora può anche essere ridotta a isoborneolo usando il boroidruro di sodio.

Note [modifica]

  1. ^ Il Cinnamomum camphora si trova in Asia (Borneo, Taiwan, Cina e Giappone) ma viene coltivato anche negli USA e nei paesi mediterranei

 

Galbano

galbanum
 

Ferula gummosa Boiss
Ferula rubri caulis Boiss
Ferula galbanìflua Boiss et Buhse
Ferula kokanika Reg. et Schmalh.
Nome sumero: Baluchchu

Mitologia Mesopotamica

Il galbano, un arbusto che può ricordare il finocchio, appartiene alla famiglia delle Apiaceae ed è alto circa un metro e mezzo; è originario delle regioni dell'antico Regno mesopotamico, da cui fu esportato in India, Cina, Galilea ed Egitto. Il suo lattice (oleoresina) emana un profumo di fogliame e di bosco. Esiste inoltre una varietà afghana di galbano, dall'aroma più delicato e meno intenso del precedente. Plinio scriveva, nella Naturalis bistorta, che questa pianta ha la proprietà di fissare i profumi. Nelle miscele per incensi, essa fa sì che ardano più lentamente. La sostanza aromatica è una massa densa e collosa, che va modellata in minuscole sferette, non più grandi di capocchie di spillo; la loro combustione produce un aroma grave, dolce, verde e balsamico.

Mitologia Israeliana

Questa resina era una delle sostanze per fumigazione più diffuse in Mesopotamia e, presso gli ebrei, uno degli ingredienti della miscela del tempio. Probabilmente il popolo ebraico ne conobbe l'impiego durante la prigionia babilonese e in seguito la introdusse nell'antico regno di Israele. Nella Bibbia il galbano viene citato due volte. Mentre l'incenso poteva essere bruciato solo a scopo religioso, il galbano e la mirra erano diffusi pure in ambito domestico.

 Uso:

Stimola le forze psico-fisiche e la vitalità; protegge dai malefici ed è considerata indispensabile, nella magia orientale come nella tradizione medievale, per fare ricadere il male su colui che lo ha provocato.
Aiuta a rimanere concentrati mentalmente e a non perdere di vista la realtà. Inoltre aiuta a mantenere unite le energie per direzionarle verso uno scopo preciso.

Proprio quello che cercavo, e dato che pare innocuo, lo voglio proprio bruciare per far ricadere il male su chi lo ha provocato!!! Ed ecco che il maligno che credeva di fare la sua bella figura con una controfattura come si comanda, finiva avvelenato. Quindi, amici miei cari, che non conoscete la natura, ascoltate questo consiglio, diffidate, diffidate e diffidate ancora di chi vede o campra al kilo quantità di resine spropositate in giro per il mondo, perchè danneggia la natura con le sue colture agli ormoni e bastonate a dovere per produrre di più. Costoro, dediti al commercio, si prenderanno gioco, perdonatemi per una volta la definizione d'uopo, di cretini e coglioni, affascinati dalle descrizioni aggettivamente ( e non oggettivamente )  pertinenti alle specie e tipologie presentate. Che la natura sia piena d'insidie è cosa arcinota, e dal momento che i cittadini di queste società hanno perso il contatto con essa, dovrebbero a mio avviso rinunciare a tali propositi, e in caso, recarsi personalmente nei luoghi dove esse resine miracolose vivono, cercare fra piante ed arbusti quel che abbisognano e dopo aver chiesto il permesso al bosco e alla pianta, chiederne un pezzetto per il loro rituale. La sacralità di tutto ciò persa fra i numeri del commercio è come al solito andata a farsi benedire, quindi scherzate pure con i fanti ma lasciate perdere i santi.
Non improvvisatevi o prendete per oro colato quanto viene trascritto, e specialmente, guardati da un uso sbagliato di quanto la natura vi offre. L'Alchimia è cosa per pochi e rispettosamente parlando, opera che avvicina alla natura, per la comprensione che richiede e le operazioni che essa contiene e produce. Chi si serve, è servito. Leggi qua! Tanto ti basti.

Resorcinolo

Resorcinolo
formula di struttura
Resorcinol-3D-balls.png
Nome IUPAC
1,3-diidrossibenzene
Caratteristiche generali
Formula bruta o molecolare C6H4(OH)2
Massa molecolare (u) 110,11 g/mol
Aspetto solido bianco
Numero CAS [108-46-3]
Proprietà chimico-fisiche
Densità (g/cm3, in c.s.) ~ 1,28 (20 °C)
Solubilità in acqua 1000 g/l (20 °C)
Temperatura di fusione (K) 382 (109 °C)
Temperatura di ebollizione (K) 554 (281 °C) (1013 hPa)
Indicazioni di sicurezza
Flash point (K) 444 (171 °C)
Temperatura di autoignizione (K) 878 (605 °C)
Simboli di rischio chimico

Nocivo Pericoloso in ambiente   


frasi R: 22-36/38-50
frasi S: 26-61

 

Il resorcinolo è il nome comune raccomandato dalla IUPAC, di un composto chimico appartenente ai fenoli, isomero 1,3 del benzendiolo. Conosciuto anche con altri nomi come resorcina, m-diidrossibenzene, metadifenolo o m-idrochinone.

A temperatura ambiente si presenta come un solido cristallino bianco-trasparente, sapore dolciastro e dall'odore sgradevole. È un composto nocivo, irritante, pericoloso per l'ambiente.

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Produzione

Si ottiene da fonti naturali quali dalla distillazione di legni tropicali, o dal trattamento con soda di alcune resine ed essudati vegetali (galbano, assafetida).

Sinteticamente si produce fondendo con carbonato di potassio derivati benzenici quali il 3-iodofenolo, l'acido 3-fenolsolfonico, l'acido 1,3-benzendisolfonico. Anche altri composti benzenici orto- e para- sostituiti quali i bromofenoli, se fusi con idrossido di potassio generano resorcinolo.

Dagli amminofenoli si ottiene per azione di acido nitroso e seguente idrolisi. Mentre dal 1,3-diaminobenzene si ottiene per azione dell'acido cloridrico[1].

Usi

Antisettico, è usato in preparazioni dermatologiche tra cui molto diffusa è l'antimicotico per uso topico noto come fucsina fenica.

Impiegata nella formulazione di collanti per poliammide, miscelata con solventi idonei quali ad esempio il metanolo, in concentrazioni variabili dal 30% al 50%.

Nei prodotti estetici per il peeling (pasta di Pascher e pasta di Letessier), dal 30% minimo. A tale concentrazione il resorcinolo provoca il distacco in toto dello strato corneo.

Come intermedio per la produzione di sostanze coloranti, quali ad esempio la fluoresceina ed il verde mordente C.I. 10000.

In soluzione al 2% acidificata con H2SO4 costituisce il reattivo di Deniges, utilizzato nell'analisi dello ione tartrato.

 

 

Resina mastice

mastice-chios-small.jpg

Pistacia lentiscus L.
Pistacia lentiscus var. Chia

 Mitologia Cretese

La resina mastice, detta anche resi­na di lentisco o resina pistacchio, proviene quasi esclusivamente da Chio, un'isola greca dell'Egeo. Ciò era vero anche ai tempi della civiltà minoica. I medici e i filosofi naturalisti dell'antichità si dedicavano con zelo allo studio del lentisco e ne lodavano le proprietà curative. Presso gli egizi questa resina era un ingrediente delle miscele di Kyphi, ma era altresì usata nella mummificazione. Nei mesi tra giugno e agosto gli alberi o arbusti di lentisco, che possono raggiungere un'altezza di 6 m, vengono incisi per far sì che ne fuoriesca l'oleoresina naturale; una volta essiccata a contatto con l'aria si procede alla raccolta, all'incirca ogni due settimane. Nell'intero periodo di raccolta da ciascuna pianta si ricavano in media 5-6 kg di resina. La resina mastice si presenta composta da sferette gialle o trasparenti che bruciando emanano un profumo agrumato, leggero, balsamico, fresco e dolcemente etereo, che purifica, rischiara la mente e conferisce vivacità interiore. Nell'Africa del Nord è considerata un tonico in caso di stanchezza. Si presta alla meditazione e alla contemplazione.
In Grecia e in alcuni Paesi arabi si usa accompagnare numerosi rituali curativi con una fumigazione con mastice.

Uso:

Il suo profumo invita a guarda­re in alto e trasmette una sensazione di luce. Si dice addirittura che le fumigazioni con mastice conferi­scano facoltà chiaroveggenti, perché potenziano l'intuito e favori­scono le visioni. Il suo aroma trasmette una sensazione di leggerezza, quella stessa leggerezza che si ritrova nei prati fioriti della ci­viltà minoica.
In Oriente e in Nord-Africa viene considerato un sublime afrodisiaco.

Pistacia

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Pistacia
Pistacia lentiscus flower.jpg
Lentisco (Pistacia lentiscus)
Classificazione scientifica
Regno: Plantae
Divisione: Magnoliophyta
Classe: Magnoliopsida
Sottoclasse: Rosidae
Ordine: Sapindales
Famiglia: Anacardiaceae
Genere: Pistacia
Specie
vedi testo
 
 

Pistacia è un genere della famiglia delle Anacardiaceae che comprende specie legnose sempreverdi o decidue.

Il genere comprende specie distribuite nella regione mediterranea fino alle Canarie, nell'Asia centrale fino alla Cina e anche in Nord America (Messico e Texas).

Sono presenti nel territorio italiano allo stato selvatico ad esempio il lentisco (Pistacia lentiscus, da cui si ricava una resina edule detta mastice di Chio) ed il terebinto (Pistacia terebinthus). Importante, soprattutto in Sicilia, la coltura del pistacchio (Pistacia vera). Sono tutte specie di climi caldi e secchi.

Indice

Morfologia

Il genere comprende arbusti e piccoli alberi. Le foglie sono alterne e pennato-composte. I fiori unisessuali e portati su individui separati, sono raccolti in infiorescenze ascellari. Quesi tutte le specie sono dioiche con l'eccezione, recentemente scoperta, di Pistacia atlantica [1]. I frutti sono drupe ovoidali.

Specie

Quindi, quale sarà quella buona e quelle che si fanno rispettare per tossicità? E seppur buone come i funghi, quale è la quantità che si conviene esser quella giusta
da usarsi? E qui ti voglio! L'ignorante si scontra con la sua misura, e lo stolto tira innanzi altezzoso.

Guggul

guggul.jpg

Commiphora mukul (Hook ex Stocks)
Boswellia serrata Roxb.

Mitologia Indiana

In India la resina della Commipho­ra mukul, detta anche incenso in­diano o bdellium, in sanscrito gug-gulu e in indù guggul, viene impiegata come l'incenso arabo. L'albero di guggul cresce nelle regioni centrali dell'India, soprattutto in Rajasthan e in Gujarat. Per il suo aspetto contorto e la presenza di robuste spine ricorda un po' l'albero dell'incenso. La resina, estratta mediante incisione della corteccia di piante che di solito crescono allo stato selvatico, viene bruciata sia nei templi, come offerta sacrificale, sia nelle abitazioni. La resina di guggul è ancora piuttosto sconosciuta in Occidente, Il colore del guggul può variare dal bianco latte al giallo oro. Emana un aroma dolce e al contempo acre, che ricorda la vaniglia. Può essere bruciato su carboncino o nell'incensiere a fiammella, da solo o in miscela.. Inoltre sono efficaci per depurare gli ambienti, specie gli appartamenti di città, e tonificare le vie respiratorie; sono ottime, perciò, per i tabagisti. I fumi del guggul rafforzano il sistema immunitario, detossificano l'organismo.

Uso:
Secondo l'antica medicina ayurvedica questa resina dona benessere interiore, ringiovanisce e rivitalizza la mente, purifica l'aura e scaccia i fattori di disturbo nei momenti di meditazione e preghiera. Il suo utilizzo è dunque particolarmente in­dicato nei casi di forte nervosismo, stress e insonnia di origine nervosa.

Commiphora wightii

 
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Gugul

Commiphora wightii
Stato di conservazione
 
Dati insufficienti[1]
Classificazione scientifica
Regno: Plantae
Divisione: Magnoliophyta
Classe: Magnoliopsida
Ordine: Sapindales
Famiglia: Burseraceae
Genere: Commiphora
Specie: C. wightii
Nomenclatura binomiale
Commiphora wightii
Sinonimi
Commiphora mukul
 
 

Il Gugul (Commiphora wightii) è una pianta della famiglia delle Burseraceae, da cui si estrae la mirra.

Indice

Descrizione

Pianta di aspetto cespuglioso o di albero alto fino a 2 metri dalla corteccia rugosa e sprovvisto di foglie perlomeno nei mesi caldi se non quasi tutto l'anno.

I suoi fiori sono rosa e producono una drupa che termina a punta.

Preferisce le zone semidesertiche, viene coltivata in Medio Oriente.

Facendo delle incisioni sulla corteccia, fuoriesce una gommoresina chiamata mirra.

Nomi in altre lingue

Utilizzi

Usi medici

Note

  1. ^ Commiphora wightii. In: IUCN 2010. IUCN Red List of Threatened Species. Versione 2010.1

E infine leggi qui, e comprendi che costoro non si fermano davanti a nulla pur di guadagnarci qualcosa...

Taxonomy [top]

Kingdom Phylum Class Order Family
PLANTAE TRACHEOPHYTA MAGNOLIOPSIDA SAPINDALES BURSERACEAE

 
Scientific Name: Commiphora wightii
Species Authority: (Arn.) Bhandari

Assessment Information [top]

Red List Category & Criteria: Data Deficient     ver 2.3
Year Assessed: 1998
Annotations:
Needs updating
Assessor/s CAMP Workshops on Medicinal Plants, India (January 1997)
History:
1997 Vulnerable (Walter and Gillett 1998)

Geographic Range [top]

Range Description: A small tree occurring in dry zones from the Deccan and west India to the north-west and Karachi, Sind and Balochistan in Pakistan.
Countries:
Native:
India (Gujarat, Rajasthan); Pakistan

Population [top]

Population: The unsustainable exploitation of the gum has caused declines, particularly in the southern populations. In the northern parts of its distribution it remains relatively common.

Habitat and Ecology [top]

Habitat and Ecology: Dry areas.
Systems: Terrestrial

Threats [top]

Major Threat(s): The gum is of importance in international trade and it appears to be being extracted at unsustainable rates, causing declines.

Conservation Actions [top]

Conservation Actions: The Government of India has banned the export of the species.

Ne hanno fatto incetta a ritmi non sostenibili e ora il governo Indiano ha proibito questa varietà "protetta".
Bravi!!!

 

Incenso

Incenso.png

Boswellia carteri Birdw.
Boswellia sacra
Boswellia serrata Roxb

Mitologia Egizia

Secondo la mitologia egizia, era stata la fenice, uccello mitico, a portare con i suoi artigli l'incenso nella terra di Punt. In base alla leg­genda, dunque, la resina di incen­so è un dono speciale degli dei. Il suo aroma delicato e balsamico era per gli egizi il più sacro e pregiato, addirittura il profumo divino per eccellenza. Nella loro lingua l'in­censo era detto "ciò che rende di­vini". Veniva impiegato a scopo sa­crale e consentiva di accedere alle sfere superiori; accompagnava le preghiere, i sacrifici, le cerimonie funebri, gli eventi pubblici, l'inco­ronazione del faraone e i riti quo­tidiani celebrati dai sacerdoti nei templi. L'incenso puro ha note bal­samiche e fresche.
 

Mitologia Arabico/Giudaica

 Questa resina, detta levonab, rap­presentava uno dei tesori dei tem­pli giudei. Era uno degli ingredien­ti della miscela di Mosè, ma veniva anche bruciata singolarmente. Nel­la Bibbia l'incenso è menzionato ben ventidue volte. Fino ai tempi di Salomone il suo impiego fu cir­coscritto agli ambiti religiosi. Alcu­ne antiche leggende narrano che ad Adamo, cacciato dall'Eden, fu concesso di portare via l'incenso. Furono i fenici a importare in Israele questa resina dall'Arabia Meridionale, poiché l'albero non cresceva in quelle terre. Quello donato a Gesù dai Re Magi proba-bilmente proveniva dallo Yemen. L'incenso, in latino olibanum, è tuttora utilizzato nelle cerimonie e nelle funzioni religiose della Chie­sa cattolica.

Note:

I tre tipi di Boswellia hanno differente qualità che può essere così riassunta:

 

Uso:

L’uso principale è di Purificazione.
È grato a tutte le divinità.
E' un validissimo supporto per qualsiasi tipo di consacrazione e purificazione grazie alle sue incomparabili virtù magiche. Propizia ogni tipo di meditazione o pratica stimolando la volontà e le facoltà psichiche. Per le sue qualità universali può sostituire degnamente qualsiasi altra resina o composto vegetale. La sua natura è principalmente solare, anche se può essere accostato, come già detto, a qualsiasi altra astralità. Si può bruciare da solo o mischiato con altri ingredienti, molto spesso è usato come base per la creazione di incensi.

Consiglio: I granelli una volta anneriti sul carboncino non rilasciano più la caratteristica fragranza ma un odore di bruciato non molto gradevole. E' opportuno allora rimuoverli ed aggiungerne dei nuovi piuttosto che lasciarli carbonizzare.

 Associazioni: Pianeta: Sole

Incenso

 
Vari tipi di incenso: (da sinistra verso destra, dall'alto in basso) Makko (Machilus thunbergii), Canfora borneola (Dryobalanops aromatica), Benzoino di Sumatra (Styrax sp.), Incenso dell'Oman (Boswellia sacra), Guggul (Commiphora wightii), Incenso dorato (Boswellia papyrifera), Balsamo del Tolu (Myroxylon toluifera), Mirra di Somalia (Mirra commiphora), Labdanum (Cistus villosus), Opoponax (Commiphora opoponax), Sandalo indiano bianco (Santalum album)
 
Alberi d'incenso, (Boswellia sacra) a (Dhofar, Oman).

Incenso è il nome genericamente attribuito alle oleoresine secrete da diverse piante arbustive che crescono nelle regioni meridionali della Penisola Arabica e delle antistanti coste dell'Africa orientale, la più importante delle quali, appartente al Genere Boswellia, è la Boswellia sacra.

Indice

 

Sulle resine

Una volta raccolte e cristallizzate, sono in grado di liberare nell'aria un forte e penetrante profumo al momento della loro combustione.

Fin dall'antichità, la forte domanda delle varie tipologie d'incenso e la loro elevata utilità marginale determinarono il sorgere di un importantissimo circuito commerciale in grado di determinare la nascita e il declino di numerose culture umane. L'incenso, nelle sue numerose varianti, è stato infatti usato tanto a scopi medicinali quanto a fini devozionali, sia nell'area del bacino del Mar Mediterraneo, sia nelle regioni delle terre basse mesopotamiche, sia dell'altopiano iranico.

 
Bastoncini d'incenso in vendita al tempio buddhista di Nara, in Giappone

Le varie culture yemenite che, dal II millennio a.C. in poi, si sono succedute nell'organizzazione dei traffici legati a tali sostanze e nella loro commercializzazione, furono i regni di Saba, dei Minei, del Qataban, di Awsan e del Hadramawt. Non infrequentemente i regni etiopici, come quello di Aksum, hanno invaso le aree sud-arabiche proprio per controllare in prima persona detta commercializzazione e avvantaggiarsene. Un'ipotesi ancor oggi ampiamente accreditata (malgrado alcune critiche più recenti) lega il sorgere economico e spirituale della cittadina higiazena di Mecca al traffico dell'incenso lungo la dorsale carovaniera araba che metteva in collegamento la regione yemenita di Najrān con le coste del Mediterraneo gravitanti sulla città palestinese di Ghaza.

L'uso liturgico dell'incenso è attestato fin dalle epoche più antiche nel convincimento che agli dèi potessero essere graditi gli aromi degli olocausti prodotti dalle carni delle vittime sacrificali ma anche di prodotti vegetali. Ancor oggi numerose religioni usano acquistare stabilmente questo prodotto per glorificare simbolicamente la divinità, mentre nei paesi arabi l'incenso conserva un ben preciso posto nella farmacopea popolare (ad esempio come espettorante, antisettico per mezzo di fumigazioni e inalazioni sfruttanti la gommoresina estratta dai rami e dalle foglie).

In Occidente, viene utilizzato l'olio aromatico estratto dalla resina gommosa. Nell'aromaterapia gli vengono attribuite proprietà rilassanti per la mente e per il corpo, oltre a quelle antisettiche, astringenti e antinfiammatorie. Viene consigliato nella cura dell'asma, del raffreddore, contro le rughe, l'ansia, la depressione.[1]

Nel Vangelo secondo Matteo fu uno dei doni portati dai Re Magi al Bambino Gesù. Secondo la tradizione simboleggia la divinità di Cristo.

Attualmente il consumo di incenso è in forte contrazione; il periodo di più larga diffusione si ebbe negli anni '30 e '40 del secolo scorso. Una parte importante dell'incenso proveniva dalla Migiurtinia, territorio della Somalia Italiana e veniva commercializzato sul mercato di Aden.

Voci correlate

Franchincenso

 
100g di resina di franchincenso.

Il franchincenso è una resina aromatica ricavata da alcune specie del genere Boswellia (es. Boswellia thurifera, B. sacra, Boswellia frereana, Boswellia bhaw-dajiana). Viene utilizzato nell'incenso e nei profumi.

Il franchincenso (il cui nome fa riferimento alla sua preminenza come "vero" o "franco" incenso) è noto anche come olibano, termine che deriva dall'arabo al-lubán ("il latte"), un riferimento alla sostanza lattiginosa estratta dall'albero. Alcuni testi specificano che l'olibano si estrae dalla Boswellia serrata e presenta un caratteristico profumo agrumato ma a livello commerciale la distinzione è alquanto aleatoria. Sono disponibili diversi tipi di franchincenso a seconda della specie di pianta e dell'epoca di raccolta.

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Note storiche

Il franchincenso veniva usato nei riti religiosi. Nel Vangelo secondo Matteo 2:11, oro, (franch) incenso e mirra erano i tre doni offerti a Gesù dai Re Magi provenienti da oriente. Lo sviluppo della cristianità depresse il mercato del franchincenso durante il IV secolo, la desertificazione rese più difficile la percorrenza delle rotte carovaniere che passavano attraverso il deserto del Rub' al-Khali, in Arabia, e le crescenti incursioni dei nomadi Parti nel Vicino Oriente fecero sì che il commercio del franchincenso si riducesse ai minimi termini dopo il 300.

Si narra che l'imperatore romano Nerone abbia bruciato un quantitativo di franchincenso pari al fabbisogno di un anno della città di Roma, in occasione dei funerale della moglie Poppea.

La città perduta di Ubar (Wabar), talvolta identificata con Iram delle Colonne (Iram Dhāt al-‘Imād), nell'odierno Oman, si ritiene sia stata un centro del commercio del franchincenso lungo la recentemente riscoperta "via dell'incenso". Ubar venne riscoperta agli inizi degli anni novanta e vi si stanno attualmente effettuando scavi archeologici.

Composti chimici [modifica]

 
 
Struttura dell'acido β-boswellico, uno dei composti del franchincenso

Alcuni dei composti chimici del franchincenso sono:

Boswellia

Boswellia è un genere di piante appartenente alla famiglia delle Burseraceae, originarie del Pakistan.

In seguito al traffico delle spezie tra oriente ed occidente la pianta si è naturalizzata ed è stata presente per secoli in Arabia meridionale, (soprattutto Oman e Yemen), ed in Etiopia, dove è ancora attualmente sfruttata.

Tradizionalmente la pianta è detta "Pianta dell'incenso", perché dalla corteccia si ottiene una gommoresina dal profumo molto intenso; è una delle piante (anche di diversa famiglia) che producono per essiccazione di tale gommoresine quello che è comunemente definito incenso.

Il nome specifico della più nota (Boswellia sacra) deriva dall'uso rituale sacro di bruciare la gommoresina essiccata, tale uso è comune in riti di diverse religioni.

Sono note quattro specie di Boswellia adatte per estrarre la resina. Di ogni specie il prodotto è distinto tradizionalmente in quattro "gradi" commerciali, tali gradi dipendono dal periodo di raccolta.

Una parte consistente della gommoresina è costituito da una sostanza gommosa (polisaccaridi), mentre il resto è formato da acidi pentaciclici, responsabili del profumo, in questo caso detti boswellici.

Le foglie sono caduche, alternate, composte ed imparipennate. La caducità è legata a periodi di riposo per estivazione, cioè la pianta va a riposo, perdendo le foglie e sospendendo la fase vitale, nel periodo più caldo ed arido.

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Usi terapeutici

La boswellia viene utilizzata in medicina ayurvedica nei trattamenti per il diabete, per la febbre e alcune patologia cardiovascolari, dermatologiche e neurologiche.[1] Agli acidi boswellici vengono attribuite proprietà antinfiammatorie, antireumatiche e antidolorifiche, perciò sono indicati per combattere l'artrosi e anche l'artrite reumatoide in fase iniziale, in quanto bloccano la formazione dei leucotrieni (inibendo l'enzima 5-lipossigenasi), responsabili e mediatori chimici dell'infiammazione.[1]

Si è rivelato utile anche in altre patologie croniche come l'asma bronchiale e la colite ulcerosa.

Specie

 

Ladano

ladano.jpg

Cistus creticus (L.) Heyw.
Cistus ladaniferus L.

Mitologia Cretese

Il cisto cretese è un arbusto, della famiglia delle Cistaceae, che può raggiungere l'altezza di 130 cm e presenta una peluria grigio-bianca. In primavera si copre di grandi fiori dall'aspetto delicato, rosa o giallognoli, simili a quelli della rosa selvatica. In piena estate, le foglie secernono una sostanza resinosa, come se la pianta sudasse sotto il sole cocente. La resina del Cistus creticus è della migliore qualità ed emana un aroma ambrato; oggi tuttavìa viene prodotta soprattutto in Spagna, Francia e Marocco. Erodoto rimase tanto stupito dal modo in cui i cretesi raccoglievano questa resina che lo volle ricordare nei suoi scritti:
 

Il ladano emana il miglior profumo e proviene da un luogo maleo­dorante, ovvero dalla barba dei caproni.
 

Infatti, come in parte avviene ancora oggi, i montoni, che non hanno un odore proprio gradevole, venivano spinti a pascolare tra gli arbusti di cisto. La resina collosa rimaneva attaccata alle loro barbette dalle quali, al ritorno la sera, veniva rimossa servendosi di striglie. In seguito questa sostanza di consi­stenza cerosa veniva pressata e suddivisa in bastoncini pronti per la vendita. Più tardi, a partire dal Medioevo, il ladano veniva raccolto facendo passare tra gli arbusti uno strumento dentellato, il ladanisterion, cui erano fissate lunghe strisce di cuoio.
Questa resina bruna era una delle predilette dalle donne cretesi. Ve­niva bruciata la mattina per profu­mare gli abiti e il corpo, oppure per impregnare le stanze da bagno, tanto care a quel popolo. Il ladano è uno dei profumi più complessi e a ogni fumigazione si scoprono sempre nuove componenti: balsamiche, terrose, fumose, floreali, mentate, fruttate al lampone o alla prugna, simili all'ambra, al cuoio, al legno, al sedano, che evocano il muschio di quercia dopo la pioggia oppure l'erba appena tagliata. Questa essenza, che riesce ad aprire le porte dell'anima, affascina gli uomini da millenni. Aiuta a percepire nuovamente se stessi. Da Creta il ladano veniva esportato presso varie civiltà antiche. Tutti erano entusiasti della sua fragranza e con essa componevano sinfonie esclusive di aromi. In Egitto era un ingrediente del Kyphi, gli ebrei lo usavano come incenso nei templi. Più tardi, i sacerdoti della Chiesa greco-ortodossa erano  soliti bruciarlo durante le cerimonie.

Uso:

Penetra profondamente nella coscienza e risveglia ricordi, immagini, sen­sazioni e stati d'animo. Lasciate che davanti a voi si susseguano le immagini, lasciate vibrare le corde musicali nascoste, segrete, mentre perle di ladano grandi come piselli ardono lentamente sul carboncino. Chiudete gli occhi e fatevi trasportare in un viaggio im­maginario. Vi meraviglierete della varietà di sensazioni che percepirete.
Il caldo profumo di questa resina è ideale per le persone che provano una sensazione di freddo interiore e desiderano tornare a sentire il proprio calore. Rafforza la percezione del corpo, ricongiunge con la terra, è utile quando si è mentalmente affaticati e non si sente più il terreno sotto i piedi.

Cistus monspeliensis

Progetto:Forme di vita/Come leggere il tassobox Come leggere il tassobox
Cisto marino
Cistus monspeliensis.jpg
Fiori di Cistus monspeliensis
Classificazione scientifica
Regno: Plantae
Divisione: Magnoliophyta
Classe: Magnoliopsida
Ordine: Violales
Famiglia: Cistaceae
Genere: Cistus
Specie: C. monspeliensis
Nomenclatura binomiale
Cistus monspeliensis
L., 1753
Nomi comuni
Cisto marino
Cisto di Montpellier
 
 

Il Cisto marino o cisto di Montpellier (Cistus monspeliensis L., 1753) è un arbusto appartenente alla famiglia delle Cistaceae tipico delle associazioni floristiche cespugliose o arbustive mediterranee.

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Morfologia

La pianta ha il fusto peloso con portamento inizialmente eretto e poi decombente e cespuglioso. Alta da 30 a 120 cm, con corteccia bruna. Le foglie sono lineari-lanceolate, sessili, con margine revoluto, tomentose e vischiose al tatto, con forte e gradevole odore aromatico.

I fiori sono riuniti in piccoli racemi, hanno simmetria raggiata e diametro di 1,5-2 cm. Il calice è composto da cinque sepali liberi, disuguali. La corolla è composta da 5 petali liberi, di colore bianco, con una piccola macchia gialla alla base. L'androceo è composto da numerosi stami con filamenti brevi, inseriti sul ricettacolo. L'ovario è supero, sormontato da un breve stilo.

Il frutto è una capsula di forma ovale, contenente numerosi semi.

Ciclo fenologico

Il cisto marino ha un ciclo vegetativo autunno-primaverile, con attività vegetativa intensa nel periodo primaverile, che culmina con la fioritura nei mesi di aprile-maggio.

Nel periodo estivo entra in riposo vegetativo a causa delle condizioni siccitose proibitive riprendendo l'attività solo con le piogge autunnali. Durante il riposo estivo l'habitus diventa tipicamente xerofitico, perdendo buona parte del fogliame. Per questo motivo la macchia a cisto ha una tonalità grigio-bruna in estate determinata dalla colorazione della corteccia.

Distribuzione

Il Cisto marino è una tipica pianta mediterranea piuttosto comune nelle associazioni cespugliose degli ambienti mediterranei, specialmente in zone soleggiate e aride. Si adatta bene a condizioni pedologiche difficili, vegetando su suoli sterili, grossolani e dotati di scarsa potenza. Vegeta nella macchia mediterranea bassa, e sporadicamente nella gariga, spesso in prossimità delle zone costiere.

È il tipico rappresentante della macchia a cisto, associazione monofloristica o a larga prevalenza a cisto che si estende spesso su vaste superfici, indice di degradazione della vegetazione mediterranea. Ricopre facilmente le aree percorse da incendi in quanto i semi hanno la capacità di resistere alle alte temperature, permettendo alla specie una rapida colonizzazione dell'area.

Utilità

Dal Cistus monspeliensis (così come dal Cistus ladanifer e dal Cistus creticus) si estrae una resina chiamata ladano che è molto importante in profumeria dove è usata soprattutto come fissativo. Il Cisto marino inoltre è fondamentale come pianta colonizzatrice di aree collinari degradate, in quanto rappresenta uno degli ultimi baluardi prima della desertificazione, prevenendo l'erosione dei suoli declivi percorsi da incendi. L'uso domestico invece è limitato a legna da ardere, utile soprattutto per avviare l'accensione. Come altre piante fortemente aromatiche, il Cistus monspeliensis è rifiutato dagli animali.

 

Mirra

Commiphora abyssinica Engl.
Commiphora myrrha Nees.
Commiphora schimperi Berg.

Mitologia Arabico/Giudaica

 
Nella Bibbia la mirra e l'incenso ri­corrono con la stessa frequenza, però c'è ragione di pensare che gli ebrei preferissero il profumo della prima. Fino ai tempi di Salomone (961-925 a.C.) entrambe le resine venivano bruciate solo a scopo re­ligioso. La mirra, detta anche onice nella ricetta biblica, era uno degli ingredienti dell'Incenso del tem­pio. E’ anche uno dei doni dei tre saggi al piccolo Gesù. La mirra era uno dei componenti dell'unguento sacro e uno dei co­smetici più apprezzati dalle donne ebree. Cristo la ricevette in dono non solo alla sua nascita, ma an­che poco prima della crocifissione: all'epoca, infatti, ai condannati, pri­ma di giustiziarli, veniva fatto bere vino di mirra per i suoi effetti anestetizzanti. I riti di purificazione e di pulizia delle donne ebree pre­scrivevano un uso generoso di que­sta essenza.

Mitologia Egizia

La mitologia egiziana vuole che la mirra abbia avuto origine dalle la­crime di Horus, il dio falco. "Chi assapora questo profumo, scampa alla morte e partecipa alla vita eterna degli dei” Nell'antico Egitto e, più tardi, presso altre civiltà si ri­teneva che il suo profumo grave, terroso e aromatico avesse un ef­fetto eccitante per i sensi. Nelle poesie d'amore l'erotismo femminile viene spesso posto in relazio­ne con la mirra, che tuttavia trova­va impiego anche per favorire un sonno ristoratore e tranquillo.
Scrive Plutarco: ”I suoi fumi gradevoli e rinfrescan­ti non modificano soltanto l'aria; essi invogliano il nostro corpo ad assaporare i piaceri del sonno. Gli affanni che gravano sulla nostra giornata si dileguano e l'immagi­nazione viene levigata a tal punto da divenire uno specchio.”

Uso:

Questa resina era impiegata nelle pratiche igieniche, in medicina, nelle celebrazioni religiose e nei ri­ti magici. Gli antichi egizi chiama­vano la mirra bal (bala), che signi­fica scongiuro della pazzia: infatti, erano soliti servirsene per calmare i malati. Oltre che nelle fumigazio­ni, era utilizzata come ingrediente di unguenti e profumi, spesso in miscela con incenso, benzoino e cannella. Era inoltre un medica­mento piuttosto diffuso per la cura delle ferite. La mirra pura emana un odore caldo, balsamico, terroso e aromatico.

Se l’incenso è il simbolo della sfera maschile, la mirra corrisponde al mondo femminile, alla corporeità e alla terra e si diceva che il suo fosse l'aroma della sensualità della terra. Pren­dendo in mano un blocco delle due sostanze e con­frontandone il peso, ci si accorge che la mirra è più pesante. La mirra, che racchiude in sé l'energia del nostro pianeta, ha un'azione calman­te e rallentante, conferisce intensità e congiunge con la terra. La fumigazione con questa resina "ci rimette in piedi" e pacifica il nostro spirito affaticato e confu­so. È però sconsigliabile impiegarla nel trattamento della depressione, perché può causare melanconia. Emblema di femminilità e del grembo di Madre Terra presso numerose civiltà, nell'antico Egitto la mirra ve­niva utilizzata per fumigazioni atte a rendere più sen­suali le donne, mentre le giovani ebree ricorrevano ad applicazioni giornaliere di olio di mirra per prepa­rarsi al matrimonio, già un anno prima delle nozze.
Vari pre­parati a base di mirra sono buoni detergenti della pel­le; proprio per questo le donne orientali erano solite fare il bagno nei fumi di tale resina.
Le fumigazioni di Mirra sono fortemente purificatrici e amplificano le vibrazioni positive. E’ inoltre utilissima per la meditazione e la contemplazione. Alcuni la usano per i sacchetti talismanici ed i rituali di guarigione. La Mirra è prettamente lunare anche se alcuni autori la vogliono sotto l’influenza di Marte e Saturno. Le divinità, ad essa associate sono Iside e Adone.

Associazioni:

Pianeta: Luna
Genere: Femminile

Mirra

 
Mirra

La mirra è una gommaresina aromatica, estratta da un albero o arbusto del genere Commiphora, della famiglia delle Burseraceae, può essere anche alterata come polvere. Esistono circa cinquanta specie di Commiphora, ripartite sulle rive del mar Rosso, in Senegal, in Madagascar e in India.

La specie più usata per la produzione della mirra è la Commiphora myrrha (diffusa in Somalia, Etiopia, Sudan, penisola arabica): alla fine dell'estate l'arbusto si copre di fiori e sul tronco compaiono una serie di noduli, dai quali cola la mirra, in piccole gocce gialle, che vengono raccolte una volta seccate.
Una gomma simile, il balsamo della Mecca, è prodotta dalla Commiphora gileadensis (in passato denominata Commiphora opobalsamum).

Il termine viene dal latino murra o myrrha, quest'ultimo a sua volta derivato dal greco e deriva da una radice semitica mrr, con il significato di "amaro".

La storia della mirra è parallela a quella dell'incenso: era già conosciuta nell'antico Egitto, dove costituiva uno dei componenti del kyphi ed era utilizzata nell'imbalsamazione.

Nella Bibbia è uno dei principali componenti dell'olio santo per le unzioni (Esodo, XXX,23), ma anche un profumo, citato sette volte nel Cantico dei Cantici.

Nel Vangelo secondo Matteo fu uno dei doni portati dai Re Magi al Bambino Gesù. Secondo la tradizione simboleggia l'unzione di Cristo, o l'espiazione dei peccati tramite la sofferenza e la morte corporale (la mirra era utilizzata anche per le imbalsamazioni).

Nella Grecia antica la mirra era ampiamente utilizzata, fino a mescolarla con il vino e un episodio mitologico narra della sua origine, legandola a Mirra figlia del re di Cipro e madre di Adone.

Attualmente la mirra è utilizzata come componente di prodotti farmaceutici (proprietà disinfettanti) e soprattutto nella profumeria ma in certi paesi come la Francia ed il Belgio[1] e si trova sotto forma di tintura ed è utilizzata per curare le afte e ulcerazioni della bocca sia pura, da mettere delicatamente sulle piaghe oppure con acqua per risciacquar la bocca.

Dalla distillazione della mirra si ricava un olio essenziale, ottimo rimedio per diversi problemi fisici, soprattutto se inerenti all'apparato digerente. Da oltre 3000 anni è infatti utilizzata come disinfettante delle vie intestinali e anche come conservante per cibi rapidamente deperibili.

Recenti studi effettuati da un docente universitario toscano, Paolo Dolara, e pubblicati sulla rivista Nature, hanno portato alla scoperta che la mirra non sarebbe altro che un potentissimo analgesico a base di sesquiterpene e di altre sostanze, ed ha lo stesso meccanismo d'azione della morfina.

 

 

Opoponax – Opoponace

opoponace.png

Commiphora Erythraea var. glabrescens
Commiphora kataf Engl.
Opoponax chironicum Koch

Mitologia Egizia

L'opoponax, come la mirra comune, appartiene alla famiglia delle Burseraceae. Nell'antichità la resina veniva ricavata anche da una pianta delle Apiaceae,  Opoponax chironicum Koch, ma oggi non è più reperibile in commercio. Al suo posto si utilizza la resina di opoponax, ricavata dalla mirra bisabol, poiché sembra che i loro aromi siano molto simili. La mirra dolce viene commercializzata in grani, di aspetto irregolare e quasi sgradevole, color bruno sporco. Bru­ciando, la resina sviluppa un aroma dolce, meno intenso di quello della mirra comune, che ricorda l'odore dei turaccioli delle bottiglie di vino rosso o di antiche biblioteche segrete.
Le fumigazioni con opoponax venivano utilizzate presso numerose civiltà per proteggere dagli influssi negativi.

Uso:
Si diceva che questi fumi avvolgessero la persona in una sorta di scudo protettivo in grado di conferire immunità contro gli agenti patogeni provenienti dall'esterno. Secondo la tradizione, l'opoponax potenzia le facoltà percettive e per tale ragione costituisce un mezzo ideale per acuire i sensi, la capacità di osservazione e favorire l'ispirazione e l'intuizione. Viene inoltre impiegato come sostegno negli esercizi atti a dare equilibrio all'aura.

E ora una piccola storiella divertente: chi non ricorda la storia di Zio Paperone e il vello d'oro?

La palandrana di Zio Paperone è vecchia e la vuole cambiare con una completamente d'oro. Purtroppo per lui si rende conto, parlando con il sarto a cui aveva chiesto di farla, che non sarebbe possibile perché un abito d'oro non sarebbe comodo. Sentendo al negozio il discorso di Paperone, delle arpie decidono di ingannarlo. Una di loro, travestendosi da arabo, si avvicina a Paperone dicendogli che ha il vello d'oro con cui può fare l'abito d'oro soffice.

Paperone accetta la proposta di pagare dei lingotti per avere il vello ma, giunto sulla nave insieme a Paperino per pagare, si accorge dell'inganno: infatti le arpie travestite da arabi, dopo aver gettato i lingotti in mare, tolgono il loro travestimento rivelandosi e rapiscono i due paperi portandoli nella Colchide. Qui, Quo e Qua si dirigono in Colchide con un elicottero per salvare i loro zii.

Nel frattempo si scopre perché le arpie avevano rapito Paperone: lo vogliono utilizzare come giudice per vedere chi cucina meglio. Alla fine Paperone è costretto a assaggiare tutte le loro pietanze, dal sapore disgustoso, e alla fine dichiara vincitrice l'arpia che gli aveva promesso in caso di vittoria di liberarlo e a dirgli dov'è il vello d'oro. Tuttavia dopo aver liberato Paperone e Paperino si pente e fa in modo che le altre arpie scoprano che sono fuggiti.

Inizia una lotta tra Paperino, Paperone e le arpie che verrà vinta dai paperi grazie al provvidenziale arrivo di Qui, Quo e Qua. I paperi si dirigono verso il luogo dove è custodito il vello d'oro ma purtroppo il drago che lo custodisce è stato svegliato dal trambusto. Alla fine i paperi riescono a cavarsela addormentando il drago mettendogli il vello d'oro negli occhi. Usciti indenni dalla Colchide con il vello d'oro, Paperone va a farsi l'abito d'oro ma subito ritorna alla sua vecchia palandrana perché l'abito d'oro non gli va bene.

Fin qui tutto a posto, ma vediamo meglio cosa contiene la storiella in realtà...anzi quali prelibatezze le arpie hanno preparato ( e che la censura ha naturalmente tolte di mezzo ).

Parlando di come la sua libertà fosse limitata dalla continua imposizione di argomenti tabù, Barks racconta, riguardo alla storia in oggetto, di aver dovuto modificare il nome delle arpie in Larkies (che significa mattacchione) perché

  « ... sembra che arpia sia un oscuro nomignolo attribuito alle prostitute. Sono riuscito a salvare la storia cambiando in Larkies il nome delle vecchie ragazze. - ... it seems that Harpy or Harpie is an obscure nickname for a streetwalker. I managed to save the story by renaming the old girls Larkies. »
 
(Carl Barks, lettera indirizzata a Ronald O. Burnett, 13 dicembre 1960)

Barks ha dichiarato anche di averne dovuto ridisegnare due vignette perché

  « ...gli editori pensavano che le buffonate delle arpie invitassero alla scelleratezza. - ... the editors thought the antics of the Larkies suggested insanity.»
 
(Carl Barks, note per The Carl Barks Library, 4 luglio 1984)

In un'altra occasione, menzionata in un articolo del 1975 di Kim Weston, Barks aggiunge che per modificare le due vignette ha dovuto ridisegnare addirittura due tavole.

Una traduzione letterale, viste le diverse culture culinarie, avrebbe rischiato di far perdere la forte carica evocativa dei disgustosi piatti sottoposti al giudizio dell'assaggiatore Paperon de Paperoni. È forse questo il motivo, oltre agli evidenti errori, della notevole differenza tra gli ingredienti della versione originale del racconto e quelli della versione italiana.

Olibano Migiurtino (Boswellia frereana)

Incenso eccellente, l’Olibano Migiurtino consta nel tegumento intriso dalla resina rappresa d’una particolare Burseracea: la Boswellia frereana, un arbusto xerofilo noto da sempre per la sorprendente capacità di prosperare sulle più scoscese pareti rocciose; questa pianta è endemica dei digradanti pianori di confine tra Etiopia e Somalia. Pochi i temerari che sfidano costoni ripidissimi allo scopo di raccogliere questo raffinato materiale aromatico naturale, impiegato da millenni tanto per riti di purificazione quanto nella medicina tradizionale.
Le grate fumigazioni speziate emanate dalla combustione dell’Olibano Migiurtino conducono ad un’esperienza olfattiva invero unica e straordinaria.
Il suo aroma è caldo e avvolgente e ricorda il limone.
 

Abete Resina (Abies alba)

Resina di Abete (Abies alba)

La resina di abete ha un aroma verde e balsamico, che purifica e arricchisce l'aria e proprietà neurotoniche e ricostituenti; a livello psichico conferisce coraggio ed energia.
In passato le fumigazioni venivano praticate in luoghi di degenza per accelerare il processo di guarigione.

 

Abete Rosso Resina (Picea abies)

Fino all'Ottocento la resina dell'abete rosso veniva utilizzata come surrogato meno pregiato del costosissimo Incenso. L'aroma è più intenso di quello della resina dell'Abete Comune, ricorda quella di Pino ma più dolce e meno pungente, gli manca tuttavia la nota più fresca e "boscosa" classica di quest'ultima.
Ha un'azione tonificante e rivitalizzante e riporta la serenità nei momenti di squilibrio. Anticamente veniva usata come trattamento per varie patologie polmonari e per purificare gli ambienti chiusi ai quali ridona freschezza e limpidezza.

Dato che la combustione produce molto fumo è consigliabile sempre tenere le finestre aperte quando si brucia

 

Ambra (Succinum)

Ambra (Succinum)

Nell'antica Grecia l'Ambra trovava vasto impiego nella fumigazione. Allora si usava chiamarla anche pietra del sole e si riteneva che unisse gli uomini alle divinità di tale pianeta, creando un'atmosfera di rinnovamento spirituale e calore spirituale. Era uno degli ingredienti princiali delle miscele templari.
 

Resina ambrataAmbrato

Succinifera del pinus

 

 

Descrizione: Resina fossilizzata da lungo tempo da un albero di pino estinto, circa i 5 a 60+ milione anni. In Grecia antica la resina ambrata è stata denominata elettrone, la radice dell'elettricità inglese di parola, dovuto le proprietà elettrostatiche della resina se avesse lucidato. I greci antichi hanno utilizzato l'ambra nelle loro miscele di incenso ed inoltre la hanno denominata “la pietra del sole,„ che credono le hanno collegate al dio di Sun.

 

L'ambra è spesso un ingrediente confusionario dovuto il fabbricato agglutinare-come le resine morbide fatte in India e vendute universalmente nell'ambito dello stesso nome. L'ambra allineare è qualche cosa ma le parti molli e più grandi di esso sono ampiamente usate in monili e le parti con la parte interna bloccata insetti sono altamente stimate e raccolte come arte (anche utilizzata nel film Jurassic Park come i locali per come hanno ottenuto il DNA del dinosauro).

Famiglia: Pinaceae

Sinonimi: pietra del sole, HU po

Origine: Mar Baltico, la Russia, Nord e l'America Centrale

Le parti hanno usato: resina fossilizzata

Descrizione dell'aroma: penetrando, mordere, fumoso, catrame-come resinoso, assomigliando al cuoio abbronzato

Attributi impressionabili: la pulizia/che si purifica, porta il rinnovamento, la vigilanza

Usi dell'estetica: profumeria, aromatherapy; utilizzato in pelle rejuvenating screma, ecc.

Usi culinari: nessun

Attributi medicinali: i greci antichi e gli Egiziani hanno usato l'ambra come un rimedio curativo agli spasmi di infezioni di apparato urinario respiratorio e, di febbre, di tosse, di bronchite, del decongestant, di reaumatismo e del muscolo

Associazione dell'elemento: Terra

Associazioni magiche: spiritualità, guarente, protezione, prosperità

Associazione astrologica: Taurus

Associazione planetaria: Sun, Marte

Stagione: Estate

Nota aromatica: Nota bassa

Olio essenziale: Sì, prodotto tramite distillazione a secco distruttiva allora rettificata tramite distillazione a vapore.

Si mescola bene con: cedro, frankincense, guggul, labdanum, mirra, opoponax, pino, ecc.

Balsamo Storace (Liquidambar orientalis)

Balsamo Storace

 
Questo incenso viene adoperato principalmente per le purificazioni e per attrarre la prosperità materiale. Protegge dalle forze negative e potenzia tutti gli altri incensi. La tradizione lo attribuisce a Marte e Saturno; altri lo vogliono associato a Giove e Mercurio.
 

Storace  Balsamo & corteccia

Corteccia dello storace (Turchia)

Orientalis del Liquidambar
 

 

 

Descrizione: Questo albero a foglie decidue folto è apprezzato per il relativi balsamo e corteccia aromatici e medicinali. L'albero diventa 33 piedi (10m) di l'altezza e le tettoie belle acero-come i fogli nella caduta tarda di ogni anno. Il balsamo è raccolto per mezzo di un attrezzo sul tronco e raccogliendo il flusso risultante della resina. Allora è lavato in acqua di ebollizione e può più ulteriormente essere pulito con l'alcool.

 

Il balsamo appiccicoso puro è brunastro-grigio averdastro-grigio a colori ed a solitamente non-versabile alla temperatura ambiente. Contiene le parti notevoli di acido cinnamico. Inoltre ha un distinto benzina-come la nota della parte superiore dello stirolo che riguarda la dolcezza balsamica di fondo. Alcuni profumatori preferiscono questa nota dello stirolo a causa del relativo idrocarburo insaturo potente. La nota dello stirolo mellows col passare del tempo e se utilizzato nelle piccole quantità in una miscela che di incenso non overpower la miscela ma ancora che aggiungerà una profondità delle note balsamiche dolci alla miscela.

 

La corteccia fragrante dolce dell'albero inoltre è usata per incenso ed il balsamo può essere bollito dalla corteccia pure. La corteccia ampiamente è sfruttata dall'industria di tabacco come additivo in sigarette.

La resina dello storace è stata usata dai giorni di Mesopotamia e dell'Egitto antichi. I commercianti fenici la hanno apprezzata per le relative proprietà aromatiche meravigliose.

 

Ci è inoltre “uno storace americano„ dallo styraciflua del Liquidambar dell'albero, ha trovato del nord, centrale e nel Sudamerica. Ciò è considerata un balsamo inferiore al balsamo turco ed asiatico dei orientalis del L. ma ancora ha una storia ricca di uso per incenso, la profumeria e la medicina.

Allarme minacciato di specie: La lista rossa di 2007 IUCN della specie minacciata ora comprende le due specie principali dello storace. Vedi Cropwatch e IUCN.

I orientalis del L. = “vulnerabile„ in Turchia le foreste del Liquidambar sono stati ridotti da 63 chilometri di ² a 13.5 chilometri di ² dal 1945. Gran parte della terra è stata convertita per l'agricoltura. Gli alberi sono tagliati per legna da ardere e la resina è raccolta per la produzione del fissativo nell'industria di profumo. La specie ora è l'obiettivo di un programma speciale di conservazione. Vedi Cropwatch

Styraciflua del L. “Rischio più basso, meno preoccupazione.„ La distribuzione di specie è spezzettata, sottopopolazioni si presenta negli S.U.A. del sud, 800 chilometri al Nord delle sottopopolazioni in Tamaulipas nel Messico. Vedi Cropwatch e IUCN.

Famiglia: Hamamelidaceae

Sinonimi: Gomma dolce orientale, stirace, Unione Sovietica lui xiang

Origine: zona intorno alla Turchia ed al sud-ovest Asia

Le parti hanno usato: balsamo, corteccia

Descrizione dell'aroma: Balsamo: la nota tenace sgradevole della parte superiore dello stirolo ha seguito da fragranza balsamica, fiorita, un po'erbosa dolce sottile. Corteccia: ricco, molto dolce, balsamico, floreale

Attributi impressionabili: la distensione, rinforzante, amore, voluttuoso, aiuta con sonno

Usi dell'estetica: profumeria; utilizzato in molti profumi floreali, proprietà del fissativo, aromatherapy

Usi culinari: nessun conosciuti

Attributi medicinali: lo stimolante, antisettico, antinfiammatorio, espettorante, promuove la guarigione, usata i colpi dell'ossequio, le convulsioni, il coma, la malattia di cuore, ecc.

Associazione dell'elemento: Acqua

Associazioni magiche: guarigione, coraggio

Associazione astrologica: Taurus, Leo, Virgo, Pisces

Associazione planetaria: Luna, Venus

Stagione: Molla, autunno

Nota aromatica: Base alla nota centrale

Olio essenziale: Sì, gli oli essenziali distillati a vapore sono fatti dal balsamo ed occasionalmente la corteccia, un resinoid inoltre è fatta usando l'alcool o i solventi. Allarme minacciato di specie: La lista rossa di 2007 IUCN della specie minacciata ora comprende le due specie principali dello storace. Vedi Cropwatch e IUCN.

Si mescola bene con: benzoino, cassia, cannella, chiodo di garofano, copale-nero, frankincense, guggul, ibisco, labdanum, lavanda, semi del muschio, mirra, opoponax, di rosa, legno di sandalo, fagioli di tonka, vaniglia, ecc.

Incenso che fa punta: Il balsamo è molto appiccicoso e non-versabile alla temperatura ambiente. Se lo scaldate avendo il balsamo in un vaso di vetro e regolando il vaso in una ciotola o in un POT di acqua calda, il balsamo diventerà più versabile e più facile da funzionare con. Porti i guanti della gomma o del lattice per evitare un disordine appiccicoso.

Benzoino del Siam (Styrax benzoides)

Oltre a stimolare la sensualità, il profumo del benzoino ha un effetto rasserenante sulla psiche ed è utile nei momenti di tristezza e mortificazione.

Anticamente veniva usato anche per attrarre la fortuna, nelle botteghe dei commercianti era uso mettere alcuni grani di Benzoino vicino alla cassa per attrarre i soldi.

La varietà così detta "del Siam" è quella più pregiata, con un classico colore ambrato tendente all'arancione ed un profumo mandorlato ed acuto. I grani prendono colore con l'ossidazione, infatti se rotti l'interno risulterà bianco con venature colorate.

Principalmente viene prodotto in due zone, nel Siam (Laos/Cambogia/Tailandia) e a Sumatra. Le specie da cui si estrae la resina sono presenti in diverse parti del sud est asiatico.

Attualmente è disponibile in 2 qualità:

  1. Molto Buona: profumo più secco e pungente con un retrogusto di mandorla.
  2. Ottima: profumo più dolce e sensuale con un retrogusto mandorlato.
     

Benzoino di Sumatra (Styrax oppoponax)

Benzoino di Sumatra (Styrax oppoponax)

Questa tipologia di benzoino è più grigiastra e dall'aspetto zuccheroso l'aroma è meno pungente e penetrante. Questa resina vie­ne di solito usata nelle miscele poi­ché, bruciata singolarmente, non emana un profumo gradevole. La sua combustione è rapida e svilup­pa un fumo leggermente irritante.

Benzoin resin

Kemenyan, benzoin resin as sold in Gombong, Central Java

Benzoin resin or styrax resin is a balsamic resin obtained from the bark of several species of trees in the genus Styrax. It is used in perfumes, some kinds of incense, and medicine (see tincture of benzoin). Its principal component is benzoic acid.[1] Commonly called "benzoin", it is called "benzoin resin" here to distinguish it from the crystalline compound benzoin. Benzoin resin does not contain this crystalline compound.

Benzoin is also called gum benzoin or gum benjamin, but "gum" is incorrect as benzoin is not a water-soluble polysaccharide. Its name came via the Italian from the Arabic lubān jāwī (لبان خاوي, "frankincense from Java"), because it was brought from Indonesia. The Catalan traders, who bought lubān jāwī from moorish traders, modified the word by changing a to e and omitting the lu to benjawi. Italians further changed it into benjuì, and in Latin it became ultimately known as benzoë.

Benzoin resin is a common ingredient in incense-making and perfumery because of its vanilla ice-cream aroma and fixative properties. Gum benzoin is a major component of the type of church incense used in Russia and some other Orthodox Christian societies. Most benzoin is used in Arab Gulf countries and India, where it is burned on charcoal as an incense. It is also used in the production of Bakhoor (Arabic بخور - scented wood chips) as well as various mixed resin incense in the Arab countries and the Horn of Africa. Benzoin resin is also used in blended types of Japanese incense, Indian incense, Chinese incense, and Papier d'Arménie as well as incense sticks. When called sambrani or sambraani, it is a popular Indian incense used to scent and treat hair and prevent infections.

There are two types of benzoin resin used in incense and perfumery, benzoin Siam and benzoin Sumatra. Benzoin Siam is obtained from Styrax tonkinensis, found across Thailand, Laos, Cambodia, and Vietnam. Benzoin Sumatra is obtained from Styrax benzoin grown on the island of Sumatra. Both varieties are pathogenic resins, which are exuded from the tree when it is damaged.

In perfumery, benzoin is used as a fixative, slowing the dispersion of essential oils and other fragrance materials into the air.

Borena (Boswellia Neglecta)

Borena (Boswellia Neglecta)

La Boswellia neglecta, che dà origine all’incenso chiamato comunemente borena, è una pianta che può arrivare fino ad un’altezza di 6 metri, e cresce nelle regioni a sud dell’Etiopia: Bale, Gamo Gofa, Hararghe e Sidamo, dove è chiamato Dakara, in lingua oromo. La resina che produce, d’ottima qualità, può essere nera o bianca, ed è prodotta per essudazione spontanea dalle ferite della pianta.

Fragranza: fresco e legnoso.

Canfora (Cinnamomum Camphora)

Canfora (Cinnamomum Camphora)

La canfora è una so­stanza bianca, cristallina, che fuo­riesce dalle fessure del legno so­prattutto in presenza di temperatu­re elevate. Questi alberi raggiungono dimen­sioni enormi e già nell'antica Cina erano considerati sacri. Presso il santuario Hachiman, nel distretto di Kagoshima, si trova un esempla­re di 1200 anni. Ai tempi di Marco Polo la canfora del Giappone veni­va pagata a prezzo d'oro. Nelle miscele, tale sostanza dona una nota di freschezza.

Da secoli in Asia la Canfora viene utilizzata per placare gli istinti carnali e per stimolare il raggiungimento dell’estasi mistica. E’ inoltre un valido ingrediente per gli incensi divinatori.
Ha un effet­to purificante, rinfrescante, rivita­lizzante e favorisce la concentra­zione. Inoltre rafforza la coscienza e mitiga il desiderio sessuale.
 

Copale (Protium copal)

Copale (Protium copal)
Questo Copale ha un profumo chiaro, leggero, fruttato e dalle note limoncine. La sua fragranza è come un soffio di tenerezza, ha un effetto purificatore e stimola le attività mentali e spirituali

Copale

 
 
Copale del Madagascar

Il copale è una resina vegetale subfossile, nota fin dall'antichità e spesso confusa con l'ambra.

Indice

Etimologia

Il nome deriva da copalli una parola di lingua Nahuatl che significa incenso.
A secondo della località o dell'aspetto, è talvolta chiamato con nomi particolari: copal oro (Brasile), copal blanco (detto anche Protium copal) e copal negro (Mexico), Kauri-Copal (Nuova Zelanda), Manila Copal (Filippine).

Caratteristiche

 
Imenotteri conservati entro copale malgascio

Il copale è simile all'ambra, ma molto piu' giovane, avendo appena iniziato il processo di trasformazione chimico-fisica (amberizzazione) che la trasformerà in ambra. È facilmente distinguibile da questa per il suo aspetto opaco e lattiginoso e per la grande quantità di insetti perfettamente conservati ed altri animaletti che vi sono inclusi.
A differenza dell'ambra, il copale è molto più tenero e solubile in sostanze come etere o benzina. È persino possibile scioglierlo completamente e recuperare gli inclusi contenutivi.

Origine

Il copale viene estratto in diverse parti del mondo: Sierra Leone, Benin, Camerun, Congo, Angola, Zanzibar, Mozambico, Madagascar, Messico, Colombia, Brasile, Filippine e Nuova Zelanda.
Viene prodotto da diverse specie di latifoglie e raramente anche di conifere.
Il copale del Madagascar viene prodotto da una leguminosa tuttora vivente sull'isola, Hymenaea verrucosa (copalier). Il copale del Sud America viene prodotto da diverse Burseraceae: il copale oro del Brasile prodotto da Icica icicariba, il copale nero da Bursera microphylla e Bursera graveolens, il copale bianco da Protium crassipetalum, il copale della Colombia è prodotto nel Dipartimento di Santander da un'altra leguminosa.
Il copale delle Filippine e della Nuova Zelanda viene invece prodotto da una conifera della famiglia delle Araucarie: Agathis dammara (chiamata localmente Kauri).

Età

Le prove al radiocarbonio eseguite dal professor Poinar negli Stati Uniti sembra che il copale del Madagascar abbia soli 50 anni, mentre il copale della Colombia circa un secolo.
Tuttavia insetti in copale sono stati descritti già all'inizio del XIX secolo e il copale è noto sin dall'antichità, perciò si tratta di una resina almeno olocenica, se non pleistocenica.

Copale Nero (Bureseru microphylla)

Copale Nero (Bureseru microphylla)


Il copale nero, detto anche della notte perchè racchiude in sé le energie occulte delle tenebre, ha un intenso aroma balsamico, mistico e misterioso. E' il più pregiato e il più costoso tra i vari copali. Mette in contatto con i recessi più nascosti e oscuri dell'anima, ha un'azione calmante ed aiuta a riconoscere le contraddizioni insite in ciascuno di noi.

Dammar (Canarium Strictum)

Dammar

Con il termine Dammar vengono indicati diversi tipi di resina provenienti dal sud-est asiatico e talvolta risulta difficile definirne la varietà esatta. In lingua Malese il termine Dammar significa "luce"
Le fumigazioni con questa resina hanno il potere di illuminare e rischiarare gli angoli oscuri dell'anima; sono anche utili per combattere la tristezza, la melanconia e la depressione.
 

Dammar gum

Dammar resin from the tree Canarium strictum

Dammar gum is obtained from the Dipterocarpaceae family of trees in India and East Asia, principally those of the genera Shorea, Balanocarpus, or Hopea. Most is produced by tapping trees; however some is collected in fossilized form from the ground. The gum varies in colour from clear to pale yellow, while the fossilized form is grey-brown.

It is used in foods, as either a clouding or a glazing agent, in the making of incense, varnishing and in other processes. Dammar was first introduced as a picture varnish in 1826 and is commonly referred to as Damar varnish.

Damar varnish is commonly used in oil painting, both during the painting process and after the painting is finished.[1] (The Artist's Handbook of Materials and Techniques)

The name is a Malay word meaning "resin" or "torch made from resin".

There are two further types of Damar, besides the gum:

  • "Mata kucing" ("cat's eye") is a crystalline resin usually in the form of round balls.
  • "Batu" ("stone") is the name given to the stone or pebble-shaped opaque damar collected from the ground.

Contents

 Material safety

 Physical data

 Stability

  • Stable. Probably combustible. Incompatible with strong oxidizing agents.

 Toxicity

Low toxicity, however inhalation of dust may cause allergies

Elemi Manila (Canarium luzonicum)

Elemi Manila (Canarium luzonicum)

L'Elemi quando viene bruciato diffonde un profumo di bosco con note fresche e un tocco aromatico di finocchio, incenso ed erba. Ha un effetto purificante ed energizzante, inoltre stimola le facoltà intellettive. Queste fumigazioni si prestano alla meditazione e allo Yoga, specie se praticati di mattina. Creano un atmosfera di rinnovamento e speranza, che può essere utile per risollevare gli animi. E' spesso usato nelle miscele indiane.

Nota: Per poterlo usare in miscele è consigliabile prima congelarlo (almeno 30 min. nel freezer) in modo da poterlo tagliare e dosare correttamente e senza problemi.
 

Gomma Mastice (Pistachia Lentiscus)

Gomma Mastice

Il suo profumo invita a guarda­re in alto e trasmette una sensazione di luce. Si dice addirittura che le fumigazioni con mastice conferi­scano facoltà chiaroveggenti, perché potenziano l'intuito e favori­scono le visioni. Il suo aroma trasmette una sensazione di leggerezza, quella stessa leggerezza che si ritrova nei prati fioriti della ci­viltà minoica. In Oriente e in Nord-Africa viene considerato un sublime afrodisiaco
 

Storace

Balsamo & corteccia

Orientalis del Liquidambar
 

Corteccia dello storace (Turchia)

 

Descrizione: Questo albero a foglie decidue folto è apprezzato per il relativi balsamo e corteccia aromatici e medicinali. L'albero diventa 33 piedi (10m) di l'altezza e le tettoie belle acero-come i fogli nella caduta tarda di ogni anno. Il balsamo è raccolto per mezzo di un attrezzo sul tronco e raccogliendo il flusso risultante della resina. Allora è lavato in acqua di ebollizione e può più ulteriormente essere pulito con l'alcool.

 

Il balsamo appiccicoso puro è brunastro-grigio averdastro-grigio a colori ed a solitamente non-versabile alla temperatura ambiente. Contiene le parti notevoli di acido cinnamico. Inoltre ha un distinto benzina-come la nota della parte superiore dello stirolo che riguarda la dolcezza balsamica di fondo. Alcuni profumatori preferiscono questa nota dello stirolo a causa del relativo idrocarburo insaturo potente. La nota dello stirolo mellows col passare del tempo e se utilizzato nelle piccole quantità in una miscela che di incenso non overpower la miscela ma ancora che aggiungerà una profondità delle note balsamiche dolci alla miscela.

 

La corteccia fragrante dolce dell'albero inoltre è usata per incenso ed il balsamo può essere bollito dalla corteccia pure. La corteccia ampiamente è sfruttata dall'industria di tabacco come additivo in sigarette.

La resina dello storace è stata usata dai giorni di Mesopotamia e dell'Egitto antichi. I commercianti fenici la hanno apprezzata per le relative proprietà aromatiche meravigliose.

 

Ci è inoltre “uno storace americano„ dallo styraciflua del Liquidambar dell'albero, ha trovato del nord, centrale e nel Sudamerica. Ciò è considerata un balsamo inferiore al balsamo turco ed asiatico dei orientalis del L. ma ancora ha una storia ricca di uso per incenso, la profumeria e la medicina.

Allarme minacciato di specie: La lista rossa di 2007 IUCN della specie minacciata ora comprende le due specie principali dello storace. Vedi Cropwatch e IUCN.

I orientalis del L. = “vulnerabile„ in Turchia le foreste del Liquidambar sono stati ridotti da 63 chilometri di ² a 13.5 chilometri di ² dal 1945. Gran parte della terra è stata convertita per l'agricoltura. Gli alberi sono tagliati per legna da ardere e la resina è raccolta per la produzione del fissativo nell'industria di profumo. La specie ora è l'obiettivo di un programma speciale di conservazione. Vedi Cropwatch

Styraciflua del L. “Rischio più basso, meno preoccupazione.„ La distribuzione di specie è spezzettata, sottopopolazioni si presenta negli S.U.A. del sud, 800 chilometri al Nord delle sottopopolazioni in Tamaulipas nel Messico. Vedi Cropwatch e IUCN.

Famiglia: Hamamelidaceae

Sinonimi: Gomma dolce orientale, stirace, Unione Sovietica lui xiang

Origine: zona intorno alla Turchia ed al sud-ovest Asia

Le parti hanno usato: balsamo, corteccia

Descrizione dell'aroma: Balsamo: la nota tenace sgradevole della parte superiore dello stirolo ha seguito da fragranza balsamica, fiorita, un po'erbosa dolce sottile. Corteccia: ricco, molto dolce, balsamico, floreale

Attributi impressionabili: la distensione, rinforzante, amore, voluttuoso, aiuta con sonno

Usi dell'estetica: profumeria; utilizzato in molti profumi floreali, proprietà del fissativo, aromatherapy

Usi culinari: nessun conosciuti

Attributi medicinali: lo stimolante, antisettico, antinfiammatorio, espettorante, promuove la guarigione, usata i colpi dell'ossequio, le convulsioni, il coma, la malattia di cuore, ecc.

Associazione dell'elemento: Acqua

Associazioni magiche: guarigione, coraggio

Associazione astrologica: Taurus, Leo, Virgo, Pisces

Associazione planetaria: Luna, Venus

Stagione: Molla, autunno

Nota aromatica: Base alla nota centrale

Olio essenziale: Sì, gli oli essenziali distillati a vapore sono fatti dal balsamo ed occasionalmente la corteccia, un resinoid inoltre è fatta usando l'alcool o i solventi. Allarme minacciato di specie: La lista rossa di 2007 IUCN della specie minacciata ora comprende le due specie principali dello storace. Vedi Cropwatch e IUCN.

Si mescola bene con: benzoino, cassia, cannella, chiodo di garofano, copale-nero, frankincense, guggul, ibisco, labdanum, lavanda, semi del muschio, mirra, opoponax, di rosa, legno di sandalo, fagioli di tonka, vaniglia, ecc.

Incenso che fa punta: Il balsamo è molto appiccicoso e non-versabile alla temperatura ambiente. Se lo scaldate avendo il balsamo in un vaso di vetro e regolando il vaso in una ciotola o in un POT di acqua calda, il balsamo diventerà più versabile e più facile da funzionare con. Porti i guanti della gomma o del lattice per evitare un disordine appiccicoso.

Guggul (Commiphora mukul)


Secondo l'antica medicina ayurvedica questa resina dona benessere interiore, ringiovanisce e rivitalizza la mente, purifica l'aura e scaccia i fattori di disturbo nei momenti di meditazione e preghiera. Il suo utilizzo è dunque particolarmente in­dicato nei casi di forte nervosismo, stress e insonnia di origine nervosa.

Il guggul viene ricavato per incisione dalla pianta Commiphora Mukul, della stessa famiglia della Commiphora Mirrha da cui si ricava la mirra, non a caso uno dei nomi di questa resina è anche Mirra Dolce.

Incenso (Boswellia Papyrifera)


Più noto con il semplicce termine di "Incenso" è la resina comunemente bruciata in tutte le chiese cristiane durante la
messa. Il suo profumo caratteristico riporta immediatamente i pensieri a qualcosa di Sacro, un po' per l'inevitabile associazione con i luoghi di culto, ma soprattutto per una sensazione di legame con qualcosa di più elevato che non è facile spiegare.

E' un validissimo supporto per qualsiasi tipo di consacrazione e purificazione grazie alle sue incomparabili virtù magiche. Propizia ogni tipo di meditazione o pratica stimolando la volontà e le facoltà psichiche. Per le sue qualità universali può sostituire degnamente qualsiasi altra resina o composto vegetale.

L'incenso viene estratto mediante incisione dalle piante della specie Boswellia. Le tipologie da cui viene estratta la resina sono Boswellia Papyrifera, Boswellia Sacra o Carteri, Boswellia Serrata. L'ultima si trova principalmente in india e zone limitrofe, l'incenso estratto da questà varietà è quello di qualità inferiore.
Le altre due specie si trovano in Africa  e Medio Oriente, per la precisione:
 
  • Boswellia Papyrifera principalmente cresce in Etiopia
  • Boswellia Sacra o Carteri è originaria dello Yemen, Oman e parte della Somalia
Queste due varietà presentano molte similitudini e la maggior parte dell'incenso in commercio appartiene ad una di queste due specie. Tradizionalmente l'incenso estratto dalla Boswellia Sacra o Carteri dovrebbe essere quello con la qualità migliore, in realtà le resine delle due specie sono praticamente uguali e spesso la qualità della Boswellia Papyrifera è uguale o superiore a qualla della Boswellia Sacra.
Da un punto di vista di profumo l'incenso di Boswellia sacra ha un odore leggermente più secco e meno limonato anche se a parità di qualità la fragranza è del tutto simile.

Incenso (Boswellia Sacra)


 
Più noto con il semplicce termine di "Incenso" è la resina comunemente bruciata in tutte le chiese cristiane durante la
messa. Il suo profumo caratteristico riporta immediatamente i pensieri a qualcosa di Sacro, un po' per l'inevitabile associazione con i luoghi di culto, ma soprattutto per una sensazione di legame con qualcosa di più elevato che non è facile spiegare.
 
E' un validissimo supporto per qualsiasi tipo di consacrazione e purificazione grazie alle sue incomparabili virtù. Propizia ogni tipo di meditazione o pratica stimolando la volontà e le facoltà psichiche. Per le sue qualità universali può sostituire degnamente qualsiasi altra resina o composto vegetale.
 
L'incenso viene estratto mediante incisione dalle piante della specie Boswellia. Le tipologie da cui viene estratta la resina sono Boswellia Papyrifera, Boswellia Sacra o Carteri, Boswellia Serrata. L'ultima si trova principalmente in india e zone limitrofe, l'incenso estratto da questà varietà è quello di qualità inferiore.
Le altre due specie si trovano in Africa e Medio Oriente, per la precisione:
 
  • Boswellia Papyrifera principalmente cresce in Etiopia
  • Boswellia Sacra o Carteri è originaria dello Yemen, Oman e parte della Somalia
Queste due varietà presentano molte similitudini e la maggior parte dell'incenso in commercio appartiene ad una di queste due specie. Tradizionalmente l'incenso estratto dalla Boswellia Sacra o Carteri dovrebbe essere quello con la qualità migliore, in realtà le resine delle due specie sono praticamente uguali e spesso la qualità della Boswellia Papyrifera è uguale o superiore a qualla della Boswellia Sacra.
Da un punto di vista di profumo l'incenso di Boswellia sacra ha un odore leggermente più secco e meno limonato anche se a parità di qualità la fragranza è del tutto simile.

Incienso del Peru (Styrax weberbaueri)

Questo incenso proviene dal Perù dove viene usato normalmente come da noi il classico "Incenso" da chiesa. La sua fragranza rassomiglia a quella della resina di Pino ma più delicata, meno pungente. E' come un caldo abbraccio che spazza via l'oscurità e la tristezza. Il morbido profumo rivitalizza l'aria e ricarica di energia anche quei luoghi più ombrosi e cupi.

In Perù viene anche chiamato comunemente "myrra del Perù" anche se non ha niente a che fare con l'omonima resina della quale però ha alcuni tratti nlla fragranza.
Se siete tesi e stressati questa resina è un vero toccasana, va bruciata in piccole quantità poichè tende ad emettere molto fumo.

Ladano (Cistus villosus)

Ladano (Cistus villosus)

 
Il Labdano nasce da un arbusto che trasuda una massa resinosa dal colore marrone scuro. Ancora oggi viene raccolto facendo pascolare le capre in mezzo agli arbusti e poi pettinandone il manto.
Il Labdano ha affascinato la gente per molti secoli. Gli antichi Egizi lo usavano nelle loro miscele come il Kyphi, gli ebrei lo bruciavano nei loro templi.
Si dice che il suo profumo sia in grado di raggiungere le profondità del nel nostro subconscio e riportare alla luce i ricordi, le sensazioni, gli stati d'animo.

Labdanum

Creticus di varietà di villosus del Cistus
 

Resina del Labdanum

 

Descrizione: La resina del Labdanum proviene dal cespuglio del rockrose, che essuda la massa resinosa di colore marrone scuro dai relativi fogli e ramoscelli. A questo giorno ancora si riunisce guidando le capre nelle foreste spesse invase con i cespugli di rosa della roccia. Le capre mangiano il loro materiale di riempimento dai rami e la resina appiccicosa rimane incastrata sulle loro barbe e pellami. Quando rinviano, i loro proprietari pettinano con attenzione la resina fuori da ogni capra. Inoltre è usata la a rastrello-come lo strumento con le strisce lunghe di cuoio allegate ad esso, che trascinano attraverso i cespugli per raccogliere la resina.
 

Il Labdanum ha affascinato la gente per molti secoli. Gli Egiziani antichi lo hanno utilizzato nelle loro miscele di incenso di Kyphi e gli ebrei lo hanno bruciato in loro tempie. Ha detto di raggiungere in profondità nel nostro subcosciente e di riportare le memorie, le sensibilità e gli atteggiamenti.

 

Il Labdanum ampiamente è apprezzato nell'industria di profumo come sostituto del ambergris e del fissativo. Inoltre è utilizzato nel commercio di cuoio per aggiungere l'aroma ai pellami.

Famiglia: Cistaceae

Sinonimi: Resina della Rosa di roccia, resina di Sun Rosa

Origine: Il Southern Europe e l'Africa del Nord, Spagna è il più grande produttore commerciale, allora Francia

Parti usate: oleo resina di gomma

Descrizione dell'aroma: molto complesso - ricco, balsamico, boscoso, terroso, marshy, fumoso, ambergris, leathery, dolce, fiorito, miele, fragranza della menta con i suggerimenti della prugna o muschio della quercia dopo una pioggia.

Attributi impressionabili: rinforzo, creatività, rilassamento, meditazione, voluttuosa, amore

Usi dell'estetica: profumeria, aromatherapy

Usi culinari: condimento commerciale dell'alimento per le merci, le bibite analcoliche, il gelato e la caramella cotti.

Attributi medicinali: stimolante, espettorante, con gli effetti antibiotici. Usato per trattare diarrea e muco eccedente.

Associazione dell'elemento: Fuoco

Associazioni magiche: spiritualità, protezione, coraggio

Associazione astrologica: Libra, Scorpio, Cancer

Associazione planetaria: Luna, Marte, Jupiter

Stagione: Estate, autunno

Nota aromatica: Nota bassa

Olio essenziale: Sì, distillato a vapore. Un assoluto è inoltre disponibile, estratto usando i solventi e l'alcool. L'olio del Labdanum, anche denominato olio del Cistus, è un olio molto importante del fissativo per l'industria di profumo ed inoltre fornisce loro rimontaggio o un rinforzatore dell'olio del muschio e del ambergris. Un olio differente del Cistus è fatto dai fogli della stessa pianta.

Si mescola bene con: ambra, alloro di baia, calamo aromatico, cardamomo, camomilla, radice dell'iride e copale-nera, lavanda, seme del muschio, noce moscata, oakmoss, opoponax, pachouli, rosmarino, di rosa, zafferano, legno di sandalo, spikenard, storace, balsamo di tolu, curcuma, ecc.

Lubanja (Styrax)

Lubanja

Ottenuto tramite incisione della corteccia, è l’incenso utilizzato in Etiopia per la cerimonia del caffè, vero e proprio rito durante il quale, dopo aver tostato i chicchi di caffè, ne viene fatto annusare l'intenso aroma, addolcendolo bruciando a parte del Lubanja. Nella medicina tradizionale è impiegato per le sue proprietà rilassanti e come regolatore dei disturbi del ciclo mestruale.

Fragranza: dolce, leggermente vanigliato

Mirra (Commiphora myrrha)

Mirra (Commiphora myrrha)

La mirra, che racchiude in sé l'energia del nostro pianeta, ha un'azione calman­te e rallentante, conferisce intensità e congiunge con la terra. La fumigazione con questa resina "ci rimette in piedi" e pacifica il nostro spirito affaticato e confu­so.

Mirra

Myrrha del Commiphora
 

Mirra

 

Descrizione: Circa 180 specie appartengono al genere del Commiphora di piccoli alberi a foglie caduche ed arbusti. La resina di gomma della mirra è raccolta dai rami e dalle incisioni tagliati nel tronco dell'albero ed è asciugata ad un solido. È stata utilizzata poiché l'antichità nelle miscele di incenso per ispirare la preghiera e la meditazione e per fortificare e ravvivare lo spirito.

 

La mirra è uno degli ingredienti nel vecchio testamento che i Magi hanno portato a Jesus sulla sua nascita (comunque gli eruditi ora la credono per essere stacte, un liquido urgente da mirra fresca o possibilmente bollito dalla relativa corteccia).

Famiglia: Burseraceae

Sinonimi: Molmol del Commiphora, bola, bisabol, myrrha

Origine: L'Oman, Yemen, India, Somalia, Sudan, Etiopia, Eritrea

Parti usate: oleo resina di gomma

Descrizione dell'aroma: in profondità, ricchi, caldo, terroso, amaro, balsamico, un po'dolce e piccante, erbaceo

Attributi impressionabili: rinforzando, distendersi, meditative, voluttuosa, sonno di aiuti, pulire/che si purifica,

Usi dell'estetica: profumeria, aromatherapy; utilizzato in sciampi, la pelle screma, lozioni, ecc.

Usi culinari: nessun usi moderni conosciuti

Attributi medicinali: astringente, antisettico, antispasmodico, stimolante e forti proprietà painkilling.  Usato per trattare le ulcere di malattia e della bocca di gomma, i problemi mestruali e circolatori, le ferite, le contusioni, i punti di ebollizione e le ferite di pressione, ecc.

Associazione dell'elemento: Acqua

Associazioni magiche: guarigione, spiritualità, protezione

Associazione astrologica: Cancer, Scorpio, Aquarius, Virgo, Taurus

Associazione planetaria: Luna

Stagione: Estate, inverno

Nota aromatica: Nota bassa

Olio essenziale: Sì, il vapore e gli idro oli essenziali distillati sono disponibili. Un resinoid inoltre è fatto usando l'alcool o l'estrazione mediante solvente.

Si mescola bene con: ambra, benzoino, calamo aromatico, cassia, catnip, cannella, camomilla, copale-nero, chiodi di garofano, anima del drago e dammar, elemi, frankincense, galangal, galbano, guggul, radice dell'iride, lavanda, origano, semi del muschio, oakmoss, onycha, opoponax, legno di santo di palo, pachouli, di rosa, sandarac, spikenard, anice di stella, storace, fagioli di tonka, ecc.

Olibano D'Etiopia (Boswellia rivae)


L’Olibano d’Etiopia si presenta in caratteristiche masse solide brune di sembianza zuccherina, originate dalla coagulazione della resina naturale secreta da una rara Burseracea: la Boswellia rivae, una xerofila endemica degli altopiani desertici dell’Etiopia meridionale (nei pressi della regione che vide gli albori dell’Homo sapiens).
Si tratta di un pregiatissimo prodotto aromatico naturale che non presenta particolari difficoltà di raccolta se non quella di doversi avventurare in zone aridissime quanto impervie: l’arbusto, infatti, secerne la resina spontaneamente.
Nel Corno d’Africa, l’inebriarsi con le fragranti fumigazioni sprigionate ardendo questo prezioso essudato, dona appagamento fin dalla preistoria.

Il suo profumo e simile a quello dell'incenso classico ma più dolce e avvolgente.
 

Olibano Migiurtino (Boswellia frereana)

Incenso eccellente, l’Olibano Migiurtino consta nel tegumento intriso dalla resina rappresa d’una particolare Burseracea: la Boswellia frereana, un arbusto xerofilo noto da sempre per la sorprendente capacità di prosperare sulle più scoscese pareti rocciose; questa pianta è endemica dei digradanti pianori di confine tra Etiopia e Somalia.
Pochi i temerari che sfidano costoni ripidissimi allo scopo di raccogliere questo raffinato materiale aromatico naturale, impiegato da millenni tanto per riti di purificazione quanto nella medicina tradizionale.
Le grate fumigazioni speziate emanate dalla combustione dell’Olibano Migiurtino conducono ad un’esperienza olfattiva invero unica e straordinaria.
Il suo aroma è caldo e avvolgente e ricorda il limone.

 

Omumbiri (Commiphora wildii)

L'Omumbiri (Commiphora wildii) è originario della Namibia dove viene utilizzato dalla popolazione Himba come ingrediente fondamentale per i loro profumi. L'omumbiri non ha un mercato poichè la sua esportazione non era mai stata fatta fino a pochissimo tempo fa.
Bruciato su carboncinoemana un gradevolissimo profumo con note di arancio dolce, ricorda vagamente la mirra anche se il profumo è meno persistente e più leggero. E' molto delicato quasi come una dolce carezza che allontana le preoccupazioni e la stanchezza. Ottimo per momenti di relax e distensione oppure di meditazione.

 

Opoponace (Opopanax / Commiphora guidotti)


Opoponace (Commiphora opoponax)


L'opoponax, detto anche mirra dolce, appartiene alla famiglia delle Burseraceae. Nell'antichità la resina veniva ricavata anche da una pianta delle Apiaceae, Opoponax chironicum Koch, ma oggi non è più reperibile in commercio. La mirra dolce viene commercializzata in grani, di aspetto irregolare e quasi sgradevole, color bruno sporco. Bru­ciando, la resina sviluppa un aroma dolce, meno intenso di quello della mirra comune, che ricorda l'odore dei turaccioli delle bottiglie di vino rosso o di antiche biblioteche segrete.
Le fumigazioni con opoponax venivano utilizzate presso numerose civiltà per proteggere dagli influssi negativi.

Opoponax

Opoponax del Commiphora

Opoponax

 

Descrizione: Un parente dell'albero di mirra, questa specie ci fornisce una resina di gomma ole naturale conosciuta comunemente come mirra dolce. Aggiunge un aroma piccante-dolce e terroso piacevole a tutta la miscela. Quelli per chi la mirra è troppo amara ed ha rimanere a partire da esso, possono desiderare provare la resina di Opoponax.

 

La resina di Opoponax è stata utilizzata nell'incenso per proteggere dalle influenze negative e dall'intuizione di aumento.

Famiglia: Burseraceae

Sinonimi: mirra dolce, mirra di bisabol, erythrea del Commiphora

Origine: L'Africa orientale

Parti usate: oleo resina di gomma

Descrizione dell'aroma: piccante-dolce, un po'floreale, boscoso, balsamico, terroso, con i suggerimenti dell'animale e radice-come le note

Attributi impressionabili: pulizia/che si purifica, rinforzando, creatività

Usi dell'estetica: Profumeria, aromatherapy

Usi culinari: nessun conosciuti

Attributi medicinali: nessun conosciuti

Associazione dell'elemento: Acqua

Associazioni magiche: spiritualità, protezione, consapevolezza

Associazione astrologica: Cancer, Scorpio, Virgo, Libra, Capricorn, Pisces

Associazione planetaria: Luna

Stagione: Estate, inverno

Nota aromatica:  Nota bassa

Olio essenziale: Sì, un olio essenziale distillato a vapore è fatto come è idrocarburi, l'alcool e/o solventi usando resinoid.

Si mescola bene con: ambra, basilico, benzoino, calamo aromatico, cassia, cannella, chiodi di garofano, anima del drago e dammar, elemi, frankincense, galangal, galbano, guggul, radice dell'iride, ginepro, labdanum, lavanda, mirra, oakmoss, onycha, pachouli, di rosa, sandarac, spikenard, anice di stella, storace, balsamo di tolu, vaniglia, ecc.

Pino Resina Grezzo(Pinus sylvestris)

Questa resina è disponibile in due formati, Lavorata o Grezza. Normalente sul mercato la si può trovare con il nome do Colophonia o Colophony, si tratti di un prodotto raffinato attraverso un processo di pulizia mediante dissoluzione in solvente e successiva filtratura e evaporazione. Anche se il metodo non altera i principi della resina è comunque una lavorazione.
La resina che vendiamo è pura e disponibile in due formati:

  • Lavorata: La resina viene fusa e colata per rimuovere le impurità, non vengono utilizzati addittivi chimici.
  • Grezza: La resina è allo stato puro, senza alcun tipo di lavorazione e può presentare impurità e non omogeneità.

La resina di pino è stata usata in moltissimi incensi sin dall'antichità. Il suo forte profumo che dona immediato benessere e ristoro è sempre stato usato da sciamani, druidi e sacerdoti. Anche una piccola quantità di questa sostanza appena bruciata sprigiona un'energia che ci riavvicina alla natura ed all'universo. Il profumo intenso e penetrante ridona serenità e chiarezza.
Otimma anche per pulire ambienti cupi o privi di energina, infatti il sup profumo solare ridona vitalità e spazza via le energie grevi che si accumulano.

 Luogo di Origine: GRECIA

Pino Resina Semi-Lavorato(Pinus sylvestris)

Questa resina è disponibile in due formati, Lavorata o Grezza. Normalente sul mercato la si può trovare con il nome do Colophonia o Colophony, si tratti di un prodotto raffinato attraverso un processo di pulizia mediante dissoluzione in solvente e successiva filtratura e evaporazione. Anche se il metodo non altera i principi della resina è comunque una lavorazione.
La resina che vendiamo è pura e disponibile in due formati:

  • Lavorata: La resina viene fusa e colata per rimuovere le impurità, non vengono utilizzati addittivi chimici.
  • Grezza: La resina è allo stato puro, senza alcun tipo di lavorazione e può presentare impurità e non omogeneità.

La resina di pino è stata usata in moltissimi incensi sin dall'antichità. Il suo forte profumo che dona immediato benessere e ristoro è sempre stato usato da sciamani, druidi e sacerdoti. Anche una piccola quantità di questa sostanza appena bruciata sprigiona un'energia che ci riavvicina alla natura ed all'universo. Il profumo intenso e penetrante ridona serenità e chiarezza.
Otimma anche per pulire ambienti cupi o privi di energina, infatti il sup profumo solare ridona vitalità e spazza via le energie grevi che si accumulano.

 Luogo di Origine: Toscana

Pinus halepensis

Il pino d'Aleppo (Pinus halepensis, Mill. 1768) è un pino nativo della zona mediterranea.

Indice

Morfologia

 
Pinus halepensis
 
Strobilo
Portamento 
ramificato fin dal basso con una chioma espansa, vagamente simile al pino domestico e al pino marittimo, ma di aspetto un po' differente, spesso più ampia in cima che verso la base dell'albero. Può raggiungere i 25 m ma di solito non è più alto di 15 m. Il tronco è di solito intorno ai 60 cm, raramente fino a 1 m.
Corteccia 
rossastra e spessa verso il basso, più scura e con squame più sottili verso l'alto.
Foglie 
aghiformi, lunghe 5-10 cm, molto sottili e morbide, riunite in mazzetti di due, di colore verde chiaro.
Fiori 
meglio indicati come sporofilli, maturano in marzo-maggio.
  • Macrosporofilli: sono rosso-violacei e grandi 1 cm circa, solitari o a gruppetti di 2-3.
  • Microsporofilli: sono costituiti da piccoli coni ovoidali di colore giallo e riuniti a spiga.
Strobili 
di forma ovale-conica, sono lunghi 5-10 cm e larghi 2-3 cm. Sono verdi in età giovanile e diventano marroni dopo due anni. Contengono dei semi lunghi 5-6 mm, dotati di un'ala di 20 mm. Gli strobili si aprono con lentezza, di solito nel corso di qualche anno, oppure per il calore provocato da un incendio.

Distribuzione e habitat

L'imponente Pineta Marzini, sul Gargano presso San Menaio, secolare foresta di pini d'aleppo.

Specie termofila ed estremamente resistente alla siccità. In natura occupa l'areale più meridionale dei tre pini mediterranei ma si spinge a nord fino nella Francia meridionale, Italia centro-meridionale, Croazia (Istria e Dalmazia), regioni costiere del Montenegro e dell'Albania. Particolarmente frequente in Spagna e Grecia, si trova anche in Marocco, Libia e nei Paesi del Vicino oriente come Siria (da cui il nome Aleppo), Giordania e Israele. Mentre nelle zone più settentrionali si trova sulle coste e fino a 200 m, nelle zone meridionali si trova fino a 1000 m in Spagna meridionale e addirittura a quasi 2000 m sulle montagne del Marocco.

In Italia è presente in natura nel Gargano, nelle zone costiere del centro-sud (in popolazioni relittuali, in ambiente rupestre e calcareo), in alcune aree costiere della Liguria (Balzi Rossi, promontorio della Caprazoppa, Capo Noli), e in Sicilia (Riserva naturale orientata Pino d'Aleppo); ma è coltivato anche in altre zone (soprattutto costiere) come specie ornamentale, come nel resto del bacino del Mar Mediterraneo. Coltivato anche in California.

Classificazione

Il pino d'Aleppo è molto simile al pino calabro (Pinus brutia), al pino delle Canarie (Pinus canariensis) e al pino marittimo (Pinus pinaster). Alcuni autori considerano il pino calabro come una sottospecie del pino d'Aleppo ma di solito è assegnato a una specie distinta. Ha un aspetto estremamente costante in tutto il suo areale.

Sandracca (Tetraclinis Articulata)

Sandracca (Tetraclinis Articulata)

Il suo profumo caldo e balsamico ricorda un po' l'incenso, si presta a fumigazioni serali utili nei disturbi del sonno da stress e tensione.
Quando viene bruciata diffonde note balsamiche e fruttate che ricordano vagamente la copale. Queste fumigazioni hanno un azione chiarificante, rinvigorente e purificante; neutralizzano le vibrazioni negative e l'aria pesante negli ambienti chiusi.
E' consigliabile bruciarne una piccola quantità visto che produce molto fumo.

 

Sangue di Drago (Daemenorops Draco) pezzi interi

Sangue di Drago (Daemenorops Draco)


 
Il Sangue di Drago è una resina di colore rosso scuro prodotta da una palma. Questa resina è stata usata per migliaia di anni come parte degli incensi  Indiani. Ha la capacità di ridare energia quando si è stanchi e ricaricare quando si è esausti.
 

Jedi Simon Research Program. Multiversal Project

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